Giuseppe Conte presidente del consiglio discorso
ANSA/ETTORE FERRARI
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Tutti i limiti del Governo Conte-bis

21 ministri (6 più del precedente) per dare poltrone a tutti, molte figure di secondo piano, nessun big del Pd

Il Governo Conte-bis ha ora anche la sua bella lista dei Ministri. 21, per esattezza, 6 in più del precedente, molti politici, un tecnico; la solite mera divisione delle poltrone per accontentare tutte le parti in causa. Le due anime del Pd (quella di Zingaretti e quella renziana), le due anime del M5S, quella di Grillo e Conte e quella di Di Maio, e persino LeU perché 4 voti al Senato servono e per evitare sorprese e "franchi tiratori" con un bel ministero (della Salute) siamo più tranquilli.

Non ci sono i big del Pd, segno che il Nazareno quasi non si fidi troppo a metterci la faccia su un esecutivo dalle fondamenta traballanti. Ci sono quindi un sacco di figure di secondo piano e nemmeno una delle eccellenze richieste e promesse da Grillo.

Sui nomi c'è poco da dire, dato che poco contano e conteranno nella vita di un Governo il cui unico scopo è stato ribadito oggi dal segretario del Pd, Zingaretti: "Abbiamo fermato Salvini". Certo, fa specie vedere Luigi Di Maio al Ministero degli Esteri. La prova che il leader politico dei grillini dal giorno del si dei 5 Stelle alla Von der Leyen alla Commissione Europea ha cambiato strategia a Strasburgo passando da forza critica e per il cambiamento a movimento della restaurazione.

Inutile dire che Di Maio non sarebbe mai potuto arrivare alla Farnesina senza l'ok di Bruxelles e l'ok di Bruxelles non sarebbe mai potuto arrivare se non in cambio di un'inversione politica a 180 gradi dei grillini.

Conte ha benedetto il nuovo esecutivo con la solita dichiarazione da professore educato e da Miss Universo che desidera anche la pace nel mondo. Nessuna parola sulle priorità, sulle prime cose da fare; nessuna spiegazione tecnica sul taglio del cuneo fiscale o su come verrà evitato l'aumento dell'Iva.

Settimana prossima il voto di fiducia alle camere; c'è attesa per quanto accadrà al Senato dove la maggioranza è incerta. Unendo tutti, cioè M5S, Pd, LeU, Gruppo Misto e senatori a vita si dovrebbe arrivare a 180, ben oltre i 162 necessari. Ma non si escludono sorprese perché gli scontenti non mancano.

Siamo appena agli inizi; finiti i trionfalismi ora comincia il difficile; il lavoro.

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