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(Ansa)
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Il protezionismo di Biden rischia di mettere in crisi l'Europa

Nella guerra commerciale tra USA e Cina a rimetterci potrebbe essere il vecchio continente che resta il più ricattabile in quanto povero di materie prime e capacità tecniche in questo settore

Il vecchio adagio politico dice: se non puoi battere il nemico alleati con esso.

Il Presidente Joe Biden ha cambiato il principio senza discostarsi troppo: se rischi di perdere le elezioni allora metti in pratica il programma dell’avversario. La scelta di alzare i dazi sulle auto elettriche cinesi e una serie di materiali ad essi connesse è la mossa con cui il Presidente uscente cerca di anticipare Trump e rivincere le elezioni.

Sul piano politico è una mossa intelligente, ma questo rafforzamento del protezionismo rischia di mettere in crisi il complesso economico dei paesi occidentali. Gli americani si proteggono tra dazi, sussidi e crediti fiscali, vogliono creare una “grande isola” di nuovo produttiva, riportare le fabbriche in America, colpire i vantaggi competitivi dei cinesi fiaccandone l’offensiva commerciale. Per risorse e capacità produttive, gli Stati Uniti possono puntare alla re-industrializzazione ma chi rischia di uscire a pezzi dalla guerra commerciale tra le due potenze è l’Europa. Le aziende europee dell’automotive hanno perso il loro primato per seguire scelte politiche scellerate che hanno puntato tutto sull’auto elettrica e che ora rischiano di far inghiottire dalla Cina i colossi industriali del continente. Anche perché i veicoli elettrici non si vendono nonostante gli incentivi, il mercato si contrae, il poco che si vende è produzione cinese. Xi ha fatto il suo viaggio in Europa con uno scopo preciso: produrre in Europa, invadere il mercato europeo, riversare su di esso ciò che non può essere venduto negli Stati Uniti.

Gli europei sono infatti più ricattabili in quanto poveri di materie prime e capacità tecniche in questo settore. L’Europa dell’Est ha già ceduto alla Cina, la Francia di Macron - nonostante i proclami sulla sovranità e autonomia europea- ricerca partnership commerciali con il dragone e nuovi investimenti produttivi. Pannelli solari, batterie, auto elettriche a buon mercato sono gli assi che i cinesi caleranno in Europa con ottime possibilità di avere successo. Anche l’UE potrebbe mettere dazi si potrebbe ovviare, ma l’Europa dipende dalla Cina per molte materie prime e componenti e il rischio di una ritorsione cinese è troppo alto.

Allora il vecchio continente resta nel guado. Senza contare che è di fatto impossibile spendere di più in difesa, tenersi il welfare e completare la transizione ecologica. Uno di questi tre aspetti andrà sacrificato e per ragioni politiche è più facile ridurre l’investimento in politiche green. Se così sarà ci troveremo di fronte ad uno spettacolare fallimento europeo: perso il primato nell’auto, arretrati nell’elettrico, senza alcuna autonomia strategica su catene di approvvigionamento e materie prime. Riprendersi da questo suicidio industriale sarà molto difficile e certamente non privo di conseguenze nefaste.

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Lorenzo Castellani