Andrea continua a creare problemi alla famiglia reale. Il Parlamento britannico ha infatti annunciato un’indagine formale su tutti gli immobili reali gestiti dal Crown Estate, dopo lo sdegno pubblico per il «peppercorn rent» del Royal Lodge: un canone simbolico, quasi nullo, che ha consentito all’ex Duca di York di vivere per vent’anni in una residenza di trenta stanze senza pagare un affitto commisurato al valore dell’immobile.
Se inizialmente il caso sembrava circoscritto alle responsabilità del duca, l’inchiesta ha assunto dimensioni molto più ampie, includendo anche le abitazioni del Principe e della Principessa del Galles e quelle dei Duchi di Edimburgo.
Il caso dell’affitto del Royal Lodge
Al centro del caso c’è il Royal Lodge, residenza immersa nel parco di Windsor, dove Andrew vive dal 2003 in virtù di un lease di 75 anni. L’accordo prevedeva un pagamento iniziale di un milione di sterline e un impegno di 7,5 milioni in lavori di ristrutturazione, dopo i quali sarebbe scattato un affitto puramente simbolico.
La rivelazione di questo accordo ha alimentato l’indignazione di un’opinione pubblica già irritata dal passato controverso del duca e dalle ombre ancora pesanti legate al caso Epstein. Un rapporto del Crown Estate ha inoltre certificato lo stato di degrado della proprietà, tale da mettere a rischio anche il diritto di Andrew a una compensazione in caso di sfratto anticipato. Secondo indiscrezioni, il trasferimento forzato del duca a Sandringham sarebbe ormai considerato inevitabile.
Forest Lodge: la nuova residenza di William e Kate

Parallelamente, l’inchiesta coinvolgerà anche il nuovo domicilio del Principe e della Principessa del Galles. Forest Lodge, residenza ottocentesca nel cuore di Windsor Great Park, è stata affittata dalla coppia con un contratto ventennale a «open market rent»: un canone stabilito da perizie incrociate di Savills, Hamptons e Knight Frank, stimato non ufficialmente tra 32.000 e 100.000 sterline al mese.
Nonostante la regolarità dell’operazione, il fatto che i Galles siano stati trascinati nel vortice dell’indagine alimenta la tensione interna alla famiglia reale. Per molti osservatori, il coinvolgimento della coppia ereditaria è il segno di quanto il caso Andrew abbia modificato l’equilibrio tra trasparenza pubblica e tradizionale riservatezza istituzionale.
L’altro affitto che fa discutere
L’indagine parlamentare guarderà inoltre a Bagshot Park, la residenza dei Duchi di Edimburgo. Nel 2007 il principe Edward firmò un lease di 150 anni, pagando 5 milioni di sterline upfront e ottenendo in cambio un affitto annuale definito anch’esso di poco valore. La vastità della proprietà — un palazzo di 120 stanze — ha sollevato interrogativi sulla sua redditività: secondo i critici, un immobile di tali dimensioni potrebbe essere affittato sul mercato a somme enormemente superiori, con vantaggi diretti per il pubblico erario.
È questo uno dei punti centrali dell’inchiesta: stabilire se le condizioni di questi lease storici rispettino davvero la missione commerciale del Crown Estate, che per legge deve massimizzare il valore delle sue proprietà a beneficio dei contribuenti.
Le anomalie “storiche”: Princess Alexandra e le rendite simboliche
L’indagine toccherà anche Thatched House Lodge, la residenza di Princess Alexandra nel parco di Richmond. Il suo accordo è il risultato di due lease differenziati e porta a un affitto attuale di circa 2.700 sterline l’anno: poco più di 225 sterline al mese per una residenza di altissimo valore immobiliare.
Un’altra proprietà sotto osservazione è The Cottage a Windsor Great Park, abitata da Marina Ogilvy, dove invece si paga un affitto allineato al mercato. È proprio il contrasto tra canoni simbolici ed esborsi regolari a rappresentare uno dei fili rossi dell’inchiesta parlamentare.
Come funziona la Crown Estate
La Crown Estate, pur non essendo un organo governativo, opera come una realtà aziendale con l’obbligo di generare profitti per il Tesoro. Questi profitti, tra gli altri impieghi, contribuiscono al Sovereign Grant, fissato quest’anno a 132 milioni di sterline. La domanda che i membri del public accounts committee intendono affrontare è semplice: gli affitti reali sono coerenti con l’interesse dei contribuenti? O rappresentano invece sopravvivenze anacronistiche di un sistema ancora opaco?
Il comitato non esclude di convocare alti funzionari di Buckingham Palace e, se necessario, membri della famiglia reale. L’ipotesi appare remota, ma il solo fatto che venga contemplata indica il livello di pressione politica e sociale raggiunto dal caso. L’inchiesta sugli affitti reali arriva infatti in un momento delicato, segnato da un crescente scrutinio dell’uso del denaro pubblico e dal tentativo della monarchia di mantenere autorevolezza in un’epoca di trasparenza crescente.
Il rischio maggiore, per la Casa Reale, non è solo l’eventuale revisione dei contratti, ma l’erosione della fiducia, già messa a dura prova dal caso Epstein.
