Rugby, Marcello Cuttitta: "La Federazione deve rifondare. Ora tocca ai giovani"
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Rugby, Marcello Cuttitta: "La Federazione deve rifondare. Ora tocca ai giovani"

Il miglior marcatore nella storia azzurra dei mondiali analizza l'andamento della nazionale alla vigilia dell'impegno nel Sei Nazioni contro l'Irlanda

In attesa del match del Sei Nazioni tra Italia e Irlanda all'Aviva Stadium di Dublino (domani ore 14,30), il rugby italiano si interroga sul futuro della nazionale dopo tre sconfitte pesanti in altrettante partite del torneo con Francia, Inghilterra e Scozia. La sfida con gli irlandesi ha il sapore dell'ultima spiaggia per evitare il tanto spiacevole "cucchiaio di legno" e per rendere meno amaro l'addio già annunciato dell'attuale commissario tecnico, il fracese Jacques Brunel.

Ne abbiamo parlato con Marcello Cuttitta, ex giocatore della nazionale azzurra di rugby tra il 1987 e il 1999 e miglior marcatore della storia dell'Italia ai mondiali con 6 mete in tre edizioni (1987, 1991 e 1995 nel Sudafrica dove ha vissuto per due decenni). Leggenda italiana del rugby, sempre insieme al gemello Massimo, che è stata anche inserita nella lista dei migliori 100 giocatori di rugby degli ultimi 100 anni nel libro A Centuray of Greats di Keith Quinn.

Suo fratello, Massimo Cuttitta, è tornato in Italia dopo aver allenato per anni gli avanti della nazionale scozzese di rugby, riconoscimento per un professionista d'alto livello che insieme al fratello ha vinto quattro campionati italiani e una coppa Italia con la Amatori Milano (poi ribattezzata Milan). Nel palmares anche una coppa FIRA, il campionato europeo per Nazioni di rugby, con l'Italia nel 1995.

Cosa c'è da aspettarsi da Irlanda - Italia di domani?

"Sicuramente una prova di carattere la aspettiamo tutti. Dopo la sconfitta contro la Scozia non si pretende che l'Italia stravinca ma una prova d'orgoglio è d'obbligo. L'Irlanda è anche in un urgenza e si potranno sfruttare molte più occasioni."

Che momento sta vivendo il rugby italiano?

"Questo è un momento difficile che nasce dalla mancanza di un progetto federale convincente. Si è voluto vincere subito privileggiando i cosidetti "vecchi" per arrivare subito ad un risultato importante. Per questo motivo i giovani, che avrebbero potuto crescere e fare esperienza, non hanno avuto spazio. Ora siamo in ritardo nel ricambio, urge una rivoluzione."

Quale è la strada giusta da inboccare? 

"Un'indicazione è già stata data in queste ore, con l'Irlanda esordisce una mediana nuova, ed è un bel messaggio perché la competizione interna fa bene al gruppo."

Cosa manca ancora al movimento?

"Sembrerò ripetitivo ma sono dieci anni che la Federazione non ha portato avanti il progetto. Va rifondato tutto e lo sforzo economico andrebbe trasferito nei club, il vero cuore pulsante di questo sport. Bisogna puntare davvero sui giovani e formare educatori di livello. La Federazione incassa 44 milioni di euro, servirebbe lucidità nelle scelte e nuovi stimoli, vanno investiti meglio."

Suo fratello Massimo potrebbe essere l'uomo giusto per allenare l'Italia? 

"Sono il suo gemello, gli ho sempre consigliato di stare lontano dall'Italia, lui però ha sempre sognato di tornare. A me piacerebbe averlo qui ma serve un bel progetto. Ora si è preso cinque mesi sabbatici, non tutti lo sanno ma per otto anni ha fatto il pendolare con la Scozia prendendo un aereo ogni due giorni.Quando a giugno si aprirà la finestra delle scadenze deciderà cosa fare..."

Come procede l'attività dell'Italian Rugby Classic XV, la nazionale degli over 33 di cui sei presidente?

"È un'associazione nata da ex nazionali di rugby che giocano per beneficenza. Facciamo tre eventi all'anno, venerdì prossimo affrontiamo il Galles a Neath che è la rivincita della partita di due anni fa vinta da noi a Piacenza. Poi stiamo preparando un quadrangolare sul Lago di Como dove ci saranno le quattro nazionali più forti al mondo dal 26 giugno al 3 luglio. Faremo anche presentazioni e dibattiti con la preziosa collaborazione di Federico Foscale: non avendo il rugby professionistico in Italia molti non sanno come i giocatori che lasciano la nazionale spesso si ritrovino senza nulla. Vogliamo aiutare tanti ex nazionali ad essere ricollocati nel mondo del lavoro. Allo stesso tempo cercheremo di convincere i nazionali attuali a seguire un percorso di studi in parallelo alla carriera, un paracadute in vista del futuro lontano dal campo".

Marcello CuttittaTrascorre l’infanzia in Sudafrica dove si avvicina al rugby. Una volta rientrato in Italia, nel 1985,...

Pubblicato da Terre Ovali su Sabato 27 febbraio 2016

Sabato 9 aprile2016 Marcello Cuttitta sarà ospite alle 10,30 presso l'Auditorium quartiere Olmi, via delle Betulle 39 a Milano, dove si parlerà della unificazione pacifica della nazione sudafricana e del superamento dell'apartheid in occasione dei mondiali di rugby del 1995. L'appuntamento dal titolo "L'evoluzione di un popolo attraverso il Rugby: il Sudafrica prima e dopo Nelson Mandela" sarà presentato dall'architetto e scrittore Raffaele Geminiani, autore anche di "Tre cuori e una palla ovale", biografia romanzata dei fratelli Cuttitta.

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Matteo Politanò