Charlie Hebdo, vignetta su terremoto in Italia
Ansa
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Amatrice contro Charlie Hebdo: il Comune querela il settimanale francese

Dopo la vignetta satirica sul terremoto in Centro Italia la polemica arriva sul tavolo della Procura del Tribunale di Rieti

La vignetta del settimanale satirico francese Charlie Hebdo sul terremoto che ha colpito il Centro Italia il 24 agosto, quella che ha fatto indignare tutti gli italiani, oltre i diretti interessati colpiti dal disastro e dalla morte dei propri cari, adesso torna a far parlare di sé poiché il Comune di Amatrice ha depositato presso la procura del tribunale di Rieti, una denuncia-querela per diffamazione aggravata. L'atto è stato presentato dall'avvocato Mario Cicchetti, in qualità di legale dello stesso Comune colpito dal sisma del Comune colpito. "Si tratta di un macabro, insensato e inconcepibile vilipendio delle vittime di un evento naturale. La critica, anche nelle forme della satira, è un diritto inviolabile sia in Italia che in Francia, ma non tutto può essere satira e in questo caso le due vignette offendono la memoria di tutte le vittime del sisma, le persone che sono sopravvissute e la città di Amatrice" ha proseguito l'avvocato Cicchetti. 

Perché una cosa è certa: la vignetta non fa ridere, come peraltro diverse altre del passato su altri temi. Quella di Charlie Hebdo sul terremoto in Centro Italia ha infatti suscitato fin dalla prime ore dalla pubblicazione una fortissima reazione di sdegno e indignazione sui social network, riaprendo la discussione sulla satira in generale e su quella in particolare proposta dal settimanale francese.

"Terremoto all'italiana: penne al sugo, penne gratinate, lasagne", è la traduzione della didascalia della vignetta che si vede qui sopra e in cui compaiono due persone sporche di sangue e altre ricoperte da strati di pasta.

Pubblicata nell'ultima pagina di un numero che ha in apertura una vignetta sul burkini, l'immagine era stata subito etichettata "sconvolgente" e "indecente" da tantissimi utenti del Web, alcuni dei quali arrivano a sottolineare con orgoglio di non essersi associati ai vari "'Je suis Charlie" in occasione dell'attentato terroristico alla redazione del giornale che il 7 gennaio 2015 vide l'uccisione di 12 persone e il ferimento di altri 11.

Ma c'è stato anche chi ha difeso la scelta: "Siamo tutti Charlie finché Charlie non sfotte noi", scrive ad esempio un utente. Mentre un altro sottolinea: "Può piacere o no, ma: non è satira, è humor nero. Lo hanno fatto anche su loro stessi". E ora che la questione è passata alla procura del tribunale di Rieti la discussione è più che mai aperta.

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