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La flotta fantasma

La flotta fantasma

Una compagnia indiana carica il greggio russo in un porto sul Mar Nero, lo trasporta in una raffineria del proprio Paese e da qui, aggirando il bando internazionale per l’invasione dell’Ucraina, fa arrivare petrolio in Occidente. Italia compresa. Panorama ne segue il vortice delle rotte.


La Achilles, petroliera della classe Aframax, 245 metri di lunghezza, è attesa ai primi giugno nel porto estone di Tallinn. Ha superato il canale di Suez lo scorso 17 maggio e, nel momento in cui scriviamo, si trova nel canale di Sicilia diretta verso Gibilterra. Arriva da Vadinar, scalo petrolifero indiano nello Stato del Gujarat nonché sede di una delle più importanti raffinerie del Subcontinente. In Asia era arrivata da Novorossijsk, il principale porto russo sul mar Nero, terminal d’imbarco del ricco bacino petrolifero del mar Caspio.

Questo complicato «giro dei sette mari» ha una sola ragione: eludere l’embargo occidentale alle risorse energetiche di Mosca. Vale la pena di ricordare che l’Estonia è uno dei Paesi in prima linea per la sanzioni contro il Cremlino per l’invasione dell’Ucraina e uno di quelli che fin dall’inizio ha fatto più pressione per sanzionare anche petrolio e gas russo.

La Achilles è solo una delle petroliere di una misteriosa «flotta fantasma»: compagnie sconosciute fino a pochi mesi fa, che in breve tempo hanno accumulato un numero enorme di navi il cui scopo è quello di far girare il petrolio russo, raffinarlo in India e recapitarlo – spesso, ma non solo – in Occidente.

Panorama ha tracciato i viaggi dell’ultimo anno di 48 delle 57 navi di quella che è la più importante società di queste flotte misteriose. Scoprendo che le petroliere attraccano spesso in Europa e, almeno fino all’inizio del bando dell’Ue al petrolio russo, lo scorso 5 dicembre, hanno frequentato assiduamente i porti italiani. La compagnia armatrice si chiama Gatik Ship Management, ha sede in un «mall» della periferia di Mumbai, il Neptune Magnet. Ma quando i giornalisti indiani si sono presentati all’ufficio 306 del Neptune, l’indirizzo che figura nei registri commerciali come sede dell’impresa, hanno trovato una porta chiusa e la scritta «for rent», affittasi…

Nel 2021, la Gatik Ship Management disponeva di sole due navi. Adesso, è l’undicesima compagnia al mondo per numero di petroliere e la sua flotta vale 1,6 miliardi di dollari. Chi siano gli effettivi proprietari della Gatik è impossibile determinarlo. La società di consulenza Kpler, citata dal quotidiano Financial Times, ha però ricostruito che oggi le navi della compagnia trasportano per quasi il 50 per cento il petrolio di Rosneft, l’azienda energetica statale russa che è sotto sanzioni. Per un altro 29 per cento movimenta idrocarburi di altri fornitori dello stesso Paese.

Nei giorni dell’entrata in vigore delle sanzioni europee sul petrolio di Mosca, che ne vietano il trasporto ma anche la fornitura di assistenza tecnica, servizi di intermediazione e finanziamenti, un’altra nave della flotta della Gatik, la Theseus, è attraccata a Milazzo. Qui si trova il terminal della raffineria Ram (una joint-venture tra Eni e Q8 e un portavoce della compagnia italiana dice: «Eni conferma che non sono previsti propri approvvigionamenti nel prossimo futuro di olio e/o prodotti raffinati per la raffineria di Milazzo provenienti dall’India, e di non averne ricevuti nemmeno negli ultimi mesi»). Nel porto siciliano la Theseus è arrivata il 14 novembre proveniente da Primorsk, porto petrolifero russo nei pressi di San Pietroburgo ed è ripartita il 17 dicembre scorso.

Prima di arrivare in Sicilia ha fatto scalo in Spagna, a Rotterdam e in Danimarca. Dopo aver lasciato Milazzo si è diretta a Novorossijsk. Una volta fatto il suo carico, si è diretta a Tema, terminal degli idrocarburi del Ghana. Da lì la Theseus è ripartita per il Baltico, questa volta il terminal di Ust-Luga, anch’esso non lontano da San Pietroburgo e principale attracco nel continente europeo di prodotti petroliferi con un transito di 30 milioni di tonnellate all’anno.

Nel momento in cui scriviamo sta attraversando il canale di Suez diretta in India, a Vadinar. Qui dovrebbe essere arrivata nei giorni scorsi anche la Jaguar, partita lo scorso aprile sempre da Ust-Luga. Questa «oil tanker», però, solitamente fa la spola con i porti del Sud-est asiatico, tra Cina e Malesia. Nessuno dei due Paesi ha applicato sanzioni contro la Russia. Ma il sospetto degli occidentali è che in India finisca petrolio pagato a prezzi più alti del price cap di 60 dollari al barile deciso dagli Stati del G7. E da qui il prodotto raffinato venga smerciato in giro per il mondo, riempiendo le casse di Rosneft e quelle statali russe.

La Achilles, la petroliera partita da Vadinar e diretta a Tallinn di cui abbiamo detto, sulla base del pescaggio attuale dovrebbe essere semivuota. Ma al largo delle coste della Grecia ha fatto uno stop in mare aperto, dov’è stata affiancata per alcune ore da una nave più piccola. Una tecnica, spiegano gli esperti del settore, spesso utilizzata per i traffici di petrolio non propriamente legali.

Nel corso del 2022, l’Achilles è transitata spesso nei porti petroliferi italiani. Da Trieste, dove parte l’oleodotto che rifornisce di petrolio le industrie della Baviera, a Sarroch in Sardegna e Augusta in Sicilia. Nella sua storia più recente, anche una serie di viaggi in Stati Uniti, tra Golfo del Messico e la costa Est. Ad Augusta, il cui terminal serve la raffineria di Priolo – di proprietà fino a pochi mesi fa del gruppo russo Lukoil -, nel corso del 2022 hanno attraccato varie altre navi della flotta della Gatik. Come la Marathon, attualmente ferma nello scalo di Ust-Luga.

Quello della Gatik era un caso tra gli operatori del settore ben prima che se ne occupassero i media. In aprile, l’International P&I Club, l’associazione degli assicuratori specializzati nella copertura dei rischi sul traffico mercantile, ha cancellato le polizze sui navigli della compagnia indiana. In caso di incidenti e danni ambientali, la flotta fantasma della Gatik è quindi priva dello standard assicurativo che garantisce almeno in parte il pagamento dei danni provocati dalla fuoriuscita degli idrocarburi. Le navi della Gatik hanno poi tra i 15 e i 20 anni di navigazione alle spalle e i tortuosi giri per triangolare il petrolio con l’Europa, gli Usa e gli altri paesi aggiungono rischi ulteriori.

Dopo l’inchiesta del Financial Times, pubblicata a inizio maggio, il registro navale di St. Kitts and Nevis ha cancellato le navi della Gatik. Poco male. Attualmente, a parte qualche eccezione, la maggior parte delle petroliere della compagnia indiana battono bandiera del Gabon. Secondo i dati di S&P Global Market Intelligence riferiti al 2022, oltre un terzo dei «tanker» registrati nello Stato africano sono di proprietà della Buena Vista Shipping, compagnia gemella della Gatik (aveva sede nello stesso ufficio del Neptune Mall di Mumbai), anche questa con solidi legami con Rosneft. Vale la pena di ricordare che la compagnia russa, guidata da uno degli uomini più potenti della Federazione, Igor Sechin – che per la sua attitudine si è guadagnato il soprannome di Darth Vader, come il malvagio di Guerre stellari – è anche la proprietaria del 49 per cento di Nayara Energy, a cui fa capo la raffineria indiana di Vadinar da dove la Achilles è partita carica con destinazione Tallinn.

Il 25 per cento di Nayara Energy dal dicembre scorso è posseduto da una società italiana, la Mareterra Group Holding. Sede nel cuore dei Parioli, a Roma, la Mareterra è subentrata al colosso del settore Trafigura in un’operazione dai contorni poco chiari. A Nayara Energy fa capo oltre alla raffineria anche il terminal petrolifero, un impianto petrolchimico e una rete di 6 mila stazioni di servizio nel Subcontinente. Al momento dell’ingresso di Rosneft, Nayara Energy valeva alcuni miliardi di dollari. Il prezzo pagato da Mareterra per comprare il 25 per cento non è stato reso pubblico. Ma nel bilancio del 2021 del gruppo, l’ultimo disponibile, il fatturato era di appena 680 mila euro.

Negli stessi giorni in cui Trafigura ha annunciato la cessione a Mareterra della quota nella Nayara holding, la stessa Trafigura – uno dei colossi del brokeraggio di petrolio e materie prime a livello mondiale – rendeva noto il proprio appoggio all’offerta di un fondo cipriota, Goi Energy, per rilevare la raffineria Isab di Priolo dai russi di Lukoil.

Nel marzo del 2023, nonostante le sanzioni, l’export russo di petrolio ha toccato i massimi da tre anni. Grazie a questo incredibile intreccio di petrolio, navi e quote societarie il greggio russo continua ad alimentare l’Occidente.

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