Ci sono criminali che lasciano tracce profonda nell’immaginario collettivo, tanto da meritarsi un soprannome, che gli sopravviverà come simbolo del male. Uno per tutti: Unabomber: il matematico, ex docente universitario americano, condannato per aver inviato pacchi postali esplosivi a diverse persone, tra il 1978 e il 1995, che ispirò più di un emulatore. Ma come andarono veramente i fatti? Per saperlo bisogna sintonizzarsi su Netflix che dal 12 dicembre manda in onda la serie tv Manhunt: Unabomber.
Manhunt: Unabomber

Manhunt: Unabomber
Manhunt: Unabomber

In foto: Sam Worthington (Jim Fitzgerald) e Paul Bettany (Ted Kaczynski/Unabomber).
Manhunt: Unabomber

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Manhunt: Unabomber
La trama
La serie in otto parti si concentra sull’agente dell’FBI e sul profiler criminale Jim “Fitz” Fitzgerald (Sam Worthington) mentre insegue e alla fine cattura l’Unabomber, Ted Kaczynski (Paul Bettany) nel 1996.
Gli autori
Manhunt è stata creata da Andrew Sodroski. Tra i produttori esecutivi c’è Kevin Spacey, che firma la serie con John Goldwyn (Dexter) e Dana Brunetti, nominato all’Oscar per la sceneggiatura di The Social Network.
Che cosa hanno scritto
«La serie è vincente da tutti i fronti. È un dramma vero e proprio, un thriller psicologico e le commoventi storie personali di due uomini su diversi fronti della legge». (Lorraine Ali, Los Angeles Times).
«Alternandosi tra l’indagine e le sue conseguenze, Manhunt è psicologicamente acuto e pieno di suspense, elevando il genere procedurale». (Matt Roush, TV Guide Magazine).
«Manhunt è appesantito dal cliché del tipo solitario sottomesso e vittimizzato per la sua visione pionieristica da parte di superiori privi di immaginazione – ma è tuttavia, affascinante nella resa dei dettagli». (Dorothy Rabinowitz, Wall Street Journal).
Il trailer
