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Scandalo: al Manzoni una storia d’amore, scambio e insegnamento

Scandalo: al Manzoni una storia d’amore, scambio e insegnamento

Intervista a Ivan Cotroneo, autore e regista di questa commedia brillante sul pregiudizio in scena dal 9 al 21 dicembre al Teatro Manzoni

Ventiquattro anni. Tale è la differenza di età tra Laura e il suo primo marito, uno scrittore più grande di lei da poco scomparso. E ventiquattro sono gli anni che separano Laura, ora affermata scrittrice cinquantenne, e Andrea, un giovane uomo con cui inizia a intessere una relazione.

 Dopo Amanti e Denuncia, Ivan Cotroneo torna a teatro con il suo terzo spettacolo teatrale, di cui ne è come sempre autore e regista. Scandalo, che vede Anna Valle e Gianmarco Saurino protagonisti di una storia basata sui tabù che crediamo esserci lasciati alle spalle ma che continuano a essere radicati in una società che legittima certi comportamenti solo al maschile.

Ivan, questo è il tuo terzo testo scritto e diretto per il teatro

“Lavoro moltissimo come scrittore e sceneggiatore di cinema e televisione e ho avuto sempre un po’ di pudore nell’avvicinarmi al teatro perché ne sono sempre stato uno spettatore assiduo. Già  dal liceo facevo dei lavoretti per pagarmi gli abbonamenti e mi ci sono avvicinato con grande rispetto. Ho voluto approcciarmi solo quando mi sentivo pronto a scrivere un qualcosa che non fosse una rivisitazione di una mia opera già scritta, ma una storia che rispettasse gli spazi e i tempi teatrali.”

Ci racconti questo tuo ultimo spettacolo?

In tutte le mie sceneggiature ho sempre avuto l’ambizione di raccontare dei temi da un punto di vista diverso, di segnalare quelle contraddizioni presenti nella società. in “Scandalo” mi interessava indagare il doppio standard, cosa succede quando a tenere uno stesso comportamento sono un uomo oppure una donna; cosa cambia nella ricezione dell’opinione pubblica, cosa diventa effettivamente scandaloso.

Lo spettacolo si apre con l’antefatto della morte di Goffredo, il marito di Laura.  Nella casa arriva Andrea, un ragazzo ventottenne incaricato dal marito di sistemare la biblioteca. Lei inizia una relazione con quest’uomo e dopo tanti anni, si ritrova nella situazione rovesciata.

Intorno a lei si scatenano una serie di pregiudizi che sono il pretesto per raccontare come certi comportamenti messi in atto da una donna vengano visti scorretti e inusuali, a volte addirittura pericolosi. È una commedia brillante ma con una parte seria che mi appartiene molto, perché il gender gap, in tutti i sensi è una cosa che mi dà molto fastidio.”

Anna Valle e Gianmarco Saurino

“In uno spettacolo i racconti si costruiscono con i personaggi e io ho deciso di iniziare proprio da loro, da dei protagonisti che avevano una personalità e una vita propria. Immediatamente hanno preso corpo con le figure dei due attori con cui volevo continuare a lavorare, Anna Valle, e con cui mi avrebbe fatto piacere cominciare, Gianmarco Saurino. Ho sempre pensato che ci fossero tante corde nel talento di Anna non ancora espresse. Gianmarco, invece, è un attore giovane che ho sempre ammirato.”

Quindi mentre scrivevi avevi già in mente le loro figure?

Questo aiuta sempre nella scrittura quando è possibile farlo, anche nel cinema e  nella televisione ma nel teatro succede qualcosa di diverso perché sai che con quegli attori non ti ritroverai su un set affollato a fare un pezzettino del racconto, ma settimane a lavorare a stretto contatto per tutta la messinscena. Questa è la parte del mio lavoro in teatro che mi piace di più: approfondire il lavoro con gli attori sul personaggio e sul teatro, oltre, ovviamente, all’emozione dal vivo che regala il teatro.

In questo spettacolo si parla di amore, di sesso, di manipolazione, di insegnamento, di scambio; e per mantenere questo scambio è necessario che ci sia una chimica tra gli attori, cosa che secondo me è successa. E con tecnici, sceneggiatori, costumisti, musicisti si è creata una sorta di famiglia.”

Dopo tre successi, hai scoperto che scrivere per il teatro, oltre a piacerti molto, ti riesce decisamente bene

“Lo considero un regalo. Ho sempre scritto storie fin da piccolo. Mi  sono diplomato in sceneggiatura e credo molto nel potere delle storie di finzione; io stesso sono stato trasformato dai personaggi che ho letto, da quelli che ho visto in televisione o al cinema. Sicuramente questo progetto per il teatro non sarà l’ultimo, perché è un’emozione che non voglio perdere. In più posso contare su una produzione, la Diana Or.I.S., disposta a investire su titoli nuovi e originali. Tra l’altro, la stessa produzione di quegli spettacoli che andavo a vedere con passione a Napoli tanti anni fa.  È come se mi rivedessi in balconata, trentacinque anni dopo. Un cortocircuito incredibile e meraviglioso!”

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