Vasco Rossi a Roma: “Sono la voce di chi non ha voce"
Musacchio & Ianniello/Ufficio stampa Auditorium Parco della Musica
Musica

Vasco Rossi a Roma: “Sono la voce di chi non ha voce"

Il rocker di Zocca si è raccontato a cuore aperto all’ Auditorium Parco della Musica, annunciando un concerto-evento a Modena nel giugno 2017

Il cantante è apparso rilassato, sorridente e in grande forma, pronto per i 4 concerti di giugno a Roma

La Sala Santa Cecilia dell’Auditorium, la più capiente del Parco della Musica di Roma con i suoi 2.700 posti, non è paragonabile come grandezza allo Stadio Olimpico, eppure il coinvolgimento e l’entusiasmo dei fan di Vasco Rossi era lo stesso di quello di uno dei suoi concerti negli stadi, anche a giudicare dal livello di decibel.

Non a caso il rocker di Zocca è stato accolto con cori da stadio quando ha fatto il suo trionfale ingresso in sala, alle ore 15.20, per un incontro a cuore aperto con i giornalisti Ernesto Assante e Gino Castaldo. Se queste sono le premesse, saranno davvero incandescenti i quattro concerti che il Komandante terrà allo Stadio Olimpico di Roma nei giorni 22,23, 26 e 27 giugno per l’unico appuntamento live del Vasco Live Kom '016.

Occhiali da sole, cappellino, giacca e t-shirt, il cantante è apparso rilassato, sorridente e in grande forma, pronto per regalare tra due mesi le emozioni che solo uno dei suoi concerti è in grado di dare.

Vediamo insieme tutte le dichiarazioni più interessanti di Vasco, un artista che non è mai banale nelle sue affermazioni. [Cliccare su Avanti]

Il rock per me

"Il rock è un linguaggio espressivo che permette di comunicare emozioni e sensazioni intense. Le parole con la musica diventano una forma di comunicazione che non ha eguali, soprattutto quando hai di fronte 50.000 persone”.

La magia del palco

"Quando parte la musica ti sfoghi e ti confessi sul palco raccontando le cose più intime, che neanche diresti a un tuo amico. Le mie canzoni vengono dallo stomaco, dal cuore e dall'inconscio, a volte mi stupisco anch'io per quello che scrivo. Ho puntato fin dall'inizio della carriera sull’onestà e la gente mi ha ripagato per questo”.

Rinnovamento

"Mi impegno sempre a fare qualcosa di diverso, è una continua sfida, imitare quello che hai già fatto non funziona mai. Quando scrivo una canzone non so mai dove va a finire, e a volte non finisce proprio. Quando va bene, invece, è una sorta di miracolo".

Cantautori

"Sono cresciuto con Fabrizio De André e con i cantautori degli anni Settanta. Fabrizio ce l'ho nell'anima, mi ha sconvolto la vita, era uno dei cantautori più potenti della sua generazione. Amico fragile è la canzone che mi fa sentire più vicino alla sua anima”.

Heavy metal

"Oggi ascolto molto rock ed heavy metal, spesso si passa dal primo al secondo. Al metal ci sono arrivato tardi, è ancora più trascinante e in sintonia con la nevrosi moderna, quando sei agitato si sincronizza perfettamente con il tuo stato d’animo".

Rolling Stones e provocazione

"Io sono molto legato ai Rolling Stones, Jagger e Richards incarnano l'essenza del rock, che è sberleffo, provocazione e sesso sublimato. Ho cercato di farlo anch’io nel mio piccolo, amo provocare, all'inizio molti non mi capivano e prendevano tutto quello che dicevo sul serio. Oggi mi piace provocare soprattutto le coscienze per tenerle sveglie: se si addormentano si accetta tutto  e si subisce tutto, così il popolo è facile da essere governato e indirizzato".

Facebook

"I social network sono un'esperienza fortissima, prima di Facebook pensavo che tutti mi volessero tutti bene e invece ho scoperto che non era così. Una volta, sotto un mio video postato su Youtube, ho letto il commento "spero che ti venga un ictus, vecchio drogato di merda". Ci sono rimasto un po’ male, ma  dopo ho fatto un’ analisi: dietro a una tastiera dici quello che pensi veramente, in realtà anch'io se avessi dovuto scrivere alcune  cose su un paio di colleghi mi sarei espresso in modo pesante. Ho scoperto la grande potenza della comunicazione su Facebook e sul web in un periodo particolare della mia vita, quando ero a casa e non potevo uscire. E’ la più grande rivoluzione dopo l’invenzione del telefono, anche se a volte in rete succedono dei casini terribili, per cui è bene, ogni tanto, disintossicarsi un po’”.

 

Il rapporto con i fan

"Ognuno ha il pubblico che si merita, la parola fan è riduttiva del nostro rapporto. Con loro ho un rapporto di affinità elettive iniziato nel 1977, noi siamo quelli che vivono di illusioni perché la realtà spesso è dura. Io racconto ciò che sento direttamente, loro si ritrovano nelle mie parole perché le hanno già dentro di loro. Sono la voce di chi non ha voce".

I 40 anni di carriera

“L'anno prossimo organizzeremo a Modena un evento speciale per festeggiare i miei primi 40 anni di palco. Naturalmente a Modena Park”.

Umiliazione

“Il mio terzo concerto è stato a Vicenza, dopo un comizio. Mentre cantavo alcuni ragazzi hanno iniziato a lanciarmi delle freccette, è stata un’umiliazione così grande che volevo sparire dalla faccia della Terra. Mentre andavo in macchina mi è venuta tutta la rabbia che non pensavo di avere. Venivo dalla montagna, noi eravamo considerati degli quasi degli extracomunitari, e avevo sofferto per amore. Poi ho imparato a gestire quelle situazioni. Poco dopo a un mio concerto c’erano due persone in prima fila che continuavano a gridare ‘sei una merda’. Mi sono avvicinato e ho preso uno dei due per il collo continuando a cantare: è stato molto rock”.

 

I primi concerti

“I primi 3-4 anni di concerti sono stati una grande esperienza, in cui ho imparato a costruire le scaletta in base alle situazioni: al night solo brani lenti, ai festival solo pezzi violenti. Una volta sono capitato in una bocciofila a Ventimiglia, senza palco e senza elettricità, così ci siamo messi a suonare in acustico con le congas”.

Sacrifici

“Per anni ho sacrificato tutto per scrivere canzoni. Se vuoi fare bene una cosa, devi fare solo quello, sacrificando amici, famiglia e situazioni”.

Sally

"Tante canzoni mi sono arrivate di getto, magari il giro musicale di accordi ce l’avevo già da un po' in testa, è come avere un fastidio, allora capisci che deve venire fuori una canzone. Un giorno ero a Saint Tropez in vacanza e la sera sono andato in un locale pieno di belle ragazze. Mi ero innamorato di tutte, tanto che, alla fine, sono rimasto da solo. Allora ho preso una piccola barca e ho scritto di getto Sally”.

Siamo solo noi

 "Siamo solo noi è stato un miracolo. Ero in concerto in un paese vicino casa mia, Tavullo, ci tenevo  a fare belle figura, invece inciampo e rovino giù dal palco. Faccio finta di nulla, ma dopo il concerto piangevo dalla rabbia per la figuraccia. Quella rabbia l'ho portata a casa, ho preso la chitarra ed è uscita Siamo solo noi, in cui sfogavo tutta la mia frustrazione. Mia madre, quando mi rimproverava, mi diceva sempre: ‘ Sei solo te, solo te'. Quella canzone è stata una risposta generazionale: non rompermi le palle, me la cavo lo stesso".

Malattia

“Non ero mai stato malato per più di 3 giorni di seguito in vita mia, nonostante quello che ho fatto. Non ero mai stato in ospedale. A un certo punto mi è arrivata una botta, un dolore terribile al fianco per due settimane, ho sperimentato davvero che cos’è il dolore. In 6 mesi di ospedale, dove pensavo al peggio per tirarmi su di morale, ho scoperto un altro mondo. Gli infermieri sono stati i miei angeli, è stata un’esperienza molto forte, utile per togliermi qualche menata che avevo quando stavo troppo bene”.

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Gabriele Antonucci