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Padre Nostro: perché il Papa vuole cambiarlo (mentre i vescovi sono divisi)

Papa Francesco vuole che il testo della preghiera venga rivisto. Ma nella Cei si scontrano tre fazioni e nulla cambia

"Sul Pater Noster il Papa sta, quasi quasi, perdendo la pazienza...". Ma non perché, si vocifera in Vaticano, abbia qualche riserva sulla preghiera insegnata da Gesù. Dai collaboratori di Francesco, in realtà, si apprende che il pontefice non tollera più che milioni di fedeli continuano a recitare una traduzione errata del Padre Nostro che chiede a Dio di "non indurci in tentazione". Un errore segnalato più volte da Bergoglio alle Conferenze episcopali, sollecitandole a cambiare il testo errato con parole più "appropriate", perché un Padre non "induce" mai i figli a sbagliare.

Perché il Padre Nostro è tradotto male

Qualche episcopato, in verità, si è mosso, in particolare nelle aree spagnole e francesi, ma italiani e nord-europei rimandano. Non a caso, tra i temi sollevati dal Papa davanti ai circa 100 mila giovani radunati il 12 e il 13 agosto scorso a Roma e in Vaticano c'è stato proprio il Padre Nostro, "tradotto in modo sbagliato perché", è la spiegazione del Papa, "è assurdo dire che Dio induce, costringe o abbandona i suoi figli agli errori, al peccato. È una traduzione sbagliata che va corretta con termini più in sintonia con il testo di Gesù, magari implorando Dio ad aiutarci a non farci cadere nelle tentazioni".

Bergoglio lo ha detto alle decine di migliaia di giovani arrivati da tutto il mondo, in gran parte dall'Italia, dove purtroppo ci sono le resistenze più dure da parte dei vescovili più tradizionalisti. In realtà, spiegano Oltretevere, il Papa si è "servito" della kermesse giovanile per manifestare il suo disappunto e richiamare i vescovi che remano contro, a partire dagli italiani, che al Consiglio permanente Cei delm19 gennaio scorso avrebbero dovuto presentare proprio la nuova versione della preghiera. Ma non se ne fece nulla per diversità di vedute interne e tutto venne "rinviato alla fine di quest'anno, tanto non c'è mica fretta" spiegò il segretario generale della Cei, il vescovo Nunzio Galantino.

Le divisioni dei vescovi italiani

La verità è che sul Padre Nostro i vescovi italiani si sono spaccati, a causa della dura contrapposizione di tre "partiti": un primo, tradizionalista, che non vuol correggere nulla; un secondo favorevole a cambiare il testo in "aiutaci, Padre, a non farci cadere in tentazione", sponsor tra gli altri il vescovo Bruno Forte, noto biblista, vicino a Francesco e al papa emerito Benedetto XVI; e un terzo che punta a "non abbandonarci alla tentazione", suggerito, sembra, dal cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, ex segretario generale Cei, biblista di lungo corso. "Ma sarebbe un errore chiedere a Dio di non abbandonarci, perché un Padre non abbandona mai i suoi figli", la critica di Forte e di altri vescovi. Da qui lo stallo.

Il Papa, però, non sembra disposto a tollerare ulteriori rinvii e per questo ne ha parlato al raduno dei giovani. Sarà ascoltato? Difficile dirlo. Intanto, sabato 18 agosto, ai funerali per le vittime del crollo del ponte di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco ha recitato, senza scomporsi, il Padre Nostro "sbagliato" invocando Dio di "non indurci in tentazione". E il Papa non ha gradito.


(Articolo pubblicato sul n° 36 di Panorama in edicola dal 23 agosto 20108 con il titolo "Padre nostro che dividi i vescovi")


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Orazio La Rocca