Dal tormentone al tormento il passo è breve e la ragione è molto semplice: la stragrande maggioranza degli artisti, o presunti tali, di questo tempo vogliono un pezzo facile che faccia cantare e ballare, tutti sognano la hit virale con quel ritornello che inonda Tik Tok e che tutti canticchiano anche se non sanno di chi è e nemmeno come si intitola la canzone. Il risultato di questa bizzarra monomania è che le piattaforme streaming sono intasate da milioni di canzoni che aspirerebbero ad essere tormentoni, ma che invece sono solo scadenti “tormentini”, nel migliore dei casi, o banalmente veri e propri tormenti per chi abbia un briciolo di sensibilità e gusto musicale.
Così, in questa gara senza confini a caccia del brano “che spacca”, come piace dire ossessivamente ai numerosissimi partecipanti alla competizione, il concetto di tormentone estivo diventa obsoleto e anche un po’ superato. D’altra parte anche Sanremo, ovvero il Festival della canzone italiana, assomiglia sempre di più a un Festivalbar tamarro, e da tempo ha invaso il campo di quelle che una volta erano le hit dell’estate. Dall’ultima edizione arriveranno sotto gli ombrelloni Cuoricini dei Coma Cose, l’unico pezzo che volenti o nolenti ci ricorderemo anche tra cinque anni, la tiepida ballad di Achille Lauro, Incoscienti giovani, la sigla del Festival di Gabry Ponte (Tutta l’Italia) e… nient’altro. Intendiamoci, anche le canzoni di Lucio Corsi e Brunori Sas hanno funzionato, ma gareggiano in un altro campionato, quello della canzone d’autore che non prevede la cassa in quattro e il refrain ripetuto cinquanta volte in tre minuti.
Ma veniamo a oggi: Annalisa, che di tormentoni per tutte le stagioni ne ha inanellati più di chiunque altro negli ultimi anni con numeri da Raffaella Carrà (52 dischi di platino e 13 dischi d’oro), propone Maschio, un pezzo dalla sonorità caciarone e molto contemporanee che lei racconta così: «Maschio è una nube, una dimensione onirica in cui le cose come le conosciamo si disfano, si invertono, si dissolvono e si ricompongono. Mi osservo come dall’esterno ad interpretare quel ruolo e mi compiaccio nel prendere possesso di un nuovo corpo. Quanto differente può essere, la stessa azione, la stessa frase, lo stesso pensiero, nei panni di un lui?». In attesa che dopo essersi posta la domanda si dia anche la risposta, constatiamo che per quanto il pezzo non sia esattamente indimenticabile, nei caldi pomeriggi in spiaggia saranno in milioni a intonare a squarciagola: «Anche un maschio a volte piange. Se fossi nella tua camicia o anche più giù mi diresti pervertita o peggio, fai tu».
Sono una sfida, ma anche un termometro per misurare il grado di popolarità su larga scala, le canzoni che escono a maggio con l’ambizione di sopravvivere fino a settembre inoltrato. Elodie punta molto sul nuovo album e sul nuovo singolo, entrambi intitolati Mi ami mi odi, per stipare il prato e le gradinate di San Siro (8 giugno) e del Maradona (12 giugno). «L’annuncio degli stadi è stato un azzardo» ha dichiarato «ma io credo di aver costruito un po’ tutto azzardando. Le sfide mi piacciono e mi piace l’idea di grandiosità dello show, che negli stadi sarà suddiviso in quattro atti».
A dirla tutta, uno dei pezzi più forti che coniuga l’accessibilità pop con una scrittura di buon livello è il recentissimo Voices di Damiano, il frontman dei Maneskin che dopo aver messo in pausa la band si sta costruendo una credibilità internazionale senza le schitarrate rock del suo gruppo, ma con una serie di canzoni pop di ampio respiro e un intero album intitolato Funny Little Fears. Per il ventiseienne vocalist l’obiettivo non sono tanto le spiagge italiche, ma il mondo. Il suo primo tour solista parte il primo giugno e lo vede protagonista sui palchi dei più grandi festival del pianeta: dalla Corea del Sud al Tennessee, dalla Francia al Canada , e poi ancora l’Australia, il Brasile, l’Argentina, il Messico e il Giappone. Tre le date italiane: il 7 ottobre a Milano e l’11 e il 12 ottobre a Roma. Bagni di folla a cui un giorno ne seguiranno altri, forse ancora più grandi, quando i Maneksin, ed è sicuro che succederà, decideranno di riaccendere il motore della band italiana più famosa di sempre fuori dai nostri confini.
Rientrando nel perimetro italico, Fedez viene da due estati nel segno dei dischi di platino, prima con J Ax e Annalisa, (Disco Paradise) e poi con Emis Killa (Sexy Shop). Insomma, la formula vincente del duetto e terzetto, che quest’anno replica insieme a Clara e con un brano, Stupide scelte, che però non ha la forza dei precedenti e che anzi sembra un po’ buttato lì senza troppa convinzione. Tutto passa, va e si dimentica in fretta nell’era della musica fagocitata alla velocità della luce. Magari quest’estate farà il botto la svolta dance di Noemi con Non sono io, o forse Piangere a 90, la nuova ballad di Blanco (un milione di stream in 24 ore).
Di sicuro, se allarghiamo l’orizzonte, bisogna ammettere che le eroine del K Pop, nello specifico Lisa e Rosè entrambe delle Blackpink (in concerto a Milano il 6 agosto all’Ippodromo Snai), sono oggi le vere campionesse dell’arte di lasciare il segno con hit memorabili. Lisa con gli americani Maroon 5 sta scalando tutte le classiche e l’airplay radiofonico grazie al nuovo singolo Priceless, mentre Rosé insieme a Bruno Mars, nel brano APT, ha definito un nuovo standard per i tormentoni che esplodono a livello mondiale: ventinove settimane consecutive al primo posto nella classifica dei video musicali su YouTube. Un caso? No. Basta ascoltarla per comprendere in un paio di minuti quale è la differenza tra una canzone leggera scritta da professionisti e quei milioni pezzi costruiti a tavolino e lanciati nel bacino dello streaming come esche per pesci. Solo che poi non abbocca nessuno…