Gli strani sogni del Mostro di Foligno
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Gli strani sogni del Mostro di Foligno

Tra un anno Luigi Chiatti finirà di scontare la sua pena in carcere e sarà di nuovo libero. Ma continua a sognare bambini, morte e sangue

Luigi Chiatti, l'ex geometra conosciuto come il 'mostro di Foligno', Il 19 ottobre 2015, sarà di nuovo un uomo libero.
Potrà circolare per le strade della città e vivere una vita normale.
Ma le lettere che sta scrivendo dal carcere non possono lasciare indifferenti. Sono i suoi sogni, visioni notturne fatte di sangue, bambini e animali che Chiatti mette nero su bianco e invia ad un amico conosciuto in cella.

"Vedo un bambino di sei-sette anni. Il bambino - scrive Chiatti - esce da un edificio sotto la pioggia, corre in pigiama leggero, la via che percorre mi da' la sensazione che sia quella dove c'e' l'ingresso dell'ambulatorio di mio padre a Foligno ad un certo punto lo vedo in un vicolo cieco di un centro storico di citta', ha accanto a terra un enorme (quasi come lui) pezzo di pane spezzato e scavato dalla mollica, la punta di un filone di pane, lo mangia spezzando dei pezzi... c'è credo anche un altro bambino, li' si sente al sicuro".

Poi continua la sua lettera scrivendo: "…armeggiare di nascosto con un dito di mano intero distaccato, tagliato di netto. Non si vedono perdite di sangue... è come fosse irrorato di sangue. Mi diverto, lo prendo e lo attacco per pressione tra le dita".

E’ il settimanale Oggi che rivela "in esclusiva" il contenuto di queste lettere. Ma sempre secondo il settimanale, nei racconti del Mostro di Foligno, compaiono "scarafaggi rossi", "conigli scuoiati, cotti, lessati, tagliati per lungo a metà, da fare a pezzi con le mani", ma anche insetti "da schiacciare", soprattutto i piu' piccoli, e "mucche da fare a pezzi con le forbicine della Chicco".

Chiatti viene arrestato nel 1993 per avere ucciso il piccolo Simone Allegretti, di quattro anni, e poi Lorenzo Paolucci di 13, in modo davvero atroce.

Abbiamo rivolto alcune domande a Silvio Ciappi, psicologo forense e criminologo.

Lei conosce personalmente Luigi Chiatti. Se una persona del genere continua a sognare di voler uccidere come lo si può lasciare libero?
Ovviamente non mi riferisco a Chiatti in persona, ma la dimensione onirica e' dal punto di vista psico dinamico estremamente importante perché fa luce sulle fantasie inconsce di ognuno di noi. Certo un conto e' sognare, un conto e' l 'acting out , il mettere cioè in pratica i propri fantasmi e le proprie angosce. Tra la fantasia e la realizzazione ce ne passa.

Come si può intervenire psicologicamente su un soggetto così?
Ovvio che il carcere qui ha fatto poco e poco può fare. Io personalmente ho diretto dei programmi per il trattamento dei sex offender ma questi programmi almeno in Italia non funzionano a causa delle eccessive rigidità burocratiche e ostacoli di legge. Occorrerebbe pensare a forme di intervento psicologico in profondità. In casi come questi la perversione mentale ha radici in profondi traumi che non possono essere risolti solo con i classici interventi di ascolto e terapeutici dei penitenziari.
Ho conosciuto molti di questi soggetti e in tantissimi casi ho adottato e messo in atto strumenti psicologici di valutazione approfonditi che però hanno trovato resistenze in ambito penitenziario. In fatto di violenza quello che si tratta di risolvere e' il corto circuito tra trauma e violenza agita: la violenza genera violenza.

Un soggetto che sogna e scrive queste cose, è ancora capace di uccidere?
E' una domanda difficilissima. Dico solo che, senza strumenti di conoscenza e valutazione, non si può rispondere.
Esiste un test sulla recidiva per delinquenti sessuali (denominato RSVP) come anche altri strumenti di valutazione che però vengono scarsamente adoperati dai tecnici e dai periti. Il nostro ritardo sull'adozione di strumenti scientifici di valutazione, in ambito penitenziario, e' forte. Una diagnosi seria sulla pericolosità sociale e' essenziale in questi casi e dev'essere lasciata al perito di turno.

Quale potrebbe essere la reazione della società sapendo che il mostro di Foligno è libero per le strade e continua a sognare di provare piacere nel veder scorrere il sangue?
Ovvio non bella. Ma dovrebbe esserci anche una reazione civile di sdegno al fatto che, salvo alcune eccezioni, il trattamento in ambito penitenziario in casi del genere serve a poco o nulla. E che gli strumenti di valutazione adottati fanno parte di saperi, come quello psichiatrico o criminologico, ampiamente superati.

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Nadia Francalacci