Quando i rigori non finiscono più: le serie record del calcio
Getty Images
Lifestyle

Quando i rigori non finiscono più: le serie record del calcio

Non solo Juventus-Napoli di Supercoppa. Nel 2005 il primato assoluto in una partita di coppa di Namibia: 48 rigori per il 17-16 finale

La Supercoppa italiana va al Napoli che vince la Juventus dopo una lunga serie rigori. Finisce 8-7 per gli azzurri dopo che i tempi regolamentari erano terminati sul 2-2 con le doppiette di Tevez e Higuain. Dal dischetto decide l'errore di Padoin e la squadra di De Laurentiis può così festeggiare un trofeo che mancava da 24 anni. 18 penalties per decidere la coppa, una serie lunga ma ancora lontana dai record del calcio mondiale. Il primato resta ad un match disputato nel 2005 in coppa di Namibia tra KK Palace e Civics. Dopo 48 calci di rigore il risultato finale è stato di 17 -16 per i padroni di casa. Nella finale di coppa di Grecia tra Olympiakos e AEK Atene del 2009 si andò invece ad oltranza fino al 15-14 finale. 

Incredibile anche la serie più lunga che riguarda le squadre nazionali: Olanda -Inghilterra Under-21 del 28 giugno 2007 terminò dopo 32 tiri dal dischetto e l'Olanda vinse 13-12 grazie al gol di Gianni Zuiverloon che fece tirare un sospiro di sollievo prima di tutto ai tifosi sugli spalti. In una finale dei mondiali si è invece andati ai rigori in soli due casi: in entrambi è stata protagonista l'Italia, con il Brasile nel 1994 (3-2 per il Brasile) e nel 2006 con la Francia (5-3 per gli azzurri). Sull'argomento rigori e record non si può non citare la Costa D'Avorio che ha partecipato, vincendo, due confronti internazionali con le serie di rigori più lunghe del calcio africano: nella Coppa d'Africa 1992 contro il Ghana finì 11-10 mentre nei quarti di finale della Coppa d'Africa 2006 la sfida contro il Camerun terminò solo dopo ben 24 esecuzioni dal dischetto sul 12-11. Da record (azzurro) anche la finale per il terzo e quarto posto degli Europei 1980 con la Cecoslovacchia che si impose sull'Italia per 9-8.

I più letti

avatar-icon

Matteo Politanò