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MAHMOUD ZAYYAT/AFP/Getty Images
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Non solo Iraq: tutte le missioni italiane all'estero

Dal Kurdistan iracheno al Libano, dalla Libia al Kosovo: ecco dove sono impegnati i nostri soldati nel mondo

Per Lookout news

L’Italia allarga il proprio impegno militare in Iraq, dopo gli appelli del governo di Baghad e soprattutto dopo l’incontro a porte chiuse tra il nostro ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e il Segretario di Stato Usa, John Kerry. Al termine della riunione romana sulla crisi libica - che ha fatto un passo in avanti ma non decisivo – il governo italiano ha concordato l’invio di altri 450 soldati italiani a difesa dei lavori sulla grande diga di Mosul, infrastruttura centrale per l’intero Iraq, i cui lavori di ristrutturazione sono stati affidati alla ditta italiana Trevi di Cesena.

Perché la diga di Mosul
Il collasso della diga in terra, costruita nel 1984 su un letto di roccia idrosolubile e lunga poco più di tre chilometri, è segnalata a rischio di collasso già dal 2007. Definita “la diga più pericolosa al mondo” dal genio militare USA, il suo cedimento strutturale libererebbe “otto miliardi di metri cubi d’acqua del lago retrostante, provocando un’onda gigante (circa 20 metri) che sommergerebbe Mosul – una città di 1,7 milioni di abitanti situata circa 32 chilometri a valle – e provocherebbe inondazioni lungo tutto il fiume Tigri fino alla stessa Baghdad” secondo un rapporto del US Army Corps of Engineers.

 

Tutte le missioni italiane all'estero

 

Europa
Nei Balcani sono in corso diverse missioni, risultato della riorganizzazione e ridimensionamento delle forze NATO, che a partire dal 2003 è stata sostituita dall’UE in alcuni compiti (soprattutto di polizia, monitoraggio e consulenza). In Bosnia Herzegovina opera la European Union Force ALTHEA (che succede alle missioni NATO SFOR e IFOR). In Kosovo sono presenti EULEX (European Union Rule of Law Mission in Kosovo) e KFOR – Joint Enterprise della NATO. Nei Balcani occidentali e in Georgia è attiva la Missione di Monitoraggio dell’Unione Europea (EUMM) che contribuisce alla normalizzazione dell’area.

 

A Cipro opera dal 1964 la UNFICYP (United Nations Peacekeeping force in Cyprus), la cui missione fu modificata nel 1974 dopo il tentato di colpo di Stato da parte dei greco-ciprioti appoggiati da Atene, scatenando l’intervento della Turchia. Il nuovo mandato prevedeva la supervisione del cessate-il-fuoco. Qui l’Italia svolge funzioni di polizia. A Malta le nostre forze armate sono presenti con la MICCD (Missione Italiana di Collaborazione nel Campo della Difesa) e nel Mediterraneo con la Active Endeavour  con le altre forze navali della NATO.

Africa
L’Italia è presente nel Corno d’Africa con EUCAP NESTOR (European Union Regional Maritime Capacity Building for the Horn of Africa and the Western Indian Ocean); in Somalia con la missione europea di addestramento (EUTM), assegnata lo scorso febbraio al comando italiano del Generale Massimo Mingiardi, e con quella italiana di addestramento delle forze di polizia (MIADIT); nel Darfur con UNAMID (African Union/United Nations Hybrid operation in Darfur); in Mali con MINUSMA (United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission) e con la più recente EUTM (European Union Training Mission); in Sud Sudan con UNMISS (United Nations Mission in South Sudan); in Niger con EUCAP Sahel e in Repubblica Centrafricana con la più recente missione EUFOR. In Marocco, da 1991 l’Italia è presente invece con la missione MINURSO (United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara).

 Dal 2008 la nostra Marina partecipa anche alle operazioni Atalanta (UE) e Ocean Shield (NATO) per contrastare la pirateria al largo delle coste somale, in aggiunta alla EUTM Somalia, che però ha sede in Uganda. In Nord Africa, oltre alla missione in Marocco, l’Italia è presente anche in Egitto con l’MFO (Multinational Force and Observers) istituita nel 1978 nel Sinai per supervisionare il mantenimento della pace tra Egitto e Israele.

Una particolarità è rappresentata poi dal contributo delle forze armate italiane per il controllo del valico di Rafah, uno dei principali e più critici punti di confine e di accesso tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, dove c’è un solo militare italiano nella missione di assistenza alle autorità palestinesi nella gestione del traffico del valico (EUBAM Rafah). I nostri militari sono inoltre operativi in Libia e in Egitto con la missione dell’Unione Europea di Assistenza alle Frontiere (EUBAM).

 

Medio Oriente
In Medio Oriente i nostri soldati portano avanti la seconda missione più grande dell’Italia all’estero: UNIFIL in Libano, attualmente sotto il comando italiano. A guidarla è il Generale Luciano Portolano (subentrato al Generale Paolo Serra nel luglio 2014). Obiettivo di UNIFIL è stabilizzare l’area sud del Libano, dove opera Hezbollah e dove il nostro contingente opera in stretto coordinamento con le forze armate libanesi.

Sempre in Medio Oriente, l’Italia ha una task force aerea negli Emirati Arabi, un avamposto in Cisgiordania a Hebron (TIPH2), una task force aerea in Iraq e alcuni ufficiali negli avamposti della Middle East – UNTSO (United Nations Truce Supervision Organization).

E da oggi, come sopraindicato, con oltre un migliaio di soldati in Iraq tra addestratori e dispositivi di sorveglianza armata.

 L’Italia guida, inoltre, l'operazione EUNAVFOR MED contro gli scafisti nelle acque del Mediterraneo centrale, con la portaerei Cavour al comando dell'ammiraglio Enrico Credendino.

Asia
Oltre alla missione tra India e Pakistan UNMOGIP (United Nations Military Observer Group in India and Pakistan), istituita nel 1949 per supervisionare il cessate-il-fuoco tra Pakistan e India nello Stato di Jammu e Kashmir, in Asia Centrale il ministero della Difesa ha dispiegato militari in Afghanistan. Qui il nostro Paese ha impiegato sinora il suo contingente più numeroso, sebbene alla fine nel 2014 sia iniziato il lento ritiro del contingente ISAF della NATO. In Afghanistan sono stati già chiusi i PRT (Provincial Reconstruction Team) e diversi avamposti FOB (Forward Operating Base), tra cui la FOB Ice in Gulistan e Dimonios a Farah. L’ultima a essere dismessa nel novembre 2013 è stata la FOB Tobruk a Bala Baluk, in uno dei distretti in cui l’intensità degli scontri con i talebani si è fatta sentire più che altrove.

  Anche Camp Arena, ad Herat, è in fase di smobilitazione. Qui in questo momento si trovano ancora più di 500 soldati italiani, di cui una settantina svolgono compiti di addestramento delle forze di sicurezza afghane nell’ambito della nuova missione Resolute Support, subentrata all’inizio del 2015 a ISAF (International Security Assistance Force). L’Italia ha accolto la richiesta degli Stati Uniti di mantenere ancora per alcuni mesi le proprie truppe in Afghanistan oltre il termine previsto dell’ottobre 2015, mentre gli Stati Uniti porteranno avanti la missione almeno fino a tutto il 2016.

 

 

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Luciano Tirinnanzi