Come pensa, parla e si muove un combattente di Hamas
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Come pensa, parla e si muove un combattente di Hamas

Panorama ha incontrato un poliziotto di 25 anni membro della "resistenza" nella Striscia di Gaza. Che dice: "Questa è la nostra Terra Santa. Con gli israeliani non convivremo mai".

di Gianluca Panella

Dall’8 luglio la Striscia di Gaza è sotto il fuoco dell’esercito israeliano che ha avviato "Margine protettivo", la più vasta offensiva militare dal 2008. È la risposta ai razzi che piovono su Israele, dopo
il rapimento e l’uccisione di tre ragazzi israeliani. A lanciarli è la brigata Ezzedin al Qassam, braccio armato di Hamas, il movimento islamico che dalla vittoria elettorale del 2006 controlla la Striscia. Hamas è stato inserito da Usa e Ue nella lista delle organizzazioni terroristiche, perché si rifiuta di rinunciare alla violenza.

Mi chiamo Abu Khaled, ho 25 anni, sono sposato e ho tre figli.

Da quanto tempo combatte?
Ho cominciato a lavorare per la resistenza all’inizio dell’università. Ho deciso di farne parte perché la nostra terra è occupata: contro l’occupazione non servono negoziati. La terra si riprende facendo resistenza e combattendo, non con le trattative.

Che cosa la spaventa di più quando si prepara a combattere?
La paura ti può assalire, ma io non la sento perché è un onore morire lottando per liberare la propria terra. Gli unici timori di un combattente sono per la propria famiglia, per il fatto che potrebbe soffrire a causa della perdita di un marito o di un padre. Ma pregando è possibile controllare questa paura.

Ha mai dei dubbi su quello che fa? Che sia sbagliato o inutile?
No. Non ho dubbi su quello che faccio perché durante la storia dell’Islam ci sono state molte guerre per rendere la Palestina libera e noi continuiamo questa battaglia.

Che cosa fa o le piace fare quando non è in azione?
La maggior parte dei combattenti di Gaza non ha molto tempo libero perché si addestra continuamente e studia scienze militari. Io quando ho voglia di rilassarmi vado a cavallo e nuoto.

C’è una persona o un leader storico a cui si ispira o che per lei è molto importante?
Il mio punto di riferimento è il profeta Maometto, perché è stato mandato da Dio e tutto quello che ha detto e fatto è stato ispirato da Dio.

Che cosa ha studiato?
Ho studiato legge perché ho pensato che potesse essermi d’aiuto nella carriera di agente di polizia e perché mi interessa molto il diritto. Mi piacerebbe fare un master per approfondire le mie conoscenze e aggiornarmi.

Dove si vede tra 10 anni?
Potrei essere morto (sorride, ndr). Vorrei diventare come Khaled Ibn al-Walid. Era un grande leader militare islamico (capo guerriero musulmano vissuto a cavallo tra il 500 e il 600. È considerato il miglior uomo d’armi del periodo islamico classico ed è conosciuto anche come la "spada dell’Islam", ndr).

Chi sono per lei i soldati israeliani? E cosa direbbe loro qualora se li trovasse davanti?
Se mi dovessi imbattere in un soldato israeliano al fronte cercherei di farlo prigioniero per chiedere il rilascio di alcuni detenuti palestinesi o per ottenere la liberazione di un po’ più di terra palestinese. Se lo dovessi incontrare al di fuori dei combattimenti non gli rivolgerei neppure la parola: i soldati israeliani non hanno il nostro stesso livello di umanità, perché uccidono bambini, donne, anziani. Io non parlo con gli assassini.

Che cosa sono per lei Israele e la Palestina? Potranno mai coesistere?
No, non possono coesistere. La Palestina per me è tutto: è la terra dei miei nonni. Io sono nato qua, sono cresciuto in questa terra. È la nostra Terra Santa. Israele, invece, non è niente. Spero che l’occupazione finisca, che Israele sparisca nel nulla, spero che Dio sia con noi per riuscire a sconfiggere Israele. Se qualcuno arriva e occupa la tua casa, diventerà il tuo nemico finché non riuscirai a cacciarlo.

Che cosa sogna per la sua terra? E che cosa sarebbe disposto a fare per vedere realizzato questo sogno?
Sogno una Palestina libera, la possibilità di vedere un paese senza occupazione. Sogno che tutto il mondo possa parlare della nostra esperienza di rivoluzione e che ci si possa rispettare a vicenda. Spero che Dio possa essere con noi in questo progetto. Noi possiamo dare tutto, anche le nostre anime per vedere realizzarsi il sogno.

Pensa che sia possibile mettere fine a questo conflitto?
Credo che il conflitto israelo-palestinese finirà e spero presto perché è scritto nel sacro Corano che noi combatteremo gli ebrei e li sconfiggeremo.

Che cosa è per lei la pace?
C’è molta ingiustizia nel mondo perché alcuni paesi detengono tutto il potere. La pace potrà arrivare solo se queste ingiustizie, se le discriminazioni e le troppe differenze finiranno.

Che cosa pensa del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen e del premier israeliano Benjamin Netanyahu?
Dicono che Abu Mazen sia il presidente della Palestina, ma si comporta come un sionista, come un massone: non ha mai sostenuto veramente la causa palestinese. Netanyahu è solo un assassino, ha avallato la morte di bambini, donne, anziani. Tutto il mondo sa che gli ebrei portano distruzione e ingiustizie dove arrivano.

Qual è la prima cosa che insegnerà ai suoi figli?
L’amore per la libertà.

Che cosa direbbe alle madri dei tre ragazzi israeliani rapiti e uccisi se le incontrasse?
Non credo che quest’incontro potrà mai avvenire. Ma se ne avessi la possibilità, chiederei loro di venire a Gaza, per incontrare le migliaia di donne che hanno perso i loro figli e le loro case.

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