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Politica

Ddl Zan. Come ti erudisco il pupo!

Il vero problema del discusso ddl è l'educazione (o plagio) dei nostri studenti più piccoli

Alla fine i nodi vengono al pettine, ed è quello che sta succedendo con il disegno di legge Zan sull'omotransfobia, la cui calendarizzazione è stata votata positivamente per poter dunque approdare in Aula al Senato.

Molti i punti oscuri del testo, dagli intenti liberticidi alla propaganda gender. Ed è proprio il gender e, dunque, tutta la complessa e spinosa questione dell'identità di genere che fa capolino nel disegno di legge, fin dall'articolo 1, arrivando poi – grazie all'articolo 7 – a volersi ergere come Giornata nazionale per tutta la penisola e, soprattutto, per le scuole.

Ebbene sì, eccolo l'ultimo nodo venuto al pettine proprio in questi giorni, nonostante i tentativi di mascheramento proprio da parte di Zan e dei sostenitori della sua legge. Nonostante le belle ed edulcorate parole del disegno di legge, nonostante i – vani – tentativi di rassicurazione sulla non ingerenza nell'educazione scolastica e, soprattutto, sull'inesistenza della Teoria Gender, ecco che proprio chi porta avanti questa legge è uscito alla scoperto, auto-smascherandosi.

Qualche giorno fa, infatti - proprio subito dopo la calendarizzazione del ddl Zan in Senato – le forze di centrodestra in forza al governo, quindi Lega e Forza Italia, supportate da Udc e Cambiamo, hanno presentato un testo alternativo a quello del Senatore Alessandro Zan. La proposta, composta da 3 articoli e scritta su proposta dei senatori Licia Ronzulli, Matteo Salvini, Paola Binetti e Gaetano Quagliariello, si prefigge sostanzialmente di normare quella "lacuna legislativa" tanto decantata dalla comunità Lgbt, dunque delle aggravanti per chi discrimina e in qualsiasi modo usa violenza contro altre persone per il futile motivo dell'orientamento sessuale. Niente di più condivisibile, dunque, e quindi, verrebbe da dire, finalmente la soluzione a tutti i problemi.

E invece no. Perché la comunità Lgbt che sostiene il ddl Zan (ricordiamo che molti, come ArciLesbica, sono fortemente contrari) e in generale i fautori della legge contro l'omotransfobia non hanno esitato neanche un attimo a rifiutare la proposta avanzata dal centrodestra. Come mai? Non era proprio la presunta "emergenza omofobia" che volevano contrastare? Non erano proprio le violenze e le discriminazioni che volevano punire?

Evidentemente no. Evidentemente c'è dell'altro – ma già lo sapevamo – che ora sta quindi venendo a galla, ovvero il vero intento di una legge che vuole imporre un pensiero unico e dominante, soprattutto ai bambini.

Come si diceva poc'anzi, infatti, capisaldi del disegno di legge Zan non sono le lotte a discriminazioni e violenze, ma due pilastri della Teoria Gender: l'identità di genere e la sua propaganda senza freni nelle scuole, ai più piccoli. Nodi che vengono al pettine, dunque, ma – come dicevamo – che già erano palesi da tempo. Ciò di cui stiamo parlando, infatti, è contenuto in particolare negli articoli 1 e 7 del testo. Nel primo articolo, infatti, si disciplina il sesso come sia "biologico" che "anagrafico", così come per genere si intende "qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso". Idem per l'identità di genere che, addirittura, viene descritta come "l'identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corri­spondente al sesso, indipendentemente dal­ l'aver concluso un percorso di transizione".

Frasi conosciuto ormai, ma che è bene ricordare in parallelo con l'articolo 7 che, istituendo la Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, porta il gender nelle scuole che sono chiamate "nel rispetto del piano triennale dell'offerta formativa" a provvedere a delle attività idonee e compatibili con la stessa Giornata nazionale.

Ve li immaginate, quindi, i vostri e nostri figli – fin dalla più tenere età – ad ascoltare spiegazioni e lezioni su cosa sia l'identità di genere? Immaginate cosa potrà succedere nelle scuole, dove gli insegnanti, in buona o malafede, potranno – anzi dovranno – spiegare ai bambini che non esistono solo "uomini" e "donne", ma tantissimi generi diversi e distinti (basti pensare che Facebook ne riconosce ben 56). Immaginate la confusione dei bambini nel sentirsi dire che ogni mattina si possono svegliare e sentire ciò che gli pare: maschi, femmine o qualcos'altro.

Anche se difficile da immaginare, ben presto tutto questo potrebbe essere realtà. Una cruda e pericolosa realtà, che è il vero obiettivo del ddl Zan, finalmente smascherato dai suoi stessi sostenitori e proponenti.

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Jacopo Coghe