Paolo Gentiloni, un clone di Renzi alla Farnesina
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Paolo Gentiloni, un clone di Renzi alla Farnesina

Il nuovo ministro degli Esteri è un renziano della prima ora. Ma le sue posizioni sembrano più filo occidentali di quelle della Mogherini

Matteo Renzi ha nominato se stesso come ministro degli Esteri. Infatti Paolo Gentiloni è un renziano della prima ora nel Partito democratico. Si schierò per Matteo quando passare col “rottamatore” era una scommessa, significava fare una scelta di minoranza. Perfetta la sintonia col premier, vero titolare della politica estera italiana. Inevitabile la sintonia con Lady Pesc, Federica Mogherini, che a Renzi deve tutto.

Ma dietro l’opzione Gentiloni c’è qualcosa che si muove sui dossier, sui contenuti. Gentiloni, che finora era considerato soprattutto un esperto di comunicazione, già ministro con Prodi, ultimamente faceva parte della Commissione Esteri. La sua amicizia e comunanza politica con Francesco Rutelli garantisce un orizzonte di politica internazionale ben definito. In una parola: occidentale. Forse, con lui si tornerà a un atteggiamento coerentemente atlantico, che non significa ostile alla Russia ma soprattutto consapevole dell’alleanza strategica con gli Stati Uniti e, in Medio Oriente, di Israele come baluardo dell’Europa nell’area. Se la Mogherini proveniva da un’esperienza intrisa di kefiah e propensione a comprendere le ragioni palestinesi più di quelle israeliane, propensione mitigata dalla prudenza diplomatica “ecumenica” degli ultimi tempi, Gentiloni nasce invece in una sinistra romana (anche estrema, considerando la sua militanza liceale) però con ottimi rapporti con la comunità ebraica come s’è visto quand’è stato portavoce di Rutelli sindaco di Roma.

Paolo Gentiloni, chi è il nuovo ministro degli esteri


Poco sappiamo di tutto il resto. Ancor meno che della Mogherini quando divenne capo della nostra diplomazia. Se il presidente della Repubblica voleva un esperto alla Farnesina, non si può certo dire che Gentiloni lo sia. Ha una breve esperienza di governo in un settore diverso dai temi della governante globale. Tuttavia è una persona unanimemente apprezzata, un politico serio e di lungo corso, che molto si appoggerà alla struttura delle feluche nel candido palazzo ai piedi di Monte Mario. A guidarlo saranno gli ambasciatori nella gestione quotidiana mentre nei vertici di supporto al presidente del Consiglio, sarà sempre Renzi a indicare la strada (come ha fatto negli ultimi mesi in Europa).

Con la scelta della Mogherini, Renzi aveva sancito il patto con Veltroni che ne era storicamente lo sponsor. Con Gentiloni, sale un “rutelliano”. Ma siamo sempre nel recinto di un centro moderato e “democristiano”. Forse, Gentilioni più della Mogherini saprà interpretare la collocazione americana di Renzi, il suo essere naturalmente schierato in campo occidentale. Il che, ovviamente, è un bene.

Ps: Ora tutti a dire che sarebbe stato meglio avere una donna agli Esteri (e Gentiloni non è neppure giovanissimo). Vivaddio, si esce dall’obbligo del “genericamente corretto”.    

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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