Petrolio: ok ai tagli fino al 2024. L’attenzione sui prezzi in ribasso
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Petrolio: ok ai tagli fino al 2024. L’attenzione sui prezzi in ribasso

L’accordo OPEC+ conferma la riduzione fino al prossimi ann. Intanto il prezzo del Wti oggi si attesta sui 72,5 dollari al barile

Lo scorso 4 giugno i Paesi produttori di petrolio hanno raggiunto un accordo alla riunione dell'OPEC+ per estendere i tagli alla produzione fino alla fine del 2023 e a tutto il 2024 e fissare un nuovo obiettivo di produzione annuale di petrolio di 40,4 milioni di barili al giorno nel 2024. In questo panorama si inserisce l'Arabia Saudita che estenderà i suoi tagli alla produzione di 500.000 barili al giorno.

«La decisione dell’Arabia Saudita di tagliare unilateralmente la produzione di petrolio nasce da un braccio di ferro in atto con la Russia, la quale negli ultimi mesi, proprio per finanziare l’operazione militare in Ucraina, necessita di risorse che ottengono attraverso la vendita sul mercato di petrolio russo attraverso metodologia non troppo trasparenti, come le petroliere fantasma ma anche probabilmente vendite su mercato nero» ha spiegato a Panorama.it Gianclaudio Torlizzi.

L’incertezza che domina i Paesi in questo periodo ha tuttavia provocato, al contrario di quanto ci si aspetterebbe, una normalizzazione dei prezzi del petrolio, e anzi, una diminuzione del caro benzina che si era verificato con l’inizio della guerra.

«Questa grande immissione da parte dei russi, ha avuto un impatto sul mercato soprattutto alla vigilia del taglio dell’opec (aprile o maggio)» ha continuato Torlizzi «Il petrolio ha continuato a scendere invece di stabilizzarsi, e questo ha portato Ryadd a dare vita a un nuovo taglio unilaterale, che denota una volontà da parte dei sauditi di evitare che il prezzo scenda sotto i 70 dollari al barile.
Il prezzo ha assistito a un rimbalzo (76 dollari al barile), si è insomma riusciti a recuperare 4 o 5 dollari».

A questo si aggiunge anche la Cina. «La ripresa delle importazioni dalla Cina, che si stabilizza come economia dopo il Covid, si dovrebbe tradurre in una nuova accelerazione del prezzo» commenta Torlizzi. «Ci sono ancora pressioni ribassiste ma la decisione dell’Arabia crea inevitabilmente ulteriore tensione sull’offerta, aprendo lo scenario di una riaccelerazione non appena si stabilizzerà l’Europa».

«Si apre quindi un nuovo contrasto con Occidente e soprattutto Stati Uniti che utilizzano come estorsione la politica monetaria. In quest’ottica si inquadra il processo di restrizione monetaria della Fed che ha portato i tassi al 5.25%. Quando si riunirà la Fed la prossima settimana potrebbe esserci un nuovo inasprimento” conclude Torlizzi «Le tensioni sull’offerta del petrolio ma anche su altre materie prime, costringono Fed e Bce a perseguire politiche molto restrittive per limitarne il costo. Il prezzo è molto salato perché potrebbe portare a una crisi del manifatturiero».

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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