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EPA/ALBERTO ESTEVEZ
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Catalogna, in agenda la secessione

L'affermazione delle liste separatiste, maggioranza assoluta dei seggi nel nuovo parlamento di Barcellona, apre una dura fase di scontro con Madrid

Ore 11:30 - I giornali di Madrid e Barcellona si dividono oggi nella lettura dei risultati delle elezioni catalane di ieri, che gli indipendentisti hanno vinto ottenendo una maggioranza assoluta in seggi senza raggiungere il 50% dei voti.
A Madrid, 'Gli indipendentisti vincono le elezioni e perdono il plebiscito' titola El Pais. 'La maggioranza dei catalani dice no all'indipendenza', replica El Mundo.

'La Catalogna non vuole andare via' ritiene anche Abc e La Razon afferma che 'Mas non raggiunge i suoi obiettivi'.
La stampa madrilena si è schierata apertamente durante la campagna, come l'establishment politico spagnolo, contro l'indipendenza.

A Barcellona il titolo a tutta prima pagina di La Vanguardia è 'Il sì si impone', mentre un enorme 'Ascolta, Europa!' occupa la copertina di El Punt Avui.

Sul conteggio dei voti pro e contro l'indipendenza è intervenuto il capolista della piattaforma Podemos-Verdi 'Catalonya si que es Pot' Lluis Rabell, che ha chiesto che il suo 10%, con 11 seggi, non sia contabilizzato né con il 'sì'' né con il 'no'.Rabell ha ricordato che la sua lista è formata da indipendentisti e da non indipendentisti.

Le due liste secessioniste, 'Junts pel Sí  di Mas (62 seggi) e quella della Cup (10) hanno ottenuto insieme 72 seggi nel nuovo parlamento con il 47% dei voti.
Quindi, il principale raggruppamento secessionista Junts pel Sí, dovrà cercare un'allenaza, tutt'altro che semplice, con la lista di sinistra Cup.

La formazione del nuovo governo catalano si annuncia potenzialmente travagliata in quanto la Cup, sinistra radicale, ha detto finora di non volere eleggere il centrista Mas presidente e di preferire un altro esponente più a sinistra della sua lista, come il capolista Raul Romera. Ieri sera Mas ha detto che la vittoria dei secessionisti ha dato legittimita' al progetto dell'indipendenza della Catalogna ed ha confermato che intende arrivare all'indipendenza in 18 mesi malgrado la finora durissima opposizione del governo di Madrid.

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Ore 9:00 - Dai risultati definitivi del voto, trasformato dal governatore della regione spagnola, Artur Mas, in una sorta di plebiscito sull'indipendenza da Madrid, emerge che la coalizione che sosteneva Mas ha ottenuto 62 seggi su 135 mentre gli anti-capitalisti di Candidatura d'unità popolare (Cup) ne hanno presi 10, arrivando a 72 deputati con più del 47% dei voti.

Secessione
Intanto il leader di Cup, Antonio Banos, ha invitato a una campagna di disobbedienza civile contro lo Stato spagnolo.

"La sovranità catalana è chiara", ha affermato il leader della formazione di sinistra in un discorso davanti ai suoi sostenitori nella notte, "da domani, la legge potrà e dovrà essere disobbedita dai catalani".
L'invito alla popolazione è a disobbedire quelle che ha definito come "le leggi ingiuste".

Il governo di Madrid
Le elezioni di ieri sono certamente un boccone difficile da digerire per il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, che arriva a soli tre mesi delle elezioni generali di Spagna.
Il governo di centrodestra, non esita a  definire il piano dei separatisti  catalani "insensato" e illegale e promette di fermarli in tribunale.

La Costituzione spagnola non permette ad alcuna regione di staccarsi, quindi la prospettiva che la Catalogna riesca a farlo - nel quadro definito dalla carta - è remota.

Affluenza record
L'affluenza è stata del 77%
dei cinque milioni e mezzo di aventi diritto, un record storico superiore del 9% rispetto alle elezioni del 2012.

Male le formazioni anti-indipendenza in quella che era vista come la piu' importante consultazione elettorale della Spagna post-franchista: cantano vittoria solo i centristi anti-sistema di Ciudadanos (25 seggi).

I socialisti si fermano a 16 seggi, la sinistra di Catalunya Sì ne ottiene 11, come il Partito popolare del premier Mariano Rajoy che ora rischia di venir spazzato via alle elezioni politiche di dicembre.

"Oggi ha vinto il sì e ha vinto la democrazia", ha esultato Mas, "non cederemo: abbiamo vinto con quasi tutto contro e questo ci dà una forza enorme e una grande legittimità per portare avanti questo progetto".

"Stiamo scrivendo la pagina più gloriosa della storia della Catalogna", ha aggiunto. Ora Mas dovrà negoziare con il Cup la formazione di un governo indipendentista, impresa che appare fattibile nonostante la pretesa del partitino di sinistra di avere il capolista di Junts pel Sí, Raul Romeva, come nuovo governatore proprio al posto di Mas.

Contro Madrid
Mas, che ha trasformato queste regionali anticipate in un plebiscito sull'indipendenza in un muro contro muro con Madrid, intende avviare la 'disconnessione' della Catalogna dalla Spagna con l'obiettivo di arrivare alla secessione - malgrado la durissima opposizione del governo centrale - entro il 2017.

La strada della secessione
Un'altra cattiva notizia per Rajoy in vista delle legislative di dicembre, che potrebbero segnare la fine della carriera politica dell'attuale premier spagnolo.  La lista Junts pel Sí di Mas avrà bisogno dell'appoggio dei radicali della Cup per formare il nuovo governo secessionista catalano, che dovrebbe portare ad elezioni costituenti e alla secessione in 18 mesi.

Una strada comunque tutta in salita per Mas, impegnato in un braccio di ferro politico e istituzionale con Madrid, che minaccia addirittura di destituirlo.

Ma prima il presidente uscente dovrà negoziare con la Cup la formazione di una maggioranza di governo secessionista. Gli indipendentisti radicali di sinistra finora hanno detto di essere contrari alla rielezione del centrista Mas alla presidenza e di preferire il capolista di Junts Pel Si', Raul Romeva. Molto dipenderà dal rapporto di forza finale fra le due formazioni indipendentiste.

Le reazioni in Europa
La vittoria del campo della secessione ha suscitato l'entusiasmo dei sostenitori delle 'piccole patrie' nell'Ue.

Il segretario della Lega Matteo Salvini ha scritto su Facebook "Forza Catalunya! Alla faccia di Bruxelles e degli Stati centralisti, che vogliono cancellare popoli, lingue, culture, identita' e lavoro, c'e' chi resiste e partecipa, nel nome della Liberta'. Grazie!". Soddisfatto anche l'ex ministro delle finanze greco Yannis Varufakis: "Siamo tutti vittime di una crisi non necessaria. Tutte queste scosse telluriche, come questa in Spagna, devono rafforzare l'Europa".

(Agi, ANSA).

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I leader di Junts pel Sí celebrano i risultati delle elezioni del parlamento catalano a Barcellona, 27 settembre 2015

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