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Usa 2016: come funziona il meccanismo elettorale

Chi sono i Grandi elettori, che peso hanno i singoli Stati, che succede in caso di parità nella sfida per scegliere il nuovo Presidente degli Stati Uniti

Mancano poche ore al voto per scegliere il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. La macchina elettorale si è messa in moto con grande anticipo, perché per designare i due candidati alla Casa Bianca il meccanismo prevede una serie di appuntamenti sia per i Democratici sia per i Repubblicani (leggi QUI come funzionano primarie e caucus per la scelta dei candidati).

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I grandi elettori

L'elezione del presidente degli Stati Uniti è indiretta. Formalmente l'inquilino della casa Bianca è nominato il 19 dicembre (il primo lunedì dopo il secondo mercoledì del mese di dicembre) da 538 grandi elettori, i "delegati", pari ai 435 deputati, ai 100 senatori e a 3 rappresentanti del Distretto di Columbia, quello della capitale Washington. I delegati sono espressi dai 50 Stati in proporzione alla popolazione: la California che a 38,8 milioni di abitanti è il più politicamente pesante perché ne assegna 55, mentre lo sterminato Alaska, dove vivono però solo 736.000 persone, ne attribuisce solo 3. Vince chi ottiene almeno 270 voti elettorali. Tranne che in Nebraska e in Maine, dove vige un sistema proporzionale, negli altri Stati chi vince anche di un solo voto popolare conquista l'intero pacchetto di grandi elettori. Caso emblematico resta quello delle elezioni del 2000. Sedici anni fa il democratico Al Gore, che aveva conquistato la maggioranza del voto popolare (50.999.897 voti contro i 50.456.002 del rivale repubblicano George W. Bush), perse per soli 537 voti gli allora 27 grandi elettori della Florida (oggi sono 29). Il tutto al termine di una lunga battaglia legale durata 6 settimane che vide a Bush assegnati 271 grandi ellettori, uno in piu' della soglia di 270, e 266 a Gore.

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In caso di parità

In caso di parità di grandi elettori tra i due candidati la scelta, prevede il XII emendamento approvato nel 1804, è affidata al Congresso: la Camera sceglie il presidente e ogni Stato esprime un voto; il Senato sceglie il vicepresidente. Lo stallo si verificò due volte nella storia americana (quando il numero di gradi elettori non era ancora di 538): nel 1800, quando Thomas Jefferson (il terzo presidente) e Aaron Burr ottennero ciascuno 73 voti e Jefferson vinse solo al 36esimo ballottaggio. E nel 1824 Andrew Jackson ottenne 99 voti elettorali, John Quincy Admas (che aveva in effetti avuto più voti popolari) 84, William Crawford 41 e Henry Clay 37, dal momento che nessuno aveva raggiunto la maggioranza di 131, decise la Camera e vinse Jackson al primo ballottaggio.

Election Day

La data delle elezioni è fissata dalla Costituzione Usa nel martedì successivo al primo lunedì del mese di novembre quattro anni dopo l'ultima elezione del presidente. Per candidarsi sono necessari tre requisiti imprenscindibili: avere almeno 35 anni, essere nati negli Stati Uniti e risiedervi da almeno 14 anni.

Il giuramento

Chi vincerà la sfida dell'8 novembre si insedierà alla Casa Bianca a mezzogiorno del 20 gennaio 2017. Il presidente giura nelle mani del presidente della Corte Suprema con la stessa formula usata da George Washington nel 1789: "Io solennemente giuro che svolgerò fedelmente l'incarico di presidente degli Stati Uniti e, al meglio delle mie capacità, preserverò, proteggerò e difenderò la Costituzione degli Stati Uniti".

Jessica Kourkounis/Getty Images
Il candidato alla Casa Bianca, Hillary Clinton nel discorso finale alla convention democratica - 28 luglio 2016

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