Il mare della Versilia è inquinato?
Giorgio Sturlese Tosi
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Il mare della Versilia è inquinato?

Anche quest'anno una delle zone regine del turismo italiano ha dovuto fare i conti con divieti alla balneazione, tra bollettini e dichiarazioni a volte contrastanti - Le foto

Sapore di sale. E non solo. Partenza difficile per la stagione balneare in Versilia. Non bastava il maltempo. Una pioggia di bollettini sanitari emessi dall’Arpat , l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, ha di fatto confermato quello che i turisti già sospettavano. Il mare era pieno di escherichia coli, cioè batteri fecali. Cioè cacca. Che, in un territorio con poche fogne, fuoriesce dai pozzi neri e cola nei fiumetti, per poi raggiungere il Tirreno. 

La prima mareggiata di feci (umane, come conferma l’Arpat a Panorama), era stata scoperta il 15 luglio a Marina di Massa e al Cinquale, sulla costa apuana, a ridosso del Forte dei Marmi, la perla della Versilia. Così tante feci da costringere i sindaci dei rispettivi comuni a decretare il divieto di balneazione in circa 100 stabilimenti balneari. Un divieto però violato da molti, al punto che la Capitaneria di porto, a bordo di gommoni e armata di megafoni, ha dovuto intimare di uscire dall’acqua. 

Il referto dell’Arpat parlava di «pericolo per la salute e l’incolumità dei bagnanti». I colibatteri riscontrati in mare, infatti, erano presenti in concentrazioni tali da poter provocare cistiti, diarree, polmoniti, setticemie e, nei bambini più piccoli, persino la meningite. Dopo qualche giorno gli esami sono stati ripetuti e l’allarme è rientrato. Ma intanto continuava a piovere e i torrenti nauseabondi che ingrossano quel tratto di costa continuavano a sversare di tutto. L’acqua era più torbida più del solito, piena di rifiuti di ogni tipo che arrivavano fino alla battigia dei più esclusivi stabilimenti balneari. Compresi quelli del Forte dei Marmi e di Marina di Pietrasanta, dove la sabbia si paga a peso d’oro e l’ombra di una tenda costa fino a 12 mila euro a stagione. Chiazze marroni e schiumose accerchiavano i pochi arditi che osavano gettarsi tra i flutti. 

Ma l’Arpat, per giorni, non ha effettuato nuovi esami. Il calendario dei prelievi è segreto, ma fissato da tempo a livello regionale. E così è toccato arrivare a lunedì 4 agosto per scoprire che l’escherichia coli, cioè la cacca, era arrivata anche a Viareggio e a Lido di Camaiore. Ovvero l’altro confine a sud del Forte, a questo punto letteralmente accerchiata. Ottantanove, stavolta, i bagni colpiti dal divieto di tuffi. Una mazzata per Viareggio, già afflitta secondo Confcommercio da un calo di turisti italiani, rispetto al 2013, pari a 600 mila unità. Bisogna precisare che dopo soli 4 giorni il divieto alla balneazione è stato tolto ed i turisti sono potuti tornare a fare il bagno.

Il presidente della Rete balneatori viareggini, Carlo Monti, ha minacciato la solita class action se non fossero stati presi provvedimenti per il futuro. Il sindaco della città, Leonardo Betti, quando l’8 agosto l’allarme è cessato e il divieto è stato revocato, ha festeggiato con un bagno liberatorio. E ha dato la colpa al maltempo. Ma possibile che bastino un po’ di piogge, sia pur straordinarie, a trasformare il mare più famoso della Toscana in una palude di escrementi? 

Intanto, al Forte dei Marmi, turisti e operatori continuavano a cullarsi nell’effimera illusione di una diversità di classe, e quindi batteriologica. Come se la cacca puzzasse a seconda di chi la fa. Le locandine dei giornali festeggiavano l’uomo più ricco del mondo in vacanza al Forte. O riportavano la classifica di Trivago, il sito internet di viaggi, che sanciva che l’albergo più caro d’Italia fosse proprio al Forte. Il Comune festeggiava i 100 anni di vita regalando magliette ai bagnanti.

In realtà l’acqua del Forte, almeno stando ai dati ufficiali forniti da Arpat, davvero è più pulita rispetto ai comuni limitrofi. Nonostante la corrente e la costa lineare, chi faceva un bagno a Lido di Camaiore o al Cinquale rischiava almeno una gastroenterite. Ma evidentemente bastava spostarsi di qualche stabilimento per poter fare serenamente quattro bracciate tra le onde dove le bandiere blu che certificano qualità e servizi sventolano garrule. 

Eppure anche al Forte il problema dei corsi d’acqua che attraversano il parco della  Versiliana, il Fiumetto e il Motrone, esiste da decenni. E l’incuranza dei milionari proprietari di ville, soprattutto nell’esclusivo quartiere di Roma Imperiale, è stato affrontato solo di recente, a colpi di controlli a tappeto e multe salate. Ma i parchi privati, immensi e curati maniacalmente, tanto che è proibito tosare i prati nelle ore della siesta, sottoterra nascondono pozzi neri vecchi di decenni che perdono o traboccano in caso di piogge abbondanti. 

Per non parlare delle cosiddette acque chiare, che invece sfuggono a qualsiasi controllo. O delle allacciature abusive alla rete fognaria. Il battagliero sindaco del Forte, Umberto Buratti, ammette che il problema aumenta con la presenza dei villeggianti, ma rivendica i risultati di nuovi impianti fognari e dell’obbligo di svuotare i pozzi neri almeno una volta l’anno. E annuncia l’imminente firma di un protocollo tra i comuni della costa (da Carrara a Viareggio), Regione, Arpat e Consorzio di bonifica che prevede nuovi impianti di depurazione e una gestione comune delle acque. «I nostri ospiti comunque possono continuare a stare tranquilli» dice Buratti. Almeno fino al prossimo rilevamento, fissato per settembre, a stagione conclusa. Intanto, alla peggio, ci sono le piscine. Chissà perché, al Forte, non c’è villa che non ce l’abbia. 

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Giorgio Sturlese Tosi

Giornalista. Fiorentino trapiantato a Milano, studi in Giurisprudenza, ex  poliziotto, ex pugile dilettante. Ho collaborato con varie testate (Panorama,  Mediaset, L'Espresso, QN) e scritto due libri per la Rizzoli ("Una vita da  infiltrato" e "In difesa della giustizia", con Piero Luigi Vigna). Nel 2006 mi  hanno assegnato il Premio cronista dell'anno.

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