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Sveglie all’alba, rituali segreti e musei assurdi: il sorprendente modo di viaggiare degli italiani

Sveglie all’alba, rituali segreti e musei assurdi: il sorprendente modo di viaggiare degli italiani

Un sondaggio eDreams racconta i rituali, le manie e le stranezze dei viaggiatori: italiani mattinieri, Gen Z scaramantica e Stati Uniti campioni di superstizione

C’è un momento, all’inizio di ogni viaggio, in cui l’Italia intera smette di essere un Paese e diventa un set cinematografico. Non si parte: si compie un rito. Un rito che inizia molto prima dell’aeroporto, quando si decide quale sveglia puntare, quale oggetto “fortunato” infilare nello zaino e quale stato d’animo indossare per il decollo. Eppure, alla fine della storia, gli italiani non sono nemmeno i più superstiziosi del mondo. Sorpresa: il primato spetta agli americani. A dirlo è un sondaggio di eDreams, che con la precisione di un antropologo e lo humour involontario del turismo globale mette in fila le abitudini che definiscono, più di un passaporto, chi siamo quando lasciamo casa.

Il risveglio italiano e l’esplorazione come disciplina nazionale

Gli italiani, per esempio, rimangono fedeli a un’idea antica del viaggio: la mattina non si dorme. Per il 65% la sveglia suona presto, quasi sempre all’alba, come se il mondo dovesse finire a mezzogiorno e ogni cosa bella dovesse essere consumata prima di pranzo. Una fame di scoperta che è più culturale che turistica. Appena arrivati in hotel, poi, ciascuno mette in scena la propria piccola liturgia: qualcuno si sdraia sul letto con una soddisfazione quasi sacrale, qualcuno controlla la stanza centimetro per centimetro con il rigore di un investigatore scandinavo, qualcuno disfa la valigia come se avesse deciso di trasferirsi là per sempre. È un teatro di identità, prima ancora che di comportamenti.

Supermercati come musei, musei come parchi giochi: l’essenza del viaggiatore italiano

Ma è fuori dalla camera che esplode la vera essenza del viaggiatore italiano. I supermercati diventano musei di antropologia, le corsie di prodotti locali si trasformano in un racconto del territorio più efficace di molte guide ufficiali. Quasi la metà degli intervistati ammette di farci tappa obbligata. E non si rinuncia nemmeno all’esplorazione dei musei più insoliti, dal sesso alle guerre, passando per ogni meraviglia borderline che il pianeta ha da offrire. Anche l’ossessione per i negozi di abbigliamento torna puntuale: lo stile, del resto, non va mai in vacanza.

La Gen Z: superstizione 2.0 e mattine militanti

A rendere tutto più interessante sono però le differenze generazionali. La Generazione Z è l’unica a trattare il viaggio come un mix di scaramanzia e spiritualità fai-da-te: manifestazioni dell’esito del volo, portafortuna, numeri da evitare, rituali improvvisati. Sono loro i più convinti che l’intenzione possa modificare la traiettoria di un aereo. Curiosamente, però, sono anche i più mattinieri: l’esplorazione comincia all’alba, con una disciplina che sfiora quella militare ma dotata dell’estetica iper-curata che solo loro sanno dare ai momenti ordinari. Ogni stanza d’hotel diventa un set da fotografare prima ancora di toccare un cuscino.

Gli americani battono tutti: la superstizione come rito nazionale

Gli americani, invece, scelgono una superstizione più tradizionale, quasi nostalgica. Svolgono rituali scaramantici come se fossero imprescindibili per far muovere un Boeing. Sperano che il volo vada bene, evitano numeri sfortunati, custodiscono oggetti-portafortuna con una serietà che appartiene più al folklore che ai manuali FAA. In questa classifica immaginaria, battono tutti: italiani, portoghesi, britannici. Sul fronte opposto, francesi e tedeschi si confermano i più razionali, anche quando la razionalità sembra fuori luogo perfino per loro.

L’Europa divisa dalla sveglia: chi corre e chi dorme

La sveglia, però, racconta qualcosa di più profondo della superstizione. Gli spagnoli, gli italiani e i portoghesi sono i veri figli del “mattino ha l’oro in bocca”, una formula che suona antica eppure funziona ancora. Per loro la giornata comincia prestissimo e finisce tardi, come se fosse una battaglia culturale contro il tempo. I tedeschi, al contrario, preferiscono dormire. Non c’è ansia da scoperta che tenga: la priorità, in vacanza, è il riposo. È una filosofia di vita travestita da abitudine mattutina.

Il set di cortesia come specchio culturale

Persino il tema del set di cortesia diventa un referendum culturale. Gli italiani si dividono tra chi li usa, chi li porta via “perché li ha pagati”, chi li lascia per pudore o per timore di commettere un micro-furto. Americani e spagnoli li consumano tutti, i tedeschi li lasciano lì, i francesi anche. È una mappa antropologica fatta di shampoo monodose e balsami in miniatura, un osservatorio perfetto per capire come un oggetto minuscolo possa condensare secoli di educazione, abitudini, etica e percezione di sé.

Viaggiare come riscrittura di sé

Alla fine, il sondaggio eDreams non fotografa solo come viaggiamo, ma perché lo facciamo in quel modo. Le abitudini, i riti, le manie, i gesti scaramantici non sono semplici comportamenti: sono narrazioni personali che ciascuno porta con sé come un bagaglio invisibile. La Gen Z che manifesta, gli italiani che scovano supermercati come se fossero musei, gli americani che sperano nel fato, i tedeschi che dormono: in ogni Paese e in ogni fascia d’età il viaggio diventa un’estensione della propria identità. Uno specchio che non mente. Un modo di raccontarsi quando il mondo non ci conosce ancora.

Forse è questo il punto: viaggiare significa continuamente riscrivere se stessi. E ogni risveglio all’alba, ogni gesto scaramantico, ogni souvenir rubato alla quotidianità è solo un altro modo per dire che, ovunque andiamo, portiamo sempre con noi la versione più autentica — e spesso più divertente — di ciò che siamo davvero.

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