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(Ansa)
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La rappresaglia di Israele senza vittime civili? Impossibile

In molti chiedono a Tel Aviv azioni mirate contro gli uomini di Hamas ma tra i cunicoli sotterranei di Gaza e gli ospedali dove i miliziani si nascondono è impossibile

Il piano originale dei jihadisti di Hamas del 7 ottobre scorso non si limitava solo all'attacco ai kibbutz israeliani ma prevedeva anche di arrivare fino al confine con la Cisgiordania aiutati dalle cellule terroristiche locali. Lo scrive il Washington Post che racconta di aver parlato con funzionari dell'intelligence mediorientale e un ex funzionario americano con conoscenza approfondita delle prove. «Hanno pianificato una seconda fase, anche nelle principali città e basi militari israeliane», ha detto un alto funzionario israeliano, mentre il funzionario americano riferendosi al governo che amministra parti della Cisgiordania ha affermato: «Se ciò fosse accaduto, sarebbe stata un’enorme vittoria propagandistica, un colpo simbolico non solo contro Israele ma anche contro l’Autorità nazionale palestinese».

Sui corpi dei terroristi sono state ritrovate una serie di mappe, inoltre i funzionari hanno affermato che i terroristi sono stati trovati con rifornimenti sufficienti per diversi giorni, indicando i piani di un'incursione più profonda. A questo proposito il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha affermato: «Sappiamo che Hamas è arrivato con piani dettagliati. Hamas non voleva solo uccidere il maggior numero possibile di israeliani e prendere quanti più ostaggi. Quello che in realtà voleva era scatenare una guerra regionale, un conflitto più ampio e profondo. Le prove sono state indicate da decine di funzionari della sicurezza e dell'intelligence occidentale e del Medioriente, secondo i quali Hamas voleva infliggere un colpo di proporzioni storiche con conseguente massiccia risposta di Israele. E volevano arrivare fino alla Cisgiordania, infliggendo così anche un duro colpo all'Autorità nazionale palestinese». Non fermano invece le polemiche su Israele accusata a torto di non «proteggere i civili» e a questo proposito chiediamo a Lion Udler, esperto israeliano di sicurezza, come stanno realmente le cose:

«Fin dall'inizio della guerra l'Esercito israeliano ha preso una serie di misure per proteggere la popolazione palestinese non coinvolta. È stata preparata una zona umanitaria nel sud della Striscia di Gaza dove non sono previsti i combattenti e dove l'esercito indirizza gli aiuti umanitari. Inoltre, già nei primi giorni, degli aerei hanno lanciato più di un milione di volantini nella Striscia di Gaza settentrionale che comprendevano una mappa chiara dei due corridoi umanitari che non venivano colpiti nelle ore stabilite, il messaggio arrivava anche attraverso messaggi SMS e via radio. Tutti i giorni ci sono orari prestabiliti dei corridoi umanitari e da quando l'esercito è entrato nella Striscia di Gaza i soldati proteggono il passaggio dei civili palestinesi dall'organizzazione terroristica di Hamas che prima sparava a coloro che fuggivano per farli rimanere in modo da ostacolare le operazioni dell'Esercito israeliano. Quando l'aviazione israeliana deve colpire un'infrastruttura di Hamas che è anche una struttura civile si avverte l'intero quartiere quale edificio andrà colpito e si chiede loro di allontanarsi, tant'è che di questi episodi ci sono filmati che la popolazione stessa aveva filmato sapendo in anticipo quale struttura viene colpita».

La propaganda palestinese racconta -mentendo- di spari dell’Esercito israeliano contro civili palestinesi. In realtà cosa accade?

«Le Forze terrestri dell'Esercito israeliano hanno incontrato in più occasioni civili palestinesi con le mani alzate e le bandiere bianche e naturalmente non hanno gli hanno sparato ma li hanno scortati fino uno dei corridoi umanitari per fargli raggiungere la zona umanitaria nella Striscia di Gaza settentrionale».

Cosa fanno i terroristi di Hamas nei confronti della loro popolazione che viene derubata anche degli aiuti umanitari?

«Purtroppo, i terroristi palestinesi hanno bloccato in più luoghi la popolazione trattenendoli insieme a loro perché lo sanno che l'Esercito israeliano non spara ai civili e quindi nemmeno a loro. L'ordine di ingaggio dei soldati israeliani è di non sparare ai civili, con la sola eccezione di quando sono insieme ai terroristi palestinesi che mettono a rischio la vita dei soldati; in questi casi, quando il pericolo di vita è reale, si cerca di neutralizzare solo i terroristi, una azione tecnicamente molto difficile. I terroristi palestinesi che si nascondono nelle loro case o nelle loro infrastrutture, lo fanno insieme ai propri familiari, consapevoli che verranno colpiti insieme al padre di famiglia, ma ritenendo la propria morte una giusta causa, la morte per la jihad».

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Stefano Piazza