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La visita del Papa alle Case Bianche di via Mecenate

La visita del Papa alle Case Bianche di via Mecenate

Simbolo di degrado, luogo di spaccio e criminalità, le case popolari dove si recherà Francesco rappresentano l’altra Milano, dimenticata e abbandonata

Venti edifici a nove piani foderati di amianto, dal numero 28 al 66, situati in via Salomone a Milano, periferia sudest del capoluogo lombardo, a ridosso del quartiere Forlanini, tra via Mecenate e la ferrovia.

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477 alloggi in un monoblocco dove abitano quasi duemila persone, molte abusive e storicamente provenienti dal Meridione, ma anche anziani, extracomunitari, marginali dediti a piccole o grandi attività criminali, oggi come nel 1977, anno della loro fondazione.

Le Case Bianche – scelte da Papa Francesco per la sua visita  del 25 marzo – sono sempre state un luogo simbolo dell’altra Milano, quella Milano  che non è tanto  lontana dal centro in linea d’aria, lo è  socialmente, come un mondo separato all’interno di un altro pianeta, con regole proprie, alta dispersione scolasica e difficoltà quotidiane che è difficile capire se solo si abita a qualche chilometro di stanza.

Fortino della mafia, luogo di spaccio a cielo aperto, ma anche sogni e voglia di rimboccarsi le maniche: sarebbe sbagliato assimilare le Case Bianche a Scampia, ma – per chi ha soltanto frequentato gli istituti scolastici dove si riversavano i ragazzi problematici cresciuti in mezzo a quegli edifici – apparivano già allora, nei primi anni 80, come un luogo off limits e pericoloso della città, dal quale era sempre meglio stare alla larga.

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Ora, ci sono i volontari della Caritas,  una fragile rete di autoaiuto  e di economia informale, comitati di quartiere che si battono per il diritto alla casa, ragazzi e ragazze  che nonostante tutto si danno da fare. Rimangono i problemi strutturali di sempre, a cominciare dall’incuria, per cui se sei anziano, abiti al nono piano di uno di quegli edifici e si rompe l’ascensore aspetti giorni e giorni prima che l’Aler venga a ripararlo. Ma è l’isolamento il problema principale di questo complesso simbolo della Milano che non si mostra.

La visita del Papa, per gli abitanti del quartiere, è in qualche modo una benedizione, la possibilità che accendano per un po’, dopo decenni di incuria, i riflettori su questa realtà degradata del capoluogo lombardo. Se non altro, perché i viali sono stati ripuliti, così come il parco Guido Galli, così come la vetrina di questi complessi nella periferia est di Milano.

Il timore dei suoi abitanti – che poi è una certezza – è che, quando se ne sarà andato, tutto ritornerà come prima, come sempre. Sarà una toccata e fuga, dopo l’atterraggio a Linate. Arriverà alle 8.30, alle Case Bianche, nella parrocchia di San Galdino, dove c’è anche un imam che tiene corsi di lingua araba: visiterà due famiglie. Alle 9, sul piazzale, rivolgerà un breve saluto e incontrerà i rappresentanti delle famiglie residenti e di famiglie rom, islamiche, immigrate. Per la gente del quartiere è già molto. Poi, calato il sipario, spento l’interesse, tutto tornerà come prima, come sempre. A meno che non accada un miracolo.



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mappa di Milano – 25 marzo 2017

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