Schlein
(Ansa)
Politica

Primarie, vince Elly Schlein. Perde il Pd. «Saremo un problema per il Governo»

Il voto dei gazebo ribalta il risultato del voto tra gli iscritti. Bonaccini chiede l'unità ma il congresso è già spaccato. Il Pd vira a sinistra, tra le braccia del M5S

Elly Schlein ha vinto le primarie e sarà il prossimo segretario del Pd. Una vittoria che ha già una connotazione storica; si tratta infatti della prima donna alla guida del partito dalla sua nascita, nel 2007. Un risultato a sorpresa, ottenuto grazie ad una partecipazione importante con oltre un milione di votanti che si sono recati ai gazebo e che con il 53,7% hanno scelto lei (soprattutto al nord, soprattutto nelle grandi città); una bella boccata d'ossigeno per il Nazareno che temeva una fuga dal voto. Certo, nessuno si immagina più i famosi 3 milioni dei primi gazebo di 15 anni fa, ma la soglia psicologica del milione è stata comunque superata.

L'analisi di questo risultato è di per se chiara ma anche paradossale e da sola spiega il caos che anche nella notte agita il Partito. perché il vero sconfitto è il Pd stesso, nella sua struttura, nelle correnti, negli uffici del Nazareno; nelle fondamenta.

Su twitter la scorsa notte un militante sintetizzava così: «Il Pd è nelle mani di una fresca tesserata, che con i voti dei non tesserati è andata contro il voto degli iscritti al partito stesso». Ed in effetti è andata proprio così. Schlein ha infatti preso la tessera lo scorso 12 dicembre, dicendo di voler entrare nel partito «in punta di piedi» e si prende la segreteria con il voto di chi non è di fatto dentro al partito ma con il voto libero (a tutti, di tutti i partiti, per tutti gli interessi) dei gazebo.

Stefano Bonaccini è lo sconfitto che non ti aspetti perché tutti lo davano come favorito. Soprattutto dopo che il voto degli iscritti al Partito lo aveva visto superare comodamente il 50%. Ecco quindi che, inevitabilmente, tra gli sconfitti c'è il Pd stesso, la maggioranza degli attuali big che si erano schierati con Bonaccini e, come dicevamo sopra, anche la maggioranza degli iscritti.

Il Partito Democratico quindi vira decisamente a sinistra e nella sua rotta ha evidente la prossima alleanza con il Movimento 5 Stelle; ma allo stesso tempo la svolta porta alla fine dell'ipotesi di Campo Largo. Troppo ampie infatti le differenze con Renzi e Calenda. Una virata molto chiara dalle prime parole della vincitrice: «Saremo un problema per il Governo Meloni». Avete capito bene, non saremo «opposizione», saremo un problema (con pochi parlamentari, le andrebbe ricordato).

Vince Elly Schlein e chi del vecchio Pd l'ha appoggiata: Provenzano, Orlando e e tutta la truppa di Bersaniani già pronti a rientrare nel partito da cui erano fuggiti (anzi, erano stati rottamati, come andava di moda dire ai quei tempi)..

E viene anche difficile capire come chi appoggiava Bonaccini possa restare in un partito che, a parole, dovrebbe cambiare rotta in maniera netta; inutile dire che si parla già di fughe verso il centro, tra le braccia di Renzi, Calenda e compagnia. Basta leggere le parole di Bonaccini, e di alcuni vicine a lui, rubate nella notte della sconfitta: «Da domani tutti dobbiamo dare una mano per il rilancio del Pd, sentiamo la responsabilità di metterci a disposizione, dobbiamo dare una mano a Elly. Non è il momento delle fughe...».

Ecco, fughe. In molti da stanotte sono convinti che il Pd perderà altri pezzi, anche importanti e che la sinistra non sarà più la stessa, nelle meni dei grillini che Schlein andrà ad abbracciare.

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Andrea Soglio