Stretta tra le sanzioni previste dall’accordo nucleare del 2015, la corruzione, l’inflazione e la disoccupazione, l’economia iraniana attraversa una fase molto problematica, che ha rappresentato il contesto entro il quale si è sviluppata la rivolta della popolazione.
Al grido di “pane, lavoro e libertà”, i manifestanti hanno rinfacciato al governo di Hassan Rouhani di non aver mantenuto le promesse fatte all’indomani della sua prima elezione, nel 2013.
Ecco qualche dato che riassume quanto accaduto nell’ultima settimana, da quel 28 dicembre dello scorso anno quando tutto ebbe inizio.
Da allora, innanzitutto, sono state arrestate più di 1.000 persone, tra le decine di migliaia di partecipanti, scesi in piazza in oltre 25 città.

Gli scontri tra gli studenti iraniani e la polizia all’Università di Teheran – 30 dicembre 2017

Gli scontri tra gli studenti iraniani e la polizia all’Università di Teheran – 30 dicembre 2017

Le proteste degli studenti iraniani all’Università di Teheran – 30 dicembre 2017

Una ragazza iraniana protesta all’Università di Teheran in mezzo ai gas lacrimogeni – 30 dicembre 2017

La ragazza iraniana simbolo della protesta delle donne è stata arrestata

Proteste degli studenti all’Università di Teheran, Iran, 30 dicembre 2017

Le condizioni economiche
L’inflazione, nel Paese, si assesta intorno al 10% ed è prevista una crescita fino al 12% nel prossimo biennio. La disoccupazione media è al 12,4% (26,7% nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni), con dei picchi del 60% in alcune aree del Paese, a fronte di un prodotto interno lordo in continua contrazione.
Secondo la World Bank, i livelli di povertà nel Paese sono in continua crescita e, nel 2014, hanno raggiunto il 10,5%.
L’organizzazione stima che più di 8 milioni di persone vivono con meno di 5 dollari al giorno.
Infine, negli ultimi 10 anni, dicono le statistiche, il consumo di pane, latte e carne rossa è precipitato di una percentuale variabile tra il 30 e il 50%.