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Così Raffaella ballerà di nuovo in un musical

Così Raffaella ballerà di nuovo in un musical

Il sogno di portare nel mondo la forza espressiva e la carica d’energia della Carrà è di Valeria Arzenton, che sta lavorando a un kolossal teatrale unico. Dice la promoter, abituata a organizzare concerti con star come Bob Dylan: «Sarà un evento internazionale che celebrerà una vera e unica eccellenza italiana».

Lady musical ha un obiettivo, ballare con Raffaella Carrà. Trasportare l’icona pop degli italiani, scomparsa un anno fa, dentro la dimensione parallela del palcoscenico eterno. Come Donna Summer, gli Abba, Cher, Elaine Paige e Barbra Streisand in Cats. «Un compito molto impegnativo, un obiettivo che lei merita di raggiungere più di tutti». Lady musical è Valeria Arzenton, imprenditrice del mondo dello spettacolo, padovana, cofondatrice con Diego Zabeo di Zed (società che organizza concerti soprattutto nel Nordest), promoter di almeno 200 eventi l’anno. E prima italiana della storia a produrre un musical dal respiro internazionale, esattamente su Raffaella Maria Roberta Pelloni da Bologna. Per il mondo, la mitica Raffa.

«Ci siamo aggiudicati i diritti del film spagnolo Ballo Ballo di Nacho Álvarez per realizzare un progetto che sogno da tempo: un super musical da far debuttare a teatro nell’autunno 2023. Vogliamo portare questa eccellenza italiana nel mondo, lei è un made in Italy che fa vibrare sensi e cuore. Partire dal film era fondamentale perché Raffaella ha collaborato per tutto il periodo di lavorazione cogliendone l’essenza. Lo ha seguito da vicino, si è innamorata del progetto e della realizzazione». Arzenton ha acquisito i diritti durante la pandemia, un colpo in smartworking, e proprio per contrapposizione a quel periodo buio ha pensato che «un prodotto così vitale e allegro avrebbe aiutato a rilanciare le peculiarità del nostro Paese: canzoni, energia, forza espressiva sono assolutamente italiane. Da quando siamo in pista la responsabilità è triplicata perché ho firmato il contratto quattro giorni prima che Raffaella mancasse, senza sapere della malattia».


Così Raffaella ballerà di nuovo in un musical
la promoter e top manager dello spettacolo
la promoter e top manager dello spettacolo Valeria Arzenton

Il progetto comincia a camminare. Il libretto è stato riscritto per renderlo più contemporaneo, lo scouting per ballerini e attori sarà legato al mondo della televisione. «Non vogliamo personaggi famosi, per dire Antonio Banderas, ma stiamo cercando giovani talenti. Siamo riusciti a coinvolgere la famiglia, l’aiuto di Sergio Japino è prezioso, tutto questo fa sì che l’opera possa diventare un’eredità morale di Raffaella. Non vogliamo parlare di lei ma rappresentare il suo spirito attraverso le canzoni». Ripercorrere il cammino di una diva è sempre pericoloso, il confronto con l’originale crea ansia, ma l’obiettivo di Arzenton è un altro. «Sarà fondamentale recuperare ciò che lei ha insegnato a più di una generazione: ballare nel futuro, portare un messaggio di gioia e libertà. Non vogliamo scimmiottare i suoi successi ma ridare vita ai suoi orizzonti».

Per farlo, il palcoscenico ideale è quello latino. Cominciando dalla Spagna, dove Raffaella è considerata la regina del palcoscenico. «È l’altro punto di riferimento italiano dopo Cristoforo Colombo. È morta il 5 luglio 2021 e pochi giorni dopo le hanno subito intitolato una piazza. E una piazza sarà al centro di tutte le storie del musical. Parlare di Raffaella a un pubblico così vasto non è facile, lei ha milioni di seguaci nel mondo latino e le loro sensibilità vanno rispettate. Ho già ricevuto messaggi da Messico, Argentina, Uruguay». Il musical sarà destinato ai circuiti internazionali, pronto a fare il botto sulla Gran Vía di Madrid, la Broadway ispanica, dove anche oggi vengono proposti 20 titoli in contemporanea.

È il sogno di Arzenton, forse il punto esclamativo per una ragazza che a 13 anni rimase folgorata da un concerto di George Michael mentre era in vacanza dalla zia in New Jersey («Ero andata con mia cugina») e decise che il mondo dello spettacolo e la sua vita sarebbero state una cosa sola. Oggi si definisce una «cacciatrice di sogni», ha in gestione 12 grandi spazi fra arene e teatri (4 di proprietà) compresi lo stadio e il Gran Teatro Geox di Padova, il Gran Teatro Morato a Brescia e il Grana Padano Theatre a Mantova.

Ha realizzato concerti con rockstar di livello mondiale, fra le quali Bob Dylan, Bruce Springsteen, Rem, Coldplay, Roger Waters, Marilyn Manson; top italiani come Vasco Rossi, Jovanotti, Gianni Morandi; ha curato pièce teatrali di Dario Fo. Ha vinto un lungo braccio di ferro per la liberalizzazione dei biglietti con un gigante come TicketOne («Mai arrendersi, anche nei momenti più bui bisogna crederci»). E dopo due anni di depressione pandemica riparte con qualche responsabilità in più.

«Oggi nei rapporti con il pubblico devi essere rassicurante, quando i genitori ti affidano i bambini (come per Blanco) non puoi perdere un colpo, devi sempre essere collegato. Quello del post-Covid è un mondo diverso. I ragazzini hanno reagito meglio, vogliono recuperare la vita perduta: è come se ci fosse stata una metamorfosi generazionale. Gli adulti invece non hanno ancora voglia di chiudersi in una sala. Certi target non sono più come prima; vendi duemila biglietti, si presentano 800 persone. Questa è paura. Sono anche cambiati i gusti del pubblico: c’è meno voglia di musica e più voglia di ridere. Per questo funzionano le Stand Up. Comunque mi ha emozionato riempire uno stadio dopo tre anni: 40 mila persone a Padova per Cesare Cremonini, tutto esaurito. Fantastico».

Una rinascita dopo il lungo silenzio del contagio, due anni terribili, vuoti. «Siamo passati dalla frenesia delle iniziative alla diffidenza per il vicino di casa. Un trauma. All’inizio sentivo dire «tra due settimane riapriamo» e invece si richiudeva tutto. Dopo cinque o sei rinvii ho capito il dramma. Non mi restava che militarizzare il tempo, rinfrescare le lingue, attrezzarmi per il futuro. Allora ho realizzato un protocollo per i teatri Covid free».

Quante stelle, quante storie. Valeria riannoda i fili del passato, anche qui lo star system ha cambiato pelle. «Oggi le star più sono grandi, più sono semplici e ti affrontano direttamente senza filtri. Il Covid le ha cambiate, ma da qualche tempo il processo era in atto: sono diventate più salutiste, chiedono cibi vegani, non vogliono sentire l’odore della carne. Capricci pochi, in generale gli stranieri si adattano meglio degli italiani. L’importante è che il retropalco sia come una camera d’hotel e garantisca la loro privacy». Lei è pronta a soddisfare le esigenze, i grandi vanno assecondati. «Bob Dylan non ha mai voluto avere contatti con nessuno, Natalie Imbruglia chiedeva dell’acqua di qualità difficile da trovare e neppure la toccava, Jamiroquai voleva un caviale particolare che non mangiava. Ho scoperto che era il suo portafortuna». Un giorno Gianni Morandi le disse: «Ricordati che io mi occupo di tutto ciò che succede sopra al palcoscenico. Tu pensa a quello che ci sta davanti e che sia sempre al massimo».

Voleva solo vendere i biglietti, è diventata una top manager. Si definisce un’ottimista, devota a un lavoro «che ti pervade la vita, ti costringe a un fuso orario tutto tuo». C’è qualcosa di impalpabile e folle nella sua quotidianità, nell’estate dedicata alla preparazione del progetto senza paragoni nel nome della Carrà. «Uscire da sé stessi e mettersi alla prova è l’essenza, è bellezza. Con un compagno invisibile, il sorriso contagioso di Raffaella».

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