Spunta a blu a pagamento su Facebook e Instagram, addio ai social gratuiti
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Spunta a blu a pagamento su Facebook e Instagram, addio ai social gratuiti

Ieri parlavamo dell'attacco che Meta sta per sferrare a Twitter con l'app Threads (che per ora non sarà disponibile in Europa per motivi di privacy), la novità di oggi invece è che Meta ricalca le orme di Twitter con la spunta blu a pagamento. Servizio, quest'ultimo, che rientra in un pacchetto più ampio che, proprio come quanto già fatto dal social di Elon Musk, assicura vantaggi in termini di protezione dai furti d'identità, maggior assistenza e possibilità di interagire con un addetto in carne e ossa (in lingua inglese) in caso di problemi dell'account, oltre a funzioni esclusive, non proprio indispensabili, come adesivi e stelle per Storie e Reel condivise su Facebook e Instagram.

Il reale valore dell'imminente arrivo in Italia di Meta Verified, già disponibile in Usa, Australia e Nuova Zelanda, è il differente trattamento riservato agli iscritti. Come sempre la differenza va a beneficio di chi paga: 13,99 euro al mese per l'abbonamento via web a Facebook e Instagram, (sono separati, quindi farlo per entrambe le piattaforme significa raddoppiare la spesa), 16,99 euro per chi sottoscrive la versione mobile, con il prezzo maggiorato per la commissione che finisce nelle tasche di Apple e Google, proprietari dei rispettivi store digitali).Gli interessati ad abbonarsi devono per ora attendere allungando la lista d'attesa, poiché il servizio sarà attivo nei prossimi giorni. Non cambia nulla, invece, per chi ha già un profilo verificato sui due social media, con il mantenimento della spunta blu gratuita, anche se leggendo i termini di Meta appare probabile che più avanti toccherà anche a loro mettere le mani in tasca per il badge verificato, che si ottiene con un documento d'identità e/o un video selfie di riconoscimento.

Al di là delle modalità di verifica, dunque, con Meta Verified anche Facebook e Instagram diventano social dal doppio binario, che riservano una diversa attenzione ai loro iscritti. Mossa legittima, intendiamoci, perché si parla di aziende che devono macinare ricavi e rispondere agli investitori, ma pure utile per capire come gradualmente le piattaforme digitali spingeranno sempre di più gli utenti a pagare per assicurarsi condizioni e servizi necessari per restare online. Del resto che l'era dei social network gratuiti sia prossima alla fine è già evidente da un po’.

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Alessio Caprodossi