Siena rinasce capitale del vino con l’Enoteca Italiana
(Enoteca Italiana)
Italia

Siena rinasce capitale del vino con l’Enoteca Italiana

Intervista all'imprenditrice Elena D'Aquanno

In questo momento storico più che mai sono le persone che fanno la differenza, con le loro scelte, le loro idee, i loro rapporti; aprono un ciclo per un territorio o un’azienda o ne decretano il declino. Siena dovrebbe conoscere bene questo concetto, anche se ancora molti nella città del Palio non lo hanno capito.

Il capitale umano è importante come quello finanziario o forse di più.

Ecco che dopo anni di smarrimento e di stallo è arrivata l’imprenditrice Elena D’Aquanno a rilanciare l’Enoteca Italiana e speriamo ad aprire un ciclo dove la passione, la competenza e la conoscenza prevalgano su altre logiche per riportare Siena a essere protagonista nello scenario mondiale.

Elena D'Aquanno

Qual è stata la motivazione che l' ha spinta nell’ardua impresa di riportare in auge l’Enoteca Italiana?

Ragione e sentimento. Ragione perché, da imprenditrice, sono convinta che Siena ed Enoteca Italiana rappresentino non solo un brand di richiamo, ma la storia e la cultura del vino a livello nazionale e internazionale. E come me la pensano gli altri soggetti che hanno deciso di unire le forze per far rinascere Enoteca Italiana. C’è poi l’aspetto sentimentale: la storia della mia famiglia si intreccia con quella dell’enologia e con Siena grazie a mio nonno, premiato corrispondente dell’Accademia della Vite e del Vino, quando ancora questa aveva sede in città. A mia nonna promisi che avrei fatto il possibile per riportarla a Siena. A breve credo e spero che la mia promessa possa dirsi mantenuta, nell’ambito di un progetto più grande, che vede Accademia ed Enoteca Italiana collaborare. Non sarà facile, dopo le vicissitudini di questo decennio, ma la mia professione è fare impresa, quindi accettare le sfide quando ci si crede. E io credo nel futuro di Enoteca Italia Siena.

Quali sono gli obiettivi che si pone in questo impegnativo progetto?

L’obiettivo principale è farlo camminare sulle sue gambe, renderlo economicamente solido per scongiurare il rischio che si ripeta quanto accaduto in passato. E per farlo è necessario riuscire a proporre un’offerta di qualità e di ampio respiro, in grado di intercettare sul mercato una domanda che c’è. Siena, la Toscana e l’Italia tutta sono luoghi apprezzati nel mondo, i vini senesi, toscani e italiani sono apprezzati nel mondo. Enoteca Italiana Siena ambisce a essere il luogo perfetto per chi vuole conoscere le eccellenze dello straordinario vigneto Italia, approfondendone la storia, saggiandone la qualità, imparare ad accompagnare vini di qualità a cibi di qualità. E non solo a Siena, ma in Italia – con l’apertura di due “enoteche italiane” a Milano e Napoli – e nel mondo grazie a importanti partnership, come quella con l’International Wine and Food Society, a più antica e nota associazione attiva in campo enogastronomico che incredibilmente non ha una filiale in Italia. L’obiettivo è portarla qui e allo stesso tempo portare Enoteca Italiana Siena da loro. Fare rete è fondamentale, così come lo è stare al passo con i tempi e le evoluzioni del mercato. Ad esempio il turismo esperienziale sta registrando una progressiva crescita: un luogo come Accademia Italiana si inserisce perfettamente nel trend.

Che ricadute si aspetta sul comparto vitivinicolo italiano?

I dati ci dicono che l’Italia è in vetta alle classifiche per produzione di vino e sul podio per quanto riguarda le esportazioni. Specialmente sul mercato interno diminuisce il consumo medio, cresce la domanda di vini IG e cala quella di prodotti comuni. Questo significa che si beve meno, ma si beve meglio. Il nostro obiettivo è diffondere la cultura del vino e la conoscenza della tradizione vitivinicola nazionale. Come detto contiamo di farlo richiamando a Siena il mondo e portando EIS nel mondo, innescando un circolo virtuoso che nel medio periodo siamo certi impatterà sul comparto, ampliando i mercati e stimolando la ricerca del prodotto di qualità.

Quali pensa siano i programmi che metterete in cantiere a breve e a lungo termine?

Dopo anni così travagliati non commettere errori è più importante che farsi guidare dalla fretta e dalla smania. L’assegnazione del marchio è cosa recente e ci stiamo muovendo per mettere i primi mattoni della nuova Enoteca Italiana, ovviamente in senso figurato perché la nostra speranza è che si possa ripartire dalla storica sede della Fortezza medicea. Nel frattempo stiamo lavorando alla definizione delle partnership con enti non economici e alle formule migliori per portare EIS fuori da Siena. L’eterogeneità della nostra squadra permette di lavorare sinergicamente su più piani così da farci trovare pronti quando l’Enoteca riprenderà effettivamente le attività.

L’Enoteca Italiana è nata a Siena nel 1961 dopo che l’esperienza della settimana dei vini tipici è stata trasferita a Verona nella nuova veste di Vinitaly. Siena potrà recitare ancora un ruolo primario nel panorama internazionale dei vini? Come?

Esattamente, qui c’è stata la prima mostra permanente dei vini italiani e qui si teneva la settimana dei vini tipici. Poi, appunto, fu deciso di trasferirla a Verona, dove è diventata quel che è adesso Vinitaly. Un appuntamento con cui non intendiamo metterci in competizione, non tanto per timore ma per differente ragione sociale. L’attività di Enoteca non sarà limitata a un evento ma sarà lunga 365 giorni all’anno. Certo ci saranno momenti di particolare rilievo e di maggior richiamo, ma con l’obiettivo qualitativo più che quantitativo. Vogliamo creare un percorso permanente ampio e dettagliato che attragga gli amatori del vino, affiancato da un calendario di eventi che permetta di aumentare la conoscenza enologica a vantaggio dei cultori e degli stessi vitivinicoltori, anche grazie al contributo degli esperti dell’Accademia. Per usare un’espressione di cui si parla molto di questi tempi, non è l’overtourism la soluzione. Sono convinta, siamo convinti, che questa formula permetterà a Siena di tornare a recitare un ruolo importante a livello nazionale e internazionale.

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Federico Minghi