Mi faccia il pieno. Decarbonizzato.
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Mi faccia il pieno. Decarbonizzato.

I carburanti realizzati con materie organiche non di uso alimentare sono già realtà. Viaggio nelle soluzioni iper tecnologiche e sostenibili di Eni. Che sono pronte e disponibili per alimentare auto, camion, navi e aerei. Nel rispetto dell’ambiente.

Provate a immaginare un dialogo tra due automobilisti fermi a una stazione di servizio in attesa di rifornire la propria auto. Il primo, cercando di sbalordire, dice: «La mia auto è elettrica». Il secondo risponde: «La mia, invece, va a rifiuti». Gioco, partita, incontro per il secondo. Potrebbe sembrare surreale o tratto da un film, invece è realtà. L’uomo con l’auto che va a rifiuti, infatti, sta facendo il pieno di gasolio biologico idrogenato Hvo (Hydrotreated vegetable oil) realizzato da Eni. Si tratta di un carburante particolare realizzato utilizzando materie organiche. Ma, a differenza dei biocarburanti tradizionali che derivano da colture in competizione con l’uso alimentare, quelli prodotti da Eni trattano scarti o colture che non sottraggono terreno all’agricoltura, come alghe, paglia, glicerina grezza, gusci, sfalci agricoli e forestali e rifiuti organici della raccolta differenziata. Tra i vari «ingredienti» di questo carburante c’è persino l’olio esausto della friggitrice che, nella sua seconda vita, spinge le auto lungo le strade. Senza inquinare (e senza fare male al fegato).

«Per decarbonizzare la mobilità riteniamo utile combinare, in base a un principio di neutralità tecnologica, tutte le soluzioni disponibili: biocarburanti, elettrico, biometano, idrogeno»spiega a Panorama Stefano Ballista, amministratore delegato di Eni Sustainable Mobility, la società di Eni dedicata alla mobilità sostenibile che ha l’obiettivo di fornire servizi e prodotti progressivamente decarbonizzati per la transizione energetica, accelerando il percorso verso l’azzeramento delle emissioni lungo il loro intero ciclo di vita. «Tra questi vettori energetici, i biocarburanti hanno un ruolo fondamentale» prosegue Ballista «perché possono dare un contributo immediato alla riduzione delle emissioni. Per i biocarburanti, la riduzione delle emissioni deve essere considerata lungo tutto il ciclo di vita, considerando quindi che le materie prime utilizzate sono tutte di origine biogenica e in prevalenza derivate da scarti e residui di lavorazione: si tratta di economia circolare applicata alla transizione della mobilità.»


Stefano Ballista, amministratore delegato di Eni Sustainable Mobility

Ma torniamo al biocarburante Eni, facendo un passo indietro nel tempo. Intorno agli anni 2005-2006 il centro di ricerche dell’Eni a San Donato Milanese stava mettendo a punto le tecnologie per trasformare in carburanti materie prime di natura biologica. Il brevetto arrivò nel 2007 e in collaborazione con l’americana Honeywell Uop venne sviluppato il processo produttivo Ecofining per realizzare biocarburanti avanzati. I biocarburanti avanzati sono uno degli strumenti per contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 nel settore dei trasporti. La tecnologia Ecofining soddisfa proprio questa esigenza perché può lavorare biomasse di varia natura. Inoltre, a differenza del processo per la produzione di biodiesel classico, il FAME, con Ecofining si ottiene un bio diesel dalla struttura chimica più simile al gasolio fossile, privo di componenti ossigenate e con un alto numero di cetano consentendo prestazioni migliori. Con meno impatto sull’inquinamento.

«I biocarburanti hanno un ruolo fondamentale perché possono dare un contributo immediato alla riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti, anche nei suoi ambiti cosiddetti “hard to abate” come la trazione pesante, l’aviazione e la marina, per i quali non vi sono altre soluzioni percorribili nel breve periodo» prosegue Ballista. «Il carburante per l’aviazione JET A1+Eni Biojet, che contiene il 20% di componente biogenica e che è commercializzato da fine 2022, ha anticipato la direzione indicata dall’UE ad aprile 2023 con ReFuelEU Aviation, il regolamento che stabilisce obiettivi di miscelazione dei carburanti tradizionali con carburanti più sostenibili in quantità crescenti, che prevede il 2% minimo di SAF al 2025 e un aumento della quota ogni cinque anni fino a raggiungere il 70% al 2050.»

Lasciando da parte navi, aerei e grandi mezzi di trasporto su ruota, la «rivoluzione» Ecofining impatta moltissimo anche nella vita di tutti noi che dobbiamo rifornire la nostra auto. E abbiamo a cuore il nostro pianeta. L’HVO (Hydrotreated vegetable oil), addizionato al 15% nel gasolio, dà vita a Eni Diesel +, il carburante premium di Eni Sustainable Mobility. In più, già da febbraio 2023, nella rete delle stazioni Eni, è disponibile HVOlution, il primo diesel di Eni Sustainable Mobility prodotto con 100% di materie prime rinnovabili. HVOlution è un biocarburante che viene prodotto da materie prime di scarto e residui vegetali, e da olii generati da colture non in competizione con la filiera alimentare. HVOlution può contribuire all’immediata decarbonizzazione del settore dei trasporti anche pesanti, tenuto conto delle emissioni allo scarico, perché utilizzabile con le attuali infrastrutture e in tutte le motorizzazioni omologate, mantenendo invariate le prestazioni. In purezza, il biocarburante HVO è già in uso da parte di primari operatori della logistica, come il Gruppo Spinelli e FERCAM, e dai mezzi per la movimentazione dei passeggeri a ridotta mobilità in ambito aeroportuale fino alla logistica; inoltre, sono in corso test su autobus, mezzi pesanti e treni con 100% HVO che stanno dando ottimi risultati.

Questa innovativa conversione dei carburanti in chiave sostenibile, racconta l’approccio di Eni alla decarbonizzazione dei trasporti. Per questo è nata Eni Sustainable Mobility che, da gennaio 2023, è la società di Eni dedicata alla mobilità sostenibile. «Questa nuova società rappresenta una leva strategica nell’ambito del nostro percorso di transizione energetica per l’abbattimento delle emissioni» precisa Ballista. «Attraverso questa operazione integriamo e valorizziamo le nostre attività industriali e commerciali. La nuova società avrà un approccio integrato lungo tutta la catena del valore, dalla disponibilità della materia prima fino alla vendita al cliente finale.» Eni Sustainable Mobility contribuisce all’obiettivo di Eni di raggiungere la carbon neutrality al 2050, in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima. In Eni Sustainable Mobility sono confluite le attività di bioraffinazione, biometano e di vendita di prodotti, servizi e soluzioni per la mobilità, tra cui il car sharing Enjoy. «Eni Sustainable Mobility sarà protagonista della mobilità del futuro» precisa Ballista «anche grazie ai suoi asset, tra cui gli oltre 5.000 punti vendita in Italia e in Europa che sono il canale principale per soddisfare le esigenze delle persone in movimento in modo sostenibile. Le nostre Eni live Station» conclude Ballista «si stanno già progressivamente trasformando in hub per la mobilità. In due modi: da una parte offrendo nuovi vettori energetici come i biocarburanti, il biometano, l’elettrico e l’idrogeno, dall’altra rendendo disponibili nei punti vendita tanti servizi che i clienti dovrebbero altrimenti cercare in altre zone delle città, quindi consentendo loro di ottimizzare tempi e spostamenti.»

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Guido Castellano