Briatore: la mia vita da Monaco (inteso come Principato...)
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Briatore: la mia vita da Monaco (inteso come Principato...)

L’imprenditore cuneese sta creando a Monte Carlo un impero dell’intrattenimento. Qui racconta perché e si racconta

Boulevard des Moulins non è nel Carré d’Or, la zona delle boutique sfavillanti intorno al Casinò di Monte Carlo.


È una via più residenziale, un po’ defilata, riaccesa recentemente dall’apertura del negozio di Dolce & Gabbana, inaugurato sotto la Petite Afrique, nuovo palazzo tracimante natura, che vi si affaccia.

All’ora del lunch non è mai molto trafficata. Tranne al numero 19, dove da meno di un mese ha aperto Cova: la celebre pasticceria milanese alla conquista del mondo, da quando
è stata acquisita dal colosso del lusso Lvmh di Bernard Arnault.

Il padrone di casa però, a Monte Carlo, è Flavio Briatore. E se può lasciare perplessi l’accostamento tra due mondi estetici apparentemente così distanti, in otto minuti capiamo il perché del gemellaggio.

Il locale funziona. Arrivando con un’ora di anticipo all’appuntamento per l’intervista, senza presentarci, abbiamo modo di osservare l’efficienza militare del servizio che non fa attendere, appunto, più di otto minuti chiunque cerchi un tavolo, nonostante il dehor strapieno.

Cova è il settimo locale che l’imprenditore nato a Verzuolo (Cuneo) apre nel principato di Monaco, dove risiede dal 2012, dopo aver lasciato Londra.

In cinque anni, Cipriani, Twiga, Sumosan, Cipriani Odéon, Crazy Fish, Caviar Caspia e ora Cova.  C’è chi dice che nella movida monegasca , ormai, "non muove foglia che Briatore non voglia". È così?
Non diciamo fesserie: qui noi siamo ospiti e cerchiamo di muoverci in punta di piedi. Vero è che Billionaire Life, con 380 dipendenti, tutti italiani, e 80 milioni di fatturato è diventato il secondo operatore del principato, dopo la Société des Bains de Mer (ndr. lo storico gruppo monegasco da cui dipendono 32 ristoranti, 5 casinò, 4 alberghi, 7 bar e night club, spa, club sportivi e sale da spettacoli).

Qual è la formula?
Bisogna sempre capire se c’è spazio nel mercato. E ponderare bene le scelte. Lo abbiamo fatto con Cipriani, aperto nel 2012: mancava «il ristorante» per i monegaschi, dove mangiare sentendosi a casa. Ora è sempre pieno. Stessa cosa per Cova. Non c’era un posto così: li ho cercati io perchè vedevo il potenziale. E ci siamo posizionati in Boulevard des Moulins perché l’affitto è un po’ meno caro. Ho fatto monitorare il passaggio prima e dopo, con i contapersone manuali piazzati in strada. Il risultato? Ora questa via è una "destination grazie al locale. Credo e spero che proseguiremo l’espansione di Cova a Londra e Parigi.

È nato in provincia di Cuneo, poi residente in Usa e a Londra: come
è finito a Monte Carlo?
Non l’ho fatto per le tasse, visto che la mia residenza fiscale resta a Londra. Dopo 17 anni là, però, ho scelto di spostarmi qui per far crescere mio figlio in un clima migliore. Monaco è a due ore da Milano, è attaccato all’aeroporto di Nizza che ti collega con il mondo e ha una sicurezza eccellente. Sembra di stare in una gigantesca villa, dove tutti gli spazi comuni sono tenuti perfettamente.

Principato dorato o buen retiro per fuggiaschi?
Oggi chi viene qui lo fa per la qualità della vita. È finita la finzione per cui ti prendevi un buchetto per fingere di essere residente. Il principe Alberto ha fatto un lavoro straordinario per renderlo ben abitato. Se stai qui, mandi i bambini a scuola, lavori, investi, contribuisci alla comunità.

Con molti vantaggi fiscali...
Certo! Il salario minimo, per legge, è di 2 mila euro al mese: all’imprenditore costa circa 2.800, con la tassazione italiana saremmo sopra i 4 mila. In più si può licenziare, a vantaggio della meritocrazia: tutti lavorano e sono onesti.

A proposito, a maggio è stato arrestato per riciclaggio Gianni Micalusi, proprietario del ristorante Assunta Madre, di Roma, Milano, Londra e Barcellona, che stavate aprendo insieme a Monaco. Come è finita?
È successo a pochi giorni dall’apertura, ormai programmata. Mi dispiace umanamente per lui, ma io avevo già impegni con i fornitori e con i dipendenti. Così sono andato avanti, inventandomi un nome nuovo la sera prima: "Crazy Fish", mi pareva adatto alla situazione...

Prossimi progetti?  

Nell’estate 2018 apro una pizzeria, Le Specialità, con cui ho già lavorato quest’estate al Billionaire, in Sardegna. Come in molti casi, prodotto e know how sono forti, ma manca l’esperienza manageriale per l’espansione. Lì arrivo io. Farò lo stesso con Riva Reno, brand di gelateria artigianale.

Che rapporti ha con il principe Alberto?
Ci conosciamo da trent’anni, da quando ho iniziato a lavorare in F1. Ma non gli ho mai chiesto un favore: sarebbe scorretto. Lui e i suoi nipoti vengono spesso nei miei locali. Pierre Casiraghi ha appena festeggiato al Twiga il suo compleanno.

Vi fate concorrenza? La famiglia Grimaldi ha il 60 per cento della Société des Bains de Mer, colosso proprietario di hotel, casinò e pure del Jimmy’z, la discoteca vip di Monte Carlo.
La concorrenza migliora tutti. Sempre. Qui, nello specifico, lavoriamo insieme per un upgrading della vita monegasca. E spesso ci coordiniamo: quando da noi al Twiga stava venendo David Guetta a suonare, ho avvisato Samy Sass, il direttore creativo del Jimmy’z.

È stato qui pure Gianluca Vacchi: sì è detto che per suonare cinque sere al Billionaire di Porto Cervo gli abbiate dato 100 mila euro. È vero?

Sì, ma non è una cifra assurda. Dipende dal fatturato che ti porta. Guetta, se è per questo, prende tra i 280 mila e i 400 mila a sera. E quando c’è lui, un tavolo da dieci si vende a 30 mila euro.

Chi è che ha voglia dell’evasione mentale che lei vende?

Posto che il mondo è ancora pieno di ricchi, credo chiunque abbia voglia di lavorare con la fantasia una o due sere l’anno e farsi trattare come un signore. Anche perché un drink al Twiga costa 20 euro.

"La donna? Giusto che lavori, altrimenti rompe i maroni": ha detto qualche giorno fa. Rivendica questa frase?

Senta, dipende sempre da come ciascuno vuole interpretare. Lo so benissimo che le donne normalmente faticano e vanno al supermercato, non a comprare borse di Chanel. Mi riferivo alla donna ricca, come alcune che abitano qui, che non solo non lavora ma nemmeno si impegna nella famiglia non dà un senso alla sua vita e "pesa" solo su chi la mantiene.

A proposito della sua di famiglia, si legge aria di crisi. È così?

Il fatto che io ed Elisabetta non siamo più su Instagram non cambia niente. È la nostra vita privata e non ho proclami da fare in merito.

Come vede il suo amico Donald Trump?

Non lo sento da due mesi e vedo che è bello incasinato: ha trovato un lavoro più difficile di quello che si aspettava. Credo stia prendendo le misure e mi auguro che le prenda giuste. Da zero a 10, a questo punto gli do un 6.

Ostenta di non avere, in Italia, né una casa né un fido. Ma è informato... Come vede Silvio Berlusconi?

In massima forma. Torna sempre, lui. È ancora l’unico che rischia di far vincere di nuovo il centro destra. Gli dò sempre un 10 abbondante: con tutto quello che ha subìto, è sempre lì.

Matteo Renzi?

È un combattente di grande intelligenza: ora è in difficoltà, ma sono convinto che riuscirà a ristrutturare il partito come dice lui. Gli do 8.

Beppe Grillo?

I Cinque Stelle hanno avuto la sfortuna di vincere Roma e dimostrare che quando vanno al potere casca l’asino: 5.

Matteo Salvini?

La Lega non esisteva più: lui l’ha riportata a livelli importanti. Inutile, ci sa fare: 9.

Paolo Gentiloni?

Di fatto è un democristiano. Ha quello stile che piace agli italiani: dalle mamme ai bambini. E fa un buon lavoro: 9.

Pensa mai di tornare in Italia?

Per carità, dopo il casino burocratico che ho trovato per provare ad aprire in Puglia, i miei sanno che le proposte dall’Italia non devono più nemmeno arrivare sul mio tavolo. Sto benissimo qui. 

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Lucia Scajola

Nata e cresciuta a Imperia, formata tra Milano, Parigi e Londra, lavoro a Panorama dal 2004, dove ho scritto di cronaca, politica e costume, prima di passare al desk. Oggi sono caposervizio della sezione Link del settimanale. Secchiona, curiosa e riservata, sono sempre stata attratta dai retroscena: amo togliere le maschere alle persone e alle cose.

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