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Il cardinale George Pell e le accuse di pedofilia: cosa sappiamo finora

Dopo l'accusa di abusi sessuali e omesso controllo sui preti della sua diocesi è stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Melbourne

C'è aria di grande imbarazzo in Vaticano per le sorti giudiziarie del cardinale George Pell, super ministro dell'economia in carica, pur essendo stato autorizzato da circa un anno dal papa con un congedo “ad personam” ad andare in Australia per difendersi dalle accuse di omesso controllo da arcivescovo sui preti pedofili della sua ex diocesi.

Accuse che il porporato ha sempre respinto con forza, sia dal Vaticano in videoconferenza con i giudici australiani, che nel Tribunale di Melbourne dove ha preso parte alle sedute preliminari concluse il primo maggio con un clamoroso rinvio a giudizio di Pell con un impianto accusatorio ancora più pesante, essendo stato chiamato in causa da alcuni testimoni per presunti abusi sessuali.

Il cardinale, che sperava in un non luogo a procedere, ora dovrà sottoporsi a giudizio per dimostrare tutta la sua innocenza, già ribadita a poche ore dal pronunciamento del tribunale australiano in una nota pubblicata sul sito della diocesi di Sidney che ricorda come il potente ministro delle Finanze vaticane "ha sempre collaborato con la Polizia di Victoria e ha costantemente ribadito la sua innocenza” in merito alle accuse di omesso controllo sulla pedofilia.

Nello stesso sito si sottolinea inoltre che Pell “è tornato volontariamente in Australia per difendersi da queste accuse” e che “si difenderà dalle rimanenti accuse (abusi sessuali – ndr) dopo che ne sono decadute la metà - si riferisce nella nota - nel corso dell'istruttoria” preliminare.

"Un caso doloroso che va risolto"

Pell, dunque, sarà costretto a restare in Australia ancora per diversi mesi. La data di inizio del processo non è stata ancora fissata. Ma in Vaticano la tensione sale perchè – filtra dai Sacri Palazzi – non è più sostenibile una situazione “tanto complicata e dolorosa” che, però, sta compromettendo le sorti di uno dei dicasteri più importanti per le attività della Santa Sede, la Segreteria per l'Economia di cui il cardinale Pell formalmente continua ad essere il Prefetto. Ma tra i più stretti collaboratori del Papa si spera che il porporato, “proprio alla luce del rinvio a giudizio”, faccia un passo indietro dimettendosi, anche in virtù del motu proprio varato dallo stesso papa Francesco che ha stabilito che qualsiasi esponente della Chiesa (preti, religiosi, vescovi e cardinali) deve spontaneamente dimettersi dagli incarichi se chiamato in Giudizio in un tribunale.

Come è, appunto, il caso di Pell, sul quale, però, le autorità pontificie non sembrano avere le idee molto chiare, come si evince dalla nota emessa dal direttore della Sala Stampa vaticana, Greg Burke che, subito dopo il rinvio a giudizio deciso dai giudici australiani, ha reso noto che “la Santa Sede prende atto della decisione emanata dall'autorità giudiziaria in Australia riguardante Sua Eminenza il Cardinale George Pell.

L'anno scorso il Santo Padre gli aveva concesso un periodo di congedo per potersi difendere dalle accuse che gli erano state contestate. Tale disposizione rimane tuttora valida". Il cardinale, quindi, resta ancora in carica. Ma per quanto tempo ancora, si chiedono Oltretevere?

In Vaticano il tempo sta per scadere

Interrogativi a parte, va detto che dopo quattro settimane di udienze, secondo il magistrato di Melbourne, Belinda Wallington, Pell dovrà difendersi in giudizio sia per omesso controllo sui preti pedofili che per presunti abusi sessuali stando alle testimonianza raccolte dal tribunale, dove il porporato si è formalmente dichiarato "non colpevole" e di non aver commesso violenze sessuali ai danni di minori avvenuti tra la fine degli anni Settanta e Ottanta a Ballarat, suo paese di nascita, e tra la fine degli anni Novanta e gli inizi del 2000 nella diocesi di Melbourne, dove era arcivescovo.

I dettagli delle diverse accuse non sono stati resti noti, ma oltre a quelle che lo vedono direttamente coinvolto vi sarebbero episodi di copertura di altri sacerdoti pedofili e perfino uno stupro. Molti dei capi d'accusa sono stati comunque respinti. Ma sembra che nel rinvio a giudizio, il cardinale dovrà rispondere almeno di un caso di abuso sessuale su minore e di una serie di omessi controlli sui preti violentatori della sua ex diocesi dopo l'esame incrociato di decine di testimonianze raccolte nella seduta preliminare. Ora la parola passa al Tribunale, ma in Vaticano il tempo per Pell sembra che sia sul punto di scadere.

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Orazio La Rocca