Il mito che risorge su un’Itaca così magnetica, action movie audaci da amatriciane e noodles, tristi spaccati di storia vera con l’ombra di Hitler. Tra i film italiani usciti al cinema nel 2025, ecco i 10 più belli secondo noi.

1) Itaca. Il ritorno di Uberto Pasolini
Sarà perché da tempo vive lontano dall’Italia, a Londra, ma Pasolini è uno dei registi italiani dallo sguardo più universale, pur conservando un senso di intimità così profondo (già avevamo adorato il suo Still life). Ed ecco che anche quanto mette mano all’epica, all’Odissea di attese lunghissime e penosi ritorni, riesce a far vibrare tutto di umanità viscerale. Merito anche di due attori giganti, Juliette Binoche, Penelope bellissima e di alta tensione emotiva, e Ralph Fiennes, Ulisse con più vergogna che gloria. Le rocce bianche della Grecia e i blu di mare fanno il resto. Un film intenso, che trova il suo perno in due interpretazioni supreme.

2) La città proibita di Gabriele Mainetti
Dopo il memorabile Lo chiamavano Jeeg Robot e il controverso Freaks out, Mainetti non smarrisce l’audacia e osa di nuovo, questa volta con un film di grandi combattimenti e arti marziali nel cuore di… Roma! Ritrova il suo tocco ispirato con una storia di vendetta e amore di quelli che raramente si vedono in Italia.
Pur mixando troppi ingredienti, porta a segno il colpo giusto. Protagonista una ragazza cinese alla ricerca della sorella. Buona l’alchimia tra Oriente e romanità, tra Yaxi Liu ed Enrico Borello, Marco Giallini & Sabrina Ferilli.

3) Le assaggiatrici di Silvio Soldini
Un film molto europeo, intriso di un coinvolgente senso di realismo. Tratto dall’omonimo romanzo di Rosella Postorino e ispirato alla vera storia di Margot Wölk, recitato in tedesco, ci porta tra le giovani donne costrette ad assaggiare il cibo destinato ad Adolf Hitler, per evitare un suo avvelenamento. Cavie umane, vite sacrificabili, tra di loro nascono intese, solidarietà, il sospetto del tradimento.
Soldini è abile a giocare di sottrazione, conferendo comunque calore ai suoi personaggi. Unica pecca: il finale un po’ troppo didascalico.
4) Le città di pianura di Francesco Sossai
Road movie strampalato nella sterminata pianura veneta, tra fumi di alcol, discorsi surreali e disincanto. Designato film della critica SNCCI, tenero e divertente, traccia la geografia fisica e interiore di un territorio seguendo i suoi dissoluti protagonisti, due spiantati cinquantenni (Sergio Romano e Pierpaolo Capovilla), che intrecciano un’improbabile unione con uno studente di architettura (Filippo Scotti). Non a caso era nella selezione Un certain regard del Festival di Cannes.
5) Sotto le nuvole di Gianfranco Rosi
Premio speciale della giuria all’ultima Mostra del cinema di Venezia, Sotto le nuvole cerca tracce di Storia, mescolate a storie e voci di oggi, tra il mare, il cielo e il Vesuvio. Toglie a Napoli i suoi colori così forti, per coglierne in bianco e nero lo scavo del tempo e ciò che resta della vita di ogni giorno. La cifra stilistica è quella nota di Rosi, che trasforma il documentario in qualcosa tra teatro e poesia.
6) La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli
Intuizioni interessanti e un’affascinante preparazione all’orrore, nel paesino di montagna dove tutti sono così affabili e sorridenti. L’elemento che rompe l’amabilità apparente: l’arrivo di un nuovo professore interpretato da Michele Riondino.
Strippoli orchestra un horror convincente, e già fa notizia che si cimenti in un film di genere così raro in Italia di questi tempi. Diverse le immagini di impatto che restano negli occhi, mentre intanto si muove una storia padre-figlio a doppio binario.
7) Queer di Luca Guadagnino
Storia di ossessione e amore omosessuale, tra tequila, eroina e ayahuasca, con scene di sesso che sembrano balli di corpi, ci mostra un Daniel Craig che si dà completamente. Queer è il film più personale di Guadagnino – anche se non è il più bello, che resta Io sono l’amore -. È un adattamento del romanzo breve di William S. Burroughs, che il regista ha cercato e parafrasato per tutta la vita, dopo averlo letto da adolescente.
Una dipendenza di sentimenti, alcol e droga decisamente troppo lunga e ridondante, ma dolce e allo stesso tempo amara.
8) Tre ciotole di Isabel Coixet
Basata sull’omonimo romanzo di Michela Murgia, pubblicato pochi mesi prima della sua morte, una storia di separazioni e malattia che non si piange addosso. Anzi, una leggerezza riflessiva percorre tutto il film. Con Alba Rohrwacher e Elio Germano, ha una regia poetica e profondamente consapevole, che non chiama mai le lacrime dello spettatore.
9) Zvanì – Il romanzo famigliare di Giovanni Pascoli di Giuseppe Piccioni
Dentro il mondo di Giovanni Pascoli, tra i suoi versi, tra traumi, malinconie e sorrisi. Piccioni ci consegna un poeta vicino a noi, molto più famigliare dei ricordi di scuola. Merito anche dell’interpretazione calda di Federico Cesari.
Pur snodandosi su un impianto classico, il film toglie l’odor di naftalina sul letterato del Fanciullino.
10) Mani nude di Mauro Mancini
Tratto dall’omonimo romanzo di Paola Barbato, un film crudo e coraggioso, con un mistero che anima la curiosità dello spettatore fino alla fine: perché il giovane rapito nella notte, durante una serata in discoteca, si è ritrovato prima a battersi per la sopravvivenza nel cassone buio di un camion, quindi schiavo di combattimenti clandestini estremi? Lo interpreta Francesco Gheghi, che trova una buona chimica con il suo carceriere e allenatore (Alessandro Gassmann).
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