Tutto Hugo Chavez in 10 punti, buoni e cattivi
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Tutto Hugo Chavez in 10 punti, buoni e cattivi

Il controverso presidente venezuelano, nel bene e nel male - La morte di Chavez - Cosa succederà adesso a Caracas?

E' il momento del lutto a Caracas. E non solo. La morte del presidente Hugo Chavez lascia un vuoto difficile da colmare in Venezuela, così come in tutti i Paesi dell'America Latina. Messaggi di profondo e sincero cordoglio arrivano in queste ore dal Brasile, dove la presidentessa Dilma Rousseff versa lacrime in diretta al fianco dell'ex capo di Stato Luiz Inacio Lula da Silva.

E poi l'Argentina, il Nicaragua, il Perù, la Bolivia, le FARC in Colombia e Cuba, dove Fidel Castro che si sente il padre putativo di Chavez, ha proclamato due giorni di lutto nazionale. Intanto l'esercito occupa le strade di Caracas. Si teme la possibilità di un golpe visto il vacuum di potere lasciato da Chavez.

Istrionico, tenace, intelligente, feroce, socialista. Hugo Chavez ha incarnato l'immagine di un leader populista, vicino alla gente così come ai big del mondo (o almeno, a quelli che ha scelto come suoi amici). Figura controversa, ha molti detrattori e, allo stesso tempo, molti ammiratori. In tanti hanno visto in lui la possibilità di un riscatto dal potere degli Usa in America Latina. Altri, invece, lo hanno etichettato come un dittatore folkloristico.

La verità è difficile da trovare, ma si possono provare a mettere in fila cinque cose buone e cinque cattive che Chavez ha fatto da quando ha preso il potere nel 1998, vincendo le sue prime presidenziali in Venezuela, a ieri, quando è morto perdendo la sua battaglia più importante: quella contro il cancro che lo aveva colpito due anni fa.

Iniziamo con le 5 cose buone.

1. Secondo la percezione dei presidenti sudamericani Hugo Chavez è stato il simbolo del riscatto sociale latinoamericano. La sua visione di un'integrazione dei paesi dell'America del Sud ha ricompattato Stati che prima della sua ascesa in Venezuela erano profondamente divisi. Insomma, Hugo Chavez ha avuto il potere di incarnare un sogno, e non solo di seguirlo.

2. La sua amicizia con Cuba e Fidel Castro ha sostenuto l'economia dell'isola, mantenendola in vita. 96mila barili di petrolio al giorno in cambio di 20mila medici cubani per i venezuelani, e un patto di ferro con Fidel che da Caracas ha finora incassato circa 2 miliardi di dollari l'anno. Senza Chavez l'Avana sarebbe stata messa in vendita all'asta già molti anni fa.

3. I venezuelani lo hanno rivotato a larga maggioranza alle ultime elezioni nel 2012, nonostante sapessero che era già gravemente malato. Questo perché dal 1999 (quando giurò per la prima volta come presidente) a oggi Chavez si è impegnato per i diseredati del suo paese, a suon di case popolari, sanità gratuita, sussidi e istruzione pubblica. E non è poco, soprattutto nei barrios più poveri del Venezuela, dove El Presidente è visto come un'icona da venerare.

4. Ha creduto profondamente nel processo di pace tra le FARC (Forze armate rivoluzionare colombiane) e il governo della Colombia, promuovendo il dialogo e la negoziazione. Secondo il Chavez-pensiero un paese sudamericano non può essere diviso al suo interno, perché l'America Latina deve essere unita e compatta per fronteggiare lo "strapotere yankee".

5. E' riuscito ad essere vicino alla sua gente attraverso un serrato programma di comunicazione politica che, anche negli ultimi mesi della sua malattia, non l'ha fatto desistere dal recarsi in ogni piazza del paese, per parlare a folle oceaniche innamorate di lui. Ha alimentato il sogno di unità in un Paese con gravi ferite dovute alle sue profonde divisioni interne. Ha restituito a milioni di venezuelani l'orgoglio di appartenere a un grande Stato, facendo resuscitare il Venezuela sulla scena internazionale.

E ora veniamo alle 5 cose cattive.

1. Nella sua foga anti-imperialista ha stretto amicizia con i grandi dittatori del pianeta, dall'iraniano Mahmoud Ahmadinejad al siriano Bashar al-Assad, passando per Gheddafi. Al motto di "chi è contro Washington è con me" ha sostenuto regimi sanguinari con i soldi dei suoi petroldollari.

2. In patria è stato feroce contro i media dell'opposizione. Ha chiuso tv e radio antichaviste e per questo è stato criticato dalle organizzazioni internazionali che vigilano sui diritti umani e civili, e che lo hanno additato come un piccolo dittatore.

3. Economicamente ha in realtà messo il Venezuela in ginocchio, puntando solo e unicamente sul petrolio. Espropri, nazionalizzazioni e forti pressioni sul potere giudiziario per proteggere le sue cerchie di amici. Sono questi i tratti distintivi della politica chavista. Senza dimenticare che la decisione di controllare il cambio valutario dei bolos (i bolivares, la moneta venezuelano) ha portato al boom del mercato nero con tutte le sue conseguenze.

4. Assieme a lui si è arricchita la cosiddetta boliburguesia, la borghesia bolivariana. Tutti gli imprenditori, i parenti e gli amici vicini al caudillo, che suonando la carica della gloriosa revolución si sono fatti i miliardi. Il resto del Paese, però, non ha ricevuto grandi benefici a pioggia, nonostante le dichiarazioni del governo chavista. Nei supermercati venezuelani spesso mancono pane e latte. Cosa incredibile per un Paese come il Venezuela che naviga sul petrolio. La corruzione è aumentata tra i funzionari dell'amministrazione, che improvvisamente sono diventati molto, ma molto ricchi.

5. Hugo Chavez ha messo in mano pistole e fucili a gruppuscoli di diseredati che vivono nei barrios. Li ha fatti uscire di galera e li ha incamerati nelle sue milizie personali, dandogli licenza di fare tutto ciò che desiderano e che ritengono opportuno "per il bene del Venezuela". Come immaginabile, il tasso di criminalità già alle stelle con il chavismo è salito ancora di più. Oggi Caracas è la città più pericolosa del mondo. E nelle periferie più povere è facile incontrare ex detenuti per omicidi e stupri che fieri esibiscono un tesserino delle "milizie di Chavez" e dichiarano: "Noi possiamo fare quello che vogliamo". Il popolo che oggi piange disperatamente Chavez è fatto anche di loro.

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Anna Mazzone