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Quanta confusione sotto il cielo di Bibbiano

Dal sindaco Carletti, che per errore molti dicono “assolto” ai dubbi sulle richieste di allontanamento ricevute a Bologna: il presidente, Spadaro, nega siano state 100. Ma l’Associazione dei giudici minorili dice il contrario

Ma quanta confusione riescono a fare, giornali e social media, sullo scandalo Bibbiano? Fanno confusione sulla sorte giudiziaria del sindaco del paesino emiliano, Andrea Carletti, indagato per abuso d’ufficio e falso ideologico, uno degli inquisiti che lo scorso 27 giugno era stato confinato agli arresti domiciliari, e che ora la Cassazione ha liberato dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora. Fanno confusione perché, contrariamente a quanto su Carletti hanno scritto alcuni quotidiani (scatenando sui social media una ridda di precoci festeggiamenti nella parte politica del sindaco) la recente decisione della Cassazione non è affatto un’assoluzione definitiva. A dirla tutta, non è nemmeno un’assoluzione.

In realtà il sindaco Carletti, così come gli altri 27 indagati nell’inchiesta della Procura di Reggio Emilia, resta pienamente coinvolto nel procedimento sui presunti dieci affidi illegittimi di bambini: per lui come per gli altri indagati il pubblico ministero Valentina Salvi prima o poi chiederà il rinvio a giudizio e solo allora, finalmente, comincerà il processo penale vero e proprio. Poi arriveranno le sentenze e solo allora, finalmente si vedrà se le accuse reggeranno o meno alla prova dei fatti. E se ci sarà da festeggiare.

Va detto, però, che a Bibbiano la confusione è davvero tanta e non riguarda soltanto il sindaco: c’è ben altro, che ancora non torna. Affogato nei dubbi resta un dato fondamentale, cioè quello relativo alle richieste di allontanamento di bambini e adolescenti da parte dei Servizi sociali della Val d’Enza, il Consorzio di Comuni di cui Bibbiano è parte e che è finito al centro dell’inchiesta reggiana. C’è una statistica, di cui s’è molto discusso negli ultimi mesi, che scaturisce da un complesso lavoro di verifica annunciato ai primi di luglio da Giuseppe Spadaro, il presidente del Tribunale dei minori di Bologna che ha competenza su tutta la Regione. Pochi giorni dopo lo scoppio dello scandalo di Bibbiano, Spadaro aveva dichiarato di avere deciso di ricontrollare “una settantina di altri allontanamenti” di bambini della Val d’Enza, decisi dal suo Tribunale tra 2018 e 2019.

L’iniziativa era stata presentata dai mass media come uno scrupolo meritorio e s’era poi conclusa verso la metà di ottobre. Secondo quanto avevano riportato tutti gli organi di stampa, in una riunione svolta attorno al 12 di quello stesso mese Spadaro aveva rivelato una statistica importante, evidente frutto del lavoro di approfondimento avviato in luglio. Sia pure con sfumature diverse, tutti i giornali avevano attribuito a Spadaro alcuni numeri davvero sorprendenti: su un centinaio di segnalazioni in cui i servizi di Bibbiano-Val d’Enza avevano prospettato l’allontanamento dalle famiglie, in 85 casi il Tribunale aveva deciso all’opposto e aveva lasciato i bambini all’interno delle famiglie. Le cronache avevano sottolineato che il presidente Spadaro avesse dichiarato che quel rapporto di 15 contro 85 era “il segno di un sistema giudiziario che ha fatto il suo dovere e ha dimostrato di essere sano”. Spadaro aveva anche dichiarato o lasciato intendere che “il sistema Bibbiano non esiste”.

Quei dati e quelle parole, però, erano state fatte oggetto di critiche. Da più parti si erano manifestate perplessità sul “lavoro di scavo” deciso da Spadaro: perché i giudici minorili di Bologna avevano sentito la necessità di una verifica suppletiva? E perché il supplemento d’indagine era avvenuto solo dopo l’emersione dell’inchiesta penale sui presunti affidi illeciti? Insomma, come erano stati decisi quegli allontanamenti? Erano stati condotti con tutte le verifiche del caso e come frutto del corretto contraddittorio fra le parti, o ci si era semplicemente affidati alle relazioni dei Servizi sociali?
Un’eco di quei dubbi è emersa anche nei lavori della Commissione d’inchiesta della Regione Emilia-Romagna. Varata un mese dopo lo scoppio dell’inchiesta sui bambini di Bibbiano, la Commissione regionale s’è data il compito d’indagare nel sistema regionale degli affidi minorili. Per questo ha ascoltato assistenti sociali, avvocati, psicologi ed esperti. A manifestare perplessità, in particolare, era stato Camillo Valgimigli, docente di neuropsichiatria infantile all’Università di Modena e Reggio, e dal 1995 al 2003 giudice onorario minorile d’appello proprio a Bologna. Da tempo il professor Valgimigli è critico sul sistema degli affidi, e alla fine dello scorso ottobre ha depositato agli atti della Commissione d’inchiesta una relazione dettagliata in cui ha sottolineato che, “se è vero quanto afferma il presidente Spadaro, i Servizi sociali di Bibbiano in meno di due anni avrebbero proposto al Tribunale dei minori altri 85 allontanamenti ingiustificati, evidentemente spinti da una visione distorta, che ovunque sospetta abusi e maltrattamenti”. Valgimigli ha allargato l’orizzonte del dubbio: “Se i numeri non ci ingannano” ha scritto nella relazione “e se la logica è logica, 10 di quei 15 allontanamenti decisi dal Tribunale minorile di Bologna sono poi stati comunque definiti ‘illeciti’ dalla Procura di Reggio Emilia. Quindi la proporzione finale tra richieste di allontanamento e allontanamenti motivati sarebbe ancora inferiore”. Insomma: per Valgimigli la tesi dell’esistenza di un “sistema Bibbiano” avrebbe trovato una conferma proprio nei numeri esposti da Spadaro.
Alla fine di ottobre la Commissione regionale sembrava dovesse chiudere i suoi lavori senza ascoltare il presidente del Tribunale minorile. Poi all’improvviso, il 14 novembre, la Commissione ha “audito” per molte ore il presidente del Tribunale (e forse proprio la relazione del professor Valgimigli non è estranea alla decisione).
È stato un intervento autorevole e importante, quello del presidente del Tribunale, anche perché – come lo stesso Spadaro ha sottolineato più volte – il poter parlare “in una sede istituzionale” gli permetteva finalmente di “sgomberare il campo da valutazioni errate ed equivoci”. Il problema è che, proprio sulla fondamentale statistica degli allontanamenti, Spadaro ha offerto alla Commissione una spiegazione che purtroppo ha lasciato irrisolti tutti i dubbi. Anzi, rischia forse di accrescerli. Verso la fine della sua audizione, infatti, il presidente del Tribunale dei minori di Bologna ha risposto a una domanda del consigliere Andrea Galli, di Forza Italia, che gli ha chiesto lumi sul fondamentale tema di quelle 100 “richieste di allontanamenti” in 85 casi respinte dal Tribunale dei minori: “Se le cose stanno così” ha obiettato Galli “questo vuol dire che i Servizi sociali della Val d’Enza hanno un tasso di errore dell’85%”. L’implicita domanda di Galli: come era stato possibile che i giudici minorili non avessero reagito a “un tasso di fallimento di tale portata”?
Spadaro ha risposto negando l’assunto di partenza: “C’è un equivoco” ha dichiarato il magistrato “perché è passato un messaggio fuorviante. Le cose non stanno così. Se davvero l’85% delle segnalazioni dei Servizi sociali che io ho analizzato mi avessero chiesto di allontanare i bambini (dalle loro famiglie, ndr), io stesso sarei andato alla Procura della Repubblica e avrei detto: guardate che ci sono altri casi da analizzare”.
Spadaro ha quindi specificato che i Servizi sociali della Val d’Enza non avevano affatto proposto al Tribunale “100 richieste di allontanamento”, ma che si erano limitati a fornire “segnalazioni di potenziale pregiudizio”, relazioni molto meno preoccupanti. “Insomma” ha spiegato Spadaro “in quell’85% di casi non era stato chiesto l’allontanamento, altrimenti sarebbe stato un dato estremamente allarmante. Questo lo devo dire per amore di verità. In 15 casi, invece, le segnalazioni erano così gravi da aver comportato un allontanamento, prima temporaneo e poi definitivo”.
Ora, è possibile che alla metà di ottobre i giornalisti avessero collettivamente capito male i dati di Spadaro, trasformando per errore le segnalazioni di potenziale pregiudizio in richieste di allontanamento. Noi giornalisti, si sa, sbagliamo spesso, come peraltro dimostra il diffuso equivoco sulla presunta “assoluzione in Cassazione” del sindaco Carletti.
Il problema è che dei dati attribuiti alla metà di ottobre al presidente Spadaro non hanno scritto soltanto i giornali, ma resta un ben più autorevole riscontro ufficiale. A fornirlo è un comunicato dell'Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia (Aimmf), di cui proprio Spadaro è vicepresidente. L’11 e 12 ottobre, l’Aimmf ha tenuto a Lecce un congresso su “Il Giudice delle relazioni tra disagio, devianza e nuove fragilità”. E nel comunicato finale del convegno, vergato a puntuale difesa del Tribunale dei minori di Bologna, si legge testualmente: “A seguito delle recenti e puntuali precisazioni fornite dal presidente del Tribunale per i minorenni di Bologna, dopo una scrupolosa verifica interna e una riunione con i responsabili dei servizi sociali e con la nuova dirigente della Val d’Enza, è stato accertato che in 85 procedimenti su 100, avviati su richiesta della Procura minorile, era stata respinta la proposta di allontanamento dei minori dalla famiglia d’origine e il collocamento presso terzi suggerito dai detti servizi". Il comunicato dell’Aimmf prosegue: “Risulta smentita l’esistenza di un ‘sistema emiliano’ fondato su una gestione di assoluto potere da parte dei servizi sociali in assenza di un approccio critico e valutativo degli altri operatori istituzionali".
Alla luce di queste due opposte versioni dei fatti, la questione delle 100 relazioni dei servizi sociali resta del tutto irrisolta: chi ha ragione? Il presidente Spadaro, che nega autorevolmente di aver ricevuto 100 richieste di allontanamento dai suoi assistenti sociali, o l’Associazione dei magistrati (di cui Spadaro è vicepresidente), che invece parla chiaramente di 100 “proposte di allontanamento e collocamento presso terzi”?
Qualcuno farà chiarezza? Perché sotto il cielo di Bibbiano c’è davvero troppa confusione…

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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