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Storia di una bomba: Fano, 13 marzo 2018 - foto

L'ordigno disinnescato dai Genieri ha richiesto l'evacuazione di 23mila cittadini. Il 10 giugno 1944 la stessa zona fu violentemente bombardata dagli americani prima della liberazione di Fano

Gli Artificieri del Reggimento Genio Ferrovieri di Castel Maggiore (Bologna) e della Marina Militare stanno monitorando l'area del Comune di Fano (Pesaro e Urbino) dove nella notte del 14 marzo 2018 è stata rimossa una bomba d'aereo della Seconda Guerra Mondiale, il cui innesco accidentale in un cantiere aperto sul litorale in località Sassonia ha reso necessaria l'evacuazione precauzionale di ben 23.000 cittadini. Per essere certi del cessato pericolo, saranno necessarie ai militari ben 144 ore di attesa.

Quella bomba da 500 libbre, vecchia di oltre 70 anni ma ancora in grado di devastare, riporta indietro alla storia della cittadina marchigiana durante la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1944 e il 1945.

Storia di una bomba

La bomba ritrovata potrebbe essere piombata su Fano la mattina del 10 giugno 1944: una settimana dopo la liberazione di Roma e quattro giorni dopo il D-Day in Normandia.

Erano i giorni dell'avanzata alleata lungo la penisola dopo l'impasse della battaglia di Montecassino e lo sfondamento successivo della linea Gustav.

Lungo la costa adriatica stavano risalendo le divisioni che costituivano l'8a Armata britannica. Per preparare l'avanzata, fu intensificata l'attività dell'Aviazione alleata che ebbe il compito danneggiare le linee di comunicazione e rifornimento dei tedeschi (ponti, linee, stazioni e scali ferroviari).

La città di Fano sarà liberata poco dopo i bombardamenti, il 27 agosto 1944 proprio dalle Divisioni polacche a seguito degli Inglesi.

La missione del 10 giugno che ebbe come obiettivi la stazione e lo scalo ferroviario di Fano (Marshalling Yards nel linguaggio dell'Usaf) fu presa in carica dal 340th Bomb Group dell'USAF, un reparto di bombardieri medi B-25 "Mitchell" con base ad Alesani, in Corsica. Tutti e tre gli Squadroni che costituivano il gruppo (486,487 e 488) presero parte all'incursione diurna su Fano.

Cielo sopra Fano, ore 11,17 del 10 giugno 1944

Volando in formazione dall'entroterra, decine di B-25 spuntarono improvvisamente dalle colline, luccicando come l'Adriatico di quella giornata tersa. A ondate, i bombardieri dell'Usaf puntarono alla zona centrale di Fano dove si trovavano la stazione e lo snodo ferroviario, un quartiere densamente popolato. Dalle foto aeree realizzate dai ricognitori appena dopo il raid risultò colpita una vasta area della centro cittadino, che comprendeva la località Sassonia sul lungomare, dove è stato rinvenuto l'ordigno lungo la via Ruggeri.

Quando gli aerei americani si allontanarono senza subire perdite, la devastazione e la morte macchiarono di sangue la storia di Fano. Molti furono i civili che persero la vita quella mattina del giugno 1944: tra gli altri anche cinque soldati tedeschi che si trovavano nei pressi della stazione al momento dell'incursione. Complessivamente quella terribile mattina caddero sull'area interessata ben 108 bombe (60 da 1000 libbre e 48 da 500 libbre, come quella disinnescata dagli Artificieri del Genio), praticamente tutte andate a segno.

Gli ultimi giorni di Fano in guerra

Per Fano iniziavano le ore più drammatiche, che proseguirono fino al giorno della liberazione. I tedeschi in ritirata saranno artefici di gravi distruzioni a danno di palazzi, monumeti e chiese della cittadina. Dopo aver minato il campo di aviazione (che per un caso sarà poi utilizzato proprio dal 340th Bomb Wing fino al luglio 1945), i tedeschi distruggeranno a colpi di tritolo i campanili secolari della città. Era il 22 agosto 1944. Mancavano 5 giorni alla fine di una drammatica avventura cominciata quattro anni prima proprio il 10 giugno.

La stessa data della pioggia di bombe che l'ordigno da 500 libbre arrugginito e sepolto nel terreno sabbioso per 74 anni ha riportato alla memoria.

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ANSA/COMUNE DI FANO
La cartina mostra la zona da evacuare a Fano dopo il ritrovamento della bomba da 500 libbre. 13 marzo 2018.

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Edoardo Frittoli