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EPA/Abraham Pineda-JÃ
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Vedere il mondo in una lacrima vera

La foto di padre e figlia annegati mentre cercano di entrare negli Stati Uniti commuove il mondo. Ma cosa c'è dentro una lacrima?

Il mondo è una valle di lacrime. Lo ricordiamo ogni tanto. Immigrati di ogni età, che cercano illegalmente di andare in un paese dove star meglio, annegano con i loro figli. Ma i milanesi posso trasportare gratis i loro cani e gatti sul tram, secondo quanto disposto dal comune di Milano.

Ho visto molti ragazzi sorridenti ai diversi pride, godere in modo allegro e sfrontato di presunti diritti conquistati in nome dell'amore, a sentir loro, non avere nessun pensiero per i veri perseguitati di oggi, cristiani e minoranze varie. Ho visto uomini di chiesa usare la "carità" come una clava politica. Ho visto molte solitudini nelle stazioni in questo inizio di estate. Ci si riempiono gli occhi di lacrime se teniamo gli occhi aperti su questa valle di lacrime.

Allora li distogliamo, ce li distolgono con mille e mille canali televisivi, social, chiacchierosi, pensiamo di lavarli con una pioggia di immagini, e così come ci arrivano padre e figlio annegati ci arriva la ragazzina che posta la foto e il fidanzato o la mamma che le risponde in pubblico come sei bella e quella dice grazie e mette cuoricino, o ragazza con sfondo mare, o piatti, e insomma tutta una fiumana di cazzatelle, che porta via nella corrente le lacrime e il padre e il suo bambino, annegati un'altra volta.

Si dice: perché piangere? Perché intristirsi? Ma piangere non è intristirsi, piangere è stare nella verità.

Sono infinitamemte più tristi le risate dei distratti, degli intrattenuti, le moine dei banali. Chi piange nel mondo, nel controvento della storia, che mai sarà il paradiso, non è uno triste: è uno che non nega la realtà. E tra le lacrime vede tutto, compreso la ragazza sullo sfondo del mare, con una intensità, una verità, uno sgomento sconosciuto ai fintiallegri. Perchè piangendo veniamo al mondo, e occorre continuare a "venire al mondo".

La gioia, o meglio, la letizia di impegnarsi per un mondo più umano, non è il contrario del piangere, del lacrimare interiore, della commozione intellettuale e morale. Anzi, la terribile commozione momantanea, il lacrimare solo in certi casi e non sempre, dinanzi alle foto come quelle che emergono rischia d'esser motivo di maggiore scandalo. E non solo perché tale commozione breve e sterile deve combattere comunque contro lo scetticismo, altrettanto breve e sterile, che ormai getta sospetto su tutto, foto o news, sospetto che faccian parte della continua battaglia a suon di news, fake o montate, a cui ha dedicato un romanzo Antonio Monda, "Nel territorio del diavolo", (titolo preso dalla grande Flannery O'Connor, una che di lacrime e mondo se ne intenedeva).

Ma anche, tale commozione breve e sterile, si ritrova persino a esser scandalizzata di se stessa, a meno che non divenga da sentimentale, appunto, a intellettuale e morale. Cioè un pianto che legge interamente la natura del mondo, e lo considera non solo "colpa" di quelli che che comandano e hanno potere. O quella commozione momentenea diviene infatti leva per un dolore personale, di consapevolezza di mancanza, chiamiamolo peccato, personale e tensione a cambiamento morale oppure ê altro sfregio, uno scandalo che compiamo e ci affossa. Gli studiosi han calcolato che la presa emotiva di foto come quella dura 15. I 15 minuti di fama che non si negano a nessuno nel circo dell'enterteinement globale. Il che, per la dignità di una persona, ê peggio che esser fermati un muro e trascinati attaccati al proprio figlio da un fiume.

In una poesia dedicata al viaggio, viaggio in questa valle di lacrime, Montale poeta scettico e serio, sapeva che un imprevisto è la sola vera speranza.

Eugenio Montale
Prima del viaggio
Da Poesie, Mondadori


Prima del viaggio si scrutano gli orari,
le coincidenze, le soste, le pernottazioni
e le prenotazioni (di camere con bagno
o doccia, a un letto o due o addirittura un flat);
si consultano le guide Hachette e quelle dei musei,
si cambiano valute, si dividono
franchi da escudos, rubli da copechi;
prima del viaggio s'informa
qualche amico o parente, si controllano
valige e passaporti, si completa
il corredo, si acquista un supplemento
di lamette da barba, eventualmente
si dà un'occhiata al testamento, pura
scaramanzia perché i disastri aerei
in percentuale sono nulla;
prima
del viaggio si è tranquilli ma si sospetta che
il saggio non si muova e che il piacere
di ritornare costi uno sproposito.
E poi si parte e tutto è O.K. e tutto
è per il meglio e inutile.
E ora, che ne sarà
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l'ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono
che è una stoltezza dirselo

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Davide Rondoni