donald-trump
Win McNamee/Getty Images
News

Se Trump licenziasse Mueller: gli scenari

Il Partito Repubblicano si è schierato contro l'ipotesi che significherebbe l’inizio della fine della sua Presidenza. Ma l'uomo è imprevedibile

Ci sono crimini passionali e ci sono crimini logici, diceva Albert Camus. Li distingue la premeditazione. Poi c’è Donald Trump. Meteorite scagliato nel paludato mondo delle istituzioni, del diritto e della diplomazia.

Il principale scandalo che lo riguarda, il Russiagate, sembra giunto a un punto di svolta, dopo il licenziamento (passionale o premeditato?) di Andrew McCabe, l’ex numero due dell’FBI e fedelissimo del numero uno, quel James Comey pure licenziato clamorosamente da Trump a maggio 2017.

L’uscita forzata di McCabe dal Bureau a 24 ore dal suo pensionamento ha il gusto sfacciato della sfida provocatoria. Non solo per i giuslavoristi europei (McCabe è classe 1968 e quindi sarebbe arrivato alla pensione alla vigilia dei cinquant’anni), ma ironie a parte soprattutto per Washington e tutta l’architettura del potere americano, consapevole delle potenziali ripercussioni della mossa di Trump e del procuratore generale JeffSession, nell’ordine il mandante e l’esecutore materiale del licenziamento.

La guerra all'FBI

La nomina, o promozione se si preferisce, di Mike Pompeo al Dipartimento di Stato aveva fatto sperare molti addetti ai lavori che la guerra tra il Presidente e il mondo dell’Intelligence, iniziato appunto con la cacciata di Comey, fosse finalmente conclusa. Se il capo della CIA diventa il capo della diplomazia, era il ragionamento, vuol dire che i settori strategici dell’amministrazione USA sono tornati a parlare la stessa lingua, a remare nella stessa direzione.

Ma non è così. È vero che la comunità dell’Intelligence americana si compone di 17 agenzie federali, ma il loro peso specifico è molto differente. CIA, FBI e NSA (quest’ultima un gradino sotto) sono le roccaforti della comunità. Dichiarare guerra all’FBI significa aprire una ferita difficilmente sanabile a livello istituzionale.

Trump aveva già cercato di licenziare McCabe, ma la minaccia del nuovo capo dell’FBI Christopher Wray sembrava averlo dissuaso. Invece, con Session, stava ordendo il colpo e McCabe è stato messo fuori dalla porta quando ormai stava già preparando l’iconico scatolone con gli effetti personali, che nell’immaginario collettivo identifica la fine di un rapporto di lavoro in America.

Il ricordo di Nixon

Se il Watergate ebbe il “Saturday Night Massacre”, il Russiagate ha ora il suo equivalente nel "Saturday Morning Meltdown". Nixon licenziò infatti Archibald Cox, il Procuratore Speciale del Watergate il 20 ottobre del 1973; Trump ha licenziato McCabe e sembra aver messo nuovamente nel mirino Mueller. Capacissimo di ripetersi.

Per questo il Partito Repubblicano non ha esitato a schierarsi contro Trump. Il licenziamento di Mueller significherebbe l’inizio della fine della sua Presidenza, ha detto testualmente alla CNN Lindsay Graham, il senatore repubblicano della South Carolina. Altri colleghi del GOP hanno rincarato il medesimo concetto.

Cosa può succedere ora

Il Congresso osserva quindi attonito gli sviluppi. Sa che McCabe, dopo il licenziamento, non si è limitato a portare al procuratore speciale Mueller il suo diario, o Memo, nel quale ha annotato le conversazioni avute col Presidente, ma ha aggiunto al plico anche il Memo redatto a suo tempo da Comey.

Vedremo adesso, ha twittato amleticamente Comey, “who is honorable and who is not”. Di certo a Capitol Hill la sensazione dell’atto finale è vicina. Ma Trump, come dimostra ogni giorno, è imprevedibile.

Lo scandalo di Cambridge Analytica lo comprova: si cercavano il troll russi e saltano fuori gli hacker inglesi capaci di rubare 50 milioni di account da Facebook per conto di Steve Bannon (lo stratega di Trump), che voleva un’arma di massa per cambiare la cultura americana alla radice. Una volta c’erano i libri per questo, ora abbiamo i social.

Trump voleva licenziare Mueller già a giungo 2017. Il Congresso, per scongiurare la mossa, ha emanato due disegni di legge bipartisan a protezione del procuratore speciale, ma con Trump nessun paracadute è del tutto sicuro. Ha già dimostrato di voler, e di saper, forzare giuridicamente il sistema, e non è escluso che torni a farlo. Il rilancio, come lui sa bene a differenza dei suoi avversari, è stato sinora la sua forza.

Per saperne di più


I più letti

avatar-icon

Alessandro Turci

Alessandro Turci (Sanremo 1970) è documentarista freelance e senior analyst presso Aspenia dove si occupa di politica estera

Read More