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Scommesse online: quando la vittima è la società di betting

Bancoposta avrebbe prelevato (senza autorizzazione) i soldi dal conto del cliente New Gioco per rimborsare due clienti che si sono dette "truffate"

Non è una fake news. In questo caso la precisazione è doverosa. Infatti, se non fosse per una querela presentata, con tanto di nome e cognome, presso il Tribunale ordinario di Roma, questa storia potrebbe essere considerata come una delle tante bufale che compaiono quotidianamente sui siti. Ed invece è tutto vero.

Ogni giorno, lo si sa, in Internet accadono cose assurde tra truffe, furti di identità e clonazioni. Ma questa vicenda, avvenuta poche settimane fa e che avrebbe visto un “giro di soldi” prelevati da un istituto bancario all’insaputa del titolare di conto corrente, è riuscita a stupire persino i massimi esperti di Diritto delle nuove tecnologie.

I protagonisti sono la società di betting “New Gioco”, due signore e l'istituto bancario delle Poste, BancoPosta.

Ma andiamo per gradi.

Cosa è successo

Il bookmaker “New Gioco”, concessionario GAD per i Monopoli di Stato e quindi società riconosciuta dallo Stato italiano come operante nel betting, ha ricevuto e accettato l’iscrizione al sito da parte di alcune signore che, nell’occasione, hanno richiesto un conto gioco all'interno della piattaforma.

“Per completare le formalità richieste, le signore hanno inviato documenti di identità, validato la registrazione via mail e quindi successivamente inviato un bonifico bancario dal proprio conto personale per poter "caricare" il medesimo conto-gioco e quindi fruire dei servizi di scommessa”, spiega a Panorama.it, l’avvocato Fabio Maggesi, esperto del Diritto Internet e Diritto Nuove Tecnologie web e che rappresenta la società di gaming.

E fin qui, niente di strano.

“A seguito della fruizione dell'intero importo caricato ed avendo quindi scommesso all'interno del sito web l'intera somma messa a disposizione - prosegue il legale - risulterebbe che questi utenti abbiano disconosciuto l'intera operazione economica facendo quindi querela alle competenti autorità”.

La denuncia ai carabinieri

In sostanza, dopo aver inviato i documenti ed aver effettuato una serie di passaggi necessari per l’autentificazione e aver persino partecipato al gioco, le signore avrebbero totalmente negato di essersi iscritte alla piattaforma e ancor di più di aver scommesso.  

“Comprendo che talvolta sul web possa accadere – precisa l’avvocato -  anche se, in questo caso, risulterebbero certificati troppi passaggi”.

Ma ecco che l’istituto bancario della società di gaming, davanti ad una semplice denuncia presentata presso la caserma dei carabinieri, preleva dalla società stessa, senza il consenso del titolare, i soldi versati dalle due donne e glieli restituisce.

Il comportamento della banca

“Quello che non comprendo è a che titolo l'istituto Bancario delle Poste, presso cui il mio assistito ha il proprio conto corrente, abbia disposto, senza avere la certezza di una eventuale truffa, in favore degli utenti, il ristorno delle somme -  puntualizza Maggesi – In pratica, le Poste hanno avuto accesso al conto corrente della “New Gioco” ed hanno stabilito che tali somme dovessero essere restituite agli ordinanti”.

In realtà, infatti, sarebbe la magistratura l'unica istituzione avente titolo a stabilire un provvedimento di risarcimento di questo tipo e per altro solo in determinate circostanze. Ma per il caso in esame lo stesso istituto bancario, dopo essere stato interpellato del legale, avrebbe risposto: "In presenza di buona fede, il caso più semplice è che il cliente (le due signore, ndr) abbia sbagliato le coordinate (inserite quelle del meccanico mentre doveva fare il postagiro al carrozziere) o che abbia subito una frode".

Come è possibile che una banca, senza autorizzazione da parte dell'intestatario, possa prelevare dei denari dal conto corrente per indirizzarli altrove?

Abbiamo chiesto a BancoPosta di spiegarci come sono andate le cose, ma finora non abbiamo ricevuto risposte (che attendiamo e che, se arriveranno, volentieri pubblicheremo).

Un precedente pericoloso

“Una fattispecie come questa, laddove prendesse piede come ordinaria, metterebbe in allerta qualsiasi azienda che opera online vendendo beni e/o servizi - continua il legale - È come se domani un soggetto richiedesse di comprare pubblicità su una testata giornalistica online, inviasse firmato il contratto, inviasse il proprio documento di identità e bonificasse l'importo pattuito dal proprio conto corrente. E dopo aver fruito alcuni giorni della pubblicità, lo stesso presentasse querela per riavere indietro i soldi. Alla luce di quanto è avvenuto, con una semplice denuncia potrebbe riavere, in pochi giorni, le somme versate nuovamente all'interno del proprio conto corrente perché così disposto dall'istituto bancario presso cui la testata ha aperto il proprio conto corrente. Sarebbe il Far West”.

È possibile che vi siano degli accordi tra l'istituto e la società di servizi interbancari che permette simili movimenti? “Sinceramente non ne ho contezza" dice l'avvocato. "Mi auguro che i soggetti coinvolti sappiano spiegarlo dinanzi alla Magistratura avendo già depositato una querela piuttosto dettagliata”.

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Nadia Francalacci