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ANSA/ ALESSANDRO SCARPA
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Contro il fascismo non serve una nuova legge

Emanuele Fiano (PD) propone una norma, appoggiata da Renzi e criticata dal centrodestra e dai grillini. Ma la legge Scelba basta e avanza

Serve davvero, all’alba del luglio 2017, una nuova legge contro il fascismo?

Alla base dell’ultima polemica politica italiana c’è la vicenda (minimale, se non paradossale) dello stabilimento balneare di Punta Canna, a Chioggia, da poco portato alle cronache per una bizzarra segnaletica ispirata al Ventennio: sul lido, tra qualche condivisibile divieto contro “buzzurri” e bimbi troppo chiassosi, compaiono aquile, teschi, vecchie foto del Duce e scritte inneggianti a Benito Mussolini.

Il 10 luglio, è bastata una banale ordinanza del prefetto di Venezia per bloccare la pagliacciata: insomma, non sono servite nuove leggi per ottenere “l'immediata rimozione di ogni riferimento al fascismo contenuto in cartelli, manifesti e scritte” presenti all'interno dello stabilimento balneare, e per fare sì che al gestore dello stabilimento balneare, Gianni Scarpa, venisse addirittura ordinato “di astenersi dall'ulteriore diffusione di messaggi contro la democrazia”.

Questo parrebbe rendere del tutto inutile la nuova norma in discussione alla Camera, e di cui tanto si discute da ieri. È la proposta di legge numero 3343, risalente all’ottobre 2015: "Introduzione dell’articolo 293 bis del Codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista".

La proposta Fiano

A presentarla è stato Emanuele Fiano, un architetto milanese di 54 anni, da 11 deputato del Partito democratico e oggi capogruppo nella commissione Affari costituzionali.

La sua proposta vorrebbe punire con la reclusione fino a due anni chiunque "propaganda le immagini o i contenuti del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco (…) anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità". Sul web, secondo Fiano, la propaganda fascista andrebbe punita con un massimo più alto: due anni e otto mesi.

Se passasse la legge Fiano, insomma, anche un’innocua cartolina del Ventennio posta in vendita su una bancarella di mercato o attraverso eBay diventerebbe corpo di reato; così come, in certi stadi, alzare una mano tesa durante una partita rischierebbe di far partire una gragnuola di fermi di polizia a scopo identificazione. Una mezza follia.

Il dibattito politico

Contro la norma si è schierato il centrodestra unito, preoccupato che un nuovo reato d’opinione possa andare ad allungare la lista delle già troppe brutte leggi varate in questa legislatura dal centrosinistra.

Alcuni deputati di Forza Italia e di Fratelli d’Italia hanno anche annunciato emendamenti provocatori, per estendere il divieto di propaganda ad altre ideologie altrettanto pericolose per la democrazia, come il comunismo e i nuovi “totalitarismi religiosi”.

Il Movimento 5 stelle è stato ancora più duro: in un parere consegnato alla commissione Affari costituzionali, due suoi deputati hanno scritto che “il provvedimento (cioè la proposta Fiano, ndr) è sostanzialmente liberticida”.

Su Twitter, il segretario del Pd Matteo Renzi ieri si è affrettato a replicare, polemico: “Liberticida era il fascismo, non la legge sull'apologia di fascismo. Bisogna dirlo al M5s!”.

Il ruolo della Legge Scelba

Ma contro il fascismo è già in vigore la legge Scelba del 1952, che in realtà è una legge estremamente seria e severa. Punisce con la reclusione fno a due anni "chiunque fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo" che si richiama al fascismo.

Se poi si fa apologia del razzismo, le pene salgono fino a un massimo di cinque anni. La legge Scelba aggiunge poi che "chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni".

Forse la norma del 1952 è disapplicata, ma è tutt'ora pienamente in vigore. Insomma, contro il fascismo che bisogno c'è di una nuova legge, tanto più se confusa?

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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