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Inter's head coach Luciano Spalletti with Mauro Icardi during the Italian Serie A soccer match Spal 2013 vs FC Inter at Paolo Mazza Stadium in Ferrara,Italy, 7 October 2018.ANSA/ELISABETTA BARACCHI
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Spalletti, la sfida a Icardi e una scelta che divide

L'ex capitano non convocato per la Lazio. Ha ragione il tecnico a dire che non poteva rendersi utile, nemmeno dalla panchina?

Spalletti è il responsabile tecnico dell'Inter, dunque ogni sua scelta è legittima e sarà protetta dalla società. Spalletti ha deciso che Mauro Icardi, tornato a disposizione e in gruppo da una settimana dopo il caso che ha scosso il club, non è ancora in grado di aiutare i compagni di squadra. Nemmeno di una squadra che non ha a disposizione un attaccante centrale di ruolo (Lautaro infortunato) e ha in Keita un calciatore appena rientrato da un lungo infortunio.

Il sigificato è chiaro. Per Spalletti, Icardi non può venire utile nemmeno nell'ultima mezz'ora in caso di problema e piuttosto si ricorrerà a soluzioni di emergenza adattando all'attacco delle ali (Politano e Perisic) o un difensore centrale (Ranocchia). Una scelta estrema dietro la quale è difficile non cadere nella tentazione di leggere una presa di posizione contro il suo giocatore più che a favore del gruppo.

Da venti giorni Marotta, amministratore delegato dell'Inter, ha avocato a se stesso la gestione anche comunicativa dello spinoso caso. Giusto alla vigilia, Marotta ha detto che il compito dell'allenatore è far rendere i calciatori messi a disposizione dalla società. Prima aveva evocato il buon senso da parte di tutti, compreso chi gestisce il gruppo. 

La domanda viene spontaea: Spalletti, lasciando a casa Icardi (segnalato arrabbiato nero) si è messo nelle condizioni di sfruttare al meglio il materiale umano a disposizione? Ha creato o risolto un problema alla sua società? A naso le risposte sono 'No' e 'Creato'. Un lusso che l'Inter non poteva e non può permettersi insieme a quello di un tecnico che pasticcia nella risposta a una domanda alla quale doveva essersi preparato con cura perché era scontato che gli venisse posta.

Parlare di uno fino a un mese e mezzo fa era capitano come di un giocatore "nuovo", evocare non meglio precisate "cose nuove che sono successe" e rifiutarsi di rispondere al quesito su cosa si attenda da lui da qui alla fine della stagione, tracciano l'immagine di un tecnico ancora in guerra quando la guerra è finita. Non che ci sia amore, ma la tregua è stata sancita. 

Icardi ha riso, scherzato con i compagni, partecipato alla festa di uno di loro e si è allenato quel minimo per immaginare di poter andare in panchina in una squadra in emergenza in attacco. Questo dicono il buon senso e la logica. Poi Spalletti è il responsabile tecnico e fa le scelte, ma la sensazione è che l'elenco di chi antepone l'Io al Noi - ad Appiano Gentile - non si limiti solo a Icardi e a sua moglie Wanda.


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Giovanni Capuano