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Garlasco, il mistero delle luci accese nella casa vuota. E intanto la nuova perizia riporta Sempio al centro del caso

Garlasco, il mistero delle luci accese nella casa vuota. E intanto la nuova perizia riporta Sempio al centro del caso

Nuove testimonianze parlano delle luci accese nella casa vuota della nonna di Chiara Poggi la notte prima dell’omicidio. Un dettaglio mai approfondito che riemerge mentre la perizia sul Dna riporta Andrea Sempio al centro del caso Garlasco

Nel delitto di Garlasco c’è sempre un frammento che riappare quando tutto sembra immobile. Questa volta è una luce: accesa, silenziosa, fuori posto. Secondo tre testimoni, nella notte tra il 12 e il 13 agosto 2007, qualcuno avrebbe illuminato la villetta della nonna di Chiara Poggi, una casa che doveva essere vuota perché la proprietaria era ricoverata dopo un incidente. Un dettaglio circolato tra i residenti già il giorno successivo all’omicidio e tornato ora nella cornice del caso, mentre si riaprono vecchie domande e ne emergono di nuove.

La testimone: “Quella notte la casa era illuminata, ma disabitata”

Una vicina racconta che suo marito, rientrando verso le 22, notò la luce accesa nella villetta. Nessuno doveva trovarsi lì: la nonna era in riabilitazione, la famiglia Poggi era in montagna, la casa sarebbe dovuta rimanere chiusa. Il giorno dopo, mentre a Garlasco si diffondeva la notizia dell’omicidio, quella luce diventò un interrogativo collettivo. Un maresciallo e un carabiniere avrebbero anche raccolto informazioni, ma nel sopralluogo del 23 agosto vennero controllati soltanto gli esterni dell’abitazione. Un dettaglio marginale allora, decisivo oggi.

Una casa vuota, una luce accesa, nessuna spiegazione

Secondo i testimoni, la villetta era spesso frequentata dal fratello della vittima, Marco Poggi, ma quella notte la famiglia non era in paese. Eppure tre persone riferiscono la stessa scena. Nessuna presenza ufficiale, nessun accesso autorizzato, e una domanda che torna con insistenza: chi era lì dentro?


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La nuova perizia sul Dna: compatibilità sì, certezze no

Il dibattito sulle luci arriva proprio mentre la perizia della genetista Denise Albani riaccende il fronte scientifico. La compatibilità con la linea paterna di Andrea Sempio è presente, ma non consente un’identificazione personale. Il cromosoma Y delimita una famiglia, non un individuo. Inoltre i margini ungueali della vittima erano stati conservati senza distinzione anatomica, rendendo impossibile stabilire con precisione quali dita fossero coinvolte e se il Dna si trovasse sotto o sopra le unghie. La scienza, in questo caso, indica probabilità, non sentenze.

Metodologie passate sotto accusa e campioni ormai esauriti

La perizia contesta i metodi utilizzati nel 2014, che portarono a consumare l’intero materiale biologico disponibile e a ottenere risultati non replicabili. Oggi si lavora soltanto sui dati grezzi dell’epoca. La compatibilità con Sempio risulta da moderatamente forte a forte secondo i software utilizzati, ma resta comunque una traccia interpretativa.

Verso l’udienza del 18 dicembre

La perita Albani illustrerà le conclusioni davanti alla gip Daniela Garlaschelli; le parti depositeranno le loro valutazioni. Il Dna non è l’unico elemento: secondo gli inquirenti ci sarebbero altri indizi che, in primavera, potrebbero confluire in un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. Le due piste — Stasi o Sempio — sono considerate alternative. Se fosse valida la seconda, la condanna del primo sarebbe incompatibile con la dinamica ipotizzata. Ma senza richiesta di revisione, Stasi resta giuridicamente ciò che è: un condannato definitivo.

Un caso che non si spegne

Il delitto di Garlasco continua a occupare spazi mediatici come pochi casi italiani degli ultimi decenni. L’ipotesi di un errore giudiziario lo rende incandescente, la presenza di nuovi dettagli — come la luce in una casa vuota — lo riporta continuamente al centro del discorso pubblico. Quel lampo nella notte del 12 agosto resta un enigma sospeso tra memoria e omissione. Chi era in quella villetta? Perché nessuno lo verificò davvero? E quanto potrebbe cambiare la cronologia della vigilia dell’omicidio?

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