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Politica

I numeri del Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza

Il documento da 337 pagine contiene tutti i capitoli di spesa. Un piano da 221 miliardi che dovrebbe aiutare il paese ad uscire dalla crisi legata alla Pandemia

Un piano da 221,5 miliardi di euro, di cui 191,5 riferibili al Recovery fund e 30 per finanziare le opere "extra Recovery", che porterà nel 2026 a un aumento del Pil del 3,6% e avrà un impatto sull'occupazione di quasi tre punti percentuali. Sono questi i numeri del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) da 319 pagine messo a punto dal governo Draghi che dovrebbe arrivare oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri.

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Nella premessa firmata dal presidente del Consiglio Mario Draghi si precisa che il piano prevede "quattro importanti riforme di contesto – pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza". Tra gli obiettivi ci sono la "modernizzazione del mercato del lavoro; il rafforzamento della concorrenza nel mercato dei prodotti e dei servizi" e la riforma del fisco, anche in chiave ambientale. Un piano di "portata e ambizione inedite" che per l'Italia "rappresenta un'opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme": l'obiettivo è arrivare al 2026 con "miglioramenti marcati" sul fronte delle diseguaglianze di reddito, dell'inclusione di genere e della disoccupazione giovanile.



Il tutto con una novità di importanza fondamentale rispetto al passato: sull'attuazione del piano Bruxelles si potrà confrontare con un interlocutore preciso. Si tratta di un comitato, "istituito presso la Presidenza del Consiglio, a cui partecipano i ministri competenti", e a cui è affidata la supervisione politica del piano. È prevista "una struttura di coordinamento centrale presso il ministero dell'Economia" che "supervisiona l'attuazione del piano ed è responsabile dell'invio delle richieste di pagamento alla Commissione Ue", scrive Draghi. Accanto al comitato verranno istituite "una struttura di valutazione e una di controllo. Le amministrazioni sono responsabili di singoli investimenti e riforme" e "il governo costituirà task force locali per aiutare le amministrazioni".

Ma dove andranno i soldi del Pnrr? L'obiettivo finale, secondo quanto ha anticipato il ministro dell'Economia Daniele Franco ai colleghi, non è solo "riparare i danni della pandemia" ma affrontare le "debolezze strutturali" dell'economia italiana: sono 135 le linee di investimento previste dal piano il cui impianto, hanno fatto sapere nelle scorse ore fonti governative, "non cambierà", nonostante le richieste insistenti dei partiti. Il 40% delle risorse andrà al Mezzogiorno, mentre le altre suddivisioni sono le seguenti: 57,5 miliardi (il 30% del totale) per progetti green; 43,5 miliardi per la digitalizzazione; 31,6 miliardi per istruzione e ricerca; 25,3 miliardi per le infrastrutture; 17,8 miliardi per inclusione e coesione e 15,6 miliardi per la salute, settore per il quale sarà stanziato un totale di 19,7 miliardi sommando anche altri fondi. "Le sei missioni del piano sono: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e
transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione;
salute", si legge nella premessa. Il piano è "in piena coerenza con i sei pilastri del NGEU (Next Generation Eu) e soddisfa i parametri fissati dai regolamenti europei".

Un focus particolare è quello sull'istruzione e i servizi per l'infanzia: gli investimenti previsti, secondo quanto si è appreso, puntano ad aumentare di 228mila posti l'offerta per la prima infanzia, di cui "152mila per i bambini da 0 a 3 anni e circa 76mila per la fascia 3-6 anni". Prevista la costruzione o l'adeguamento strutturale di "circa 900 edifici da destinare a palestre o strutture sportive", anche per contrastare
la dispersione scolastica; inoltre, in circa 1000 scuole verrà finanziata la "costruzione o la ristrutturazione degli spazi delle mense", per aumentare il ricorso al tempo pieno. Il piano, sottolinea Draghi nella premessa, è infatti "fortemente orientato all'inclusione di genere e al sostegno all'istruzione,
formazione e occupazione dei giovani".

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Chiara Merico