Giornata internazionale contro l'omofobia
EPA/SANJEEV GUPTA
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Giornata Mondiale contro l'omofobia: perché è importante

L'obiettivo è lanciare un messaggio di rispetto e fermare ogni forma d'intolleranza, piaga dell’intera società

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), 28 anni fa decretò che l’omosessualità non era una malattia, cancellandola dalla lista dei disturbi mentali. Questo però non è servito a porre fine agli atti di discriminazione che si continuano a verificare nei confronti di lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender. Per provare a sensibilizzare l’intera società e cercare di porre fine a questi episodi di violenza, sia fisica che psicologica, nel 2004 l’Unione Europea ha istituito la Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. A promuoverla, ogni anno il 17 Maggio in più di 130 Paesi, la mobilitazione delle comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) che scendono in campo per far rispettare i loro diritti.

I numeri in Italia

Secondo i dati annuali forniti dall’Arcigay, i casi di omotrasfobia avvenuti in Italia nell’anno passato sono stati circa 196, molti dei quali denunciati. Un numero impreciso, se si considera che spesso le forme di violenza a danno delle persone omosessuali rimangono coperte da un atteggiamento omertoso. Numeri probabilmente parziali in quanto difficili da monitorare nella loro completezza.

Il dato allarmante è che in Italia di omofobia e transfobia si può morire. L’associazione accende i riflettori sulle richieste di aiuto, ogni anno sono centinaia, che provengono da quei ragazzi che in ambito familiare, per la loro tendenza omosessuale, sono soggetti a episodi di discriminazione e violenza e nelle situazioni più gravi vengono allontanati dal nucleo abitativo. Anche la legislatura  manca di risposte concrete perché la politica a sostegno delle comunità LGBT, in Italia, è ferma in una legge che da quattro anni ancora non viene approvata dal Senato.

La situazione delle comunità LGBT nel mondo

Non tanto diversa è la situazione che si vive nel resto del pianeta. Secondo il report dell’ILGA (International lesbian gay bisexual trans and intersex association) sull’omofobia di Stato nel mondo, gli atti di criminalizzazione e persecuzione non accennano a diminuire. Il report fornito evidenzia come l’uguaglianza e il rispetto verso le comunità LGBT sia ancora difficile da raggiungere. In 72 Paesi, l’omosessualità viene considerata ancora un crimine e se l’Italia è al 32esimo posto in tema di tolleranza verso le persone omosessuali nel resto del mondo la situazione non certo migliora. Considerata illegale in Iran, Iraq, Sudan, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Yemen, alcune zone della Somalia e della Nigeria e Quatar,  dove è prevista la pena di morte. In  alcuni stati è previsto il carcere duro, con pene detentive dai 14 anni fino all’ergastolo. Una situazione preoccupante è la tendenza omofoba che dilaga nelle zone della Repubblica cecena e nella Federazione Russa dove “si sono consumati dei veri e propri crimini contro l’umanità”.

Le parole del pontefice

A sostegno delle  comunità omosessuali,  il pensiero  di Papa Francesco.  In  più di un’occasione, il pontefice ha spiegato la sua posizione, sottolineando come gli omosessuali non dovrebbero vivere l’emarginazione ma bisognerebbe prendere in considerazione l’idea che sono semplicemente delle persone con la loro dignità e che se sono vicine a Dio, non dovrebbero essere  allontanate. Chiare le sue ultime parole, proferite durante un viaggio di ritorno da Rio de Janeiro, dove , come un’esortazione, sostiene che “Le persone si devono accompagnare come le accompagna Gesù. Quando una persona con queste condizioni è davanti a Gesù, Gesù non la manda via perché omosessuale”.

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Francescapaola Iannaccone