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Doping: altri 28 atleti russi indagati dal Cio per Sochi 2014

La seconda parte del rapporto McLaren sollecita nuove indagini alla ricerca di prove del doping di Stato. Che Putin nega anche a difesa dei Mondiali 2018

Dopo la presentazione pochi giorni fa della seconda parte del rapporto del professor McLaren per la Wada (l'Agenzia mondiale anti-doping), il Cio ha deciso di aprire un procedimento su 28 atleti russi partecipanti ai Giochi di Sochi, perché ci sarebbe più che un sospetto sulla "manipolazione di uno o più campioni di urine ai test", con la necessità quindi di rifare gli esami alla ricerca di eventuali prove dell'avvenuta alterazione.

Come già accaduto a luglio, quando scoppiò lo scandalo proprio alla vigilia di Rio 2016, anche l'ultima documentazione raccolta dal team di McLaren accusa la Russia di aver messo in atto un vero e proprio doping di Stato (con il coinvolgimento di funzionari del ministero dello Sport e persino dei servizi segreti) per favorire le prestazioni di migliaia di atleti di varie discipline, a partire dall'atletica e da quelle invernali. 27 sportivi russi sono stati già sanzionati dal Cio per effetto delle analisi bis effettuate sui campioni raccolti alle Olimpiadi di Pechino 2008 e Londra 2012, ma l'intenzione del Cio è appunto quella di estendere i controlli ad altri eventi, spingendosi indietro nel tempo fino ai Giochi invernali di Vancouver 2010.

In attesa degli sviluppi e come già avvenuto in passato, Vladimir Putin ha negato qualsiasi responsabilità durante la conferenza-stampa di fine anno con i media nazionali: "In Russia non è mai stato creato, è semplicemente impossibile, e noi faremo di tutto affinché non ci sia mai nessun sistema statale di doping e di sostegno al doping", ha affermato il capo del Cremlino, ammettendo solo che il problema "esiste in Russia come in qualsiasi altro Paese". Saranno comunque i test a verificare quanto denunciato da McLaren, con un'ulteriore spada di Damocle pendente su Mosca: oltre alle sanzioni sportive ai singoli atleti e alle Federazioni, il doping di Stato - se certificato in laboratorio - potrebbe infatti anche arrivare mettere in discussione i Mondiali di calcio di Russia 2018.


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Redazione