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(Ansa)
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Usa 2024: DeSantis si è candidato alle primarie repubblicane

Il governatore della Florida è sceso ufficialmente in campo. Ha della carte da giocarsi, ma deve fare attenzione ad alcuni problemi

Le primarie presidenziali repubblicane entrano nel vivo. Ron DeSantis ha annunciato la sua candidatura durante un evento con Elon Musk su Twitter Spaces. Un evento funestato tuttavia da problemi tecnici, che hanno esposto il governatore della Florida agli attacchi e alla derisione di Joe Biden e di Donald Trump. Nonostante l’imbarazzo, DeSantis ha tutte le carte in regola per superare questo passo falso. Il punto è cercare di capire quante reali chances abbia a livello politico.

Senza dubbio, il governatore ha svariate frecce al suo arco. Rispetto a Trump, non è gravato da tegole giudiziarie e può contare su un’età ben più giovane. Inoltre, DeSantis è stato rieletto a valanga lo scorso novembre, mentre ha contribuito energicamente a rendere il suo Stato una roccaforte repubblicana. D’altronde, il governatore punta molto sul “modello Florida”, per proporre a livello nazionale quelle che sono state le ricette da lui adottate sul piano statale (dall’economia alla sanità, passando per i temi eticamente sensibili). Non va inoltre trascurato che, tra marzo e aprile, un Super Pac che lo sostiene ha raccolto ben 30 milioni di dollari.

Tra l'altro, nonostante l’imbarazzante problema tecnico con Twitter Spaces, è abbastanza evidente che il governatore possa contare sulla simpatia (e forse l’appoggio) di Musk: il che costituirebbe per lui un notevole assist dal punto di vista tanto politico quanto mediatico. Non sarà del resto un caso che l’annuncio vero e proprio della sua candidatura sia avvenuto su Twitter e non su Fox News. Va tenuto infatti presente innanzitutto che DeSantis scommette molto sul tema generazionale nel suo scontro con Trump. Inoltre, il governatore della Florida è consapevole del fatto che, dopo il recente siluramento di Tucker Carlson, ampi settori del mondo conservatore hanno cominciato a guardare con sospetto alla Fox. Infine, ma non meno importante, bisogna sottolineare che il rapporto tra DeSantis e Rupert Murdoch è piuttosto complesso. Alla fine del 2022, il magnate sembrava intenzionato a puntare sul governatore. Poi qualcosa è cambiato. Dopo l’incriminazione di Trump a marzo, la Fox è tornata a mostrarsi piuttosto benevola nei confronti dell’ex presidente, mentre il board editoriale del Wall Street Journal criticò DeSantis per aver definito la guerra in Ucraina una “disputa territoriale”.

Come che sia, al di là del rapporto tortuoso con Murdoch, l'incognita principale oggi riguarda l'eventuale capacità del governatore di attrarre quegli elettori indipendenti che risultano storicamente fondamentali per arrivare alla Casa Bianca. Molti sostengono che, su tale punto, DeSantis sarebbe favorito rispetto a Trump. In parte questo è vero, visto che l’ex presidente viene percepito da molti come divisivo. Tuttavia va anche considerato che Trump è finora l’unico candidato alla nomination repubblicana che sta cercando di condurre una campagna elettorale trasversale dal punto di vista ideologico: non è un caso che stia da mesi proponendosi come il baluardo del programma sanitario Medicare e del programma previdenziale Social Security. L’ex presidente sta, in altre parole, portando avanti un trumpismo “di sinistra”, che punta ad accattivarsi le simpatie dei colletti blu di Stati come il Michigan, la Pennsylvania e il Wisconsin: Stati che risultano assolutamente necessari per espugnare la Casa Bianca. È quindi sempre in quest’ottica che Trump sta tentando da mesi di dipingere DeSantis come un fautore dei tagli alla spesa pubblica.

Il governatore ha finora ribattuto, accusando l’ex presidente di utilizzare gli stessi attacchi usati dal Partito democratico: questo fa comprendere come DeSantis sia un trumpista “di destra”, che ha al momento evitato di prendere posizioni chiare sui temi sociali, probabilmente per non urtare l’ala più ideologicamente ortodossa dal Gop. Inoltre, il governatore ha portato avanti energiche battaglie contro l’ideologia progressista: dall’indottrinamento liberal nelle scuole alla censura dei big del web, passando per il duello con Disney. Si tratta di elementi che lo rafforzano in sede di primarie, ma che potrebbero non aiutarlo troppo nel corso della General Election. Ricordiamo infatti che gli elettori indipendenti non sono granché interessati alle cosiddette “culture wars”. Ne consegue che DeSantis deve rapidamente allargare il ventaglio dei suoi cavalli di battaglia, altrimenti rischia di diventare presto un candidato di nicchia.

La strada per la nomination repubblicana è ancora lunga. Eppure qualcuno sta già forse strategicamente scommettendo su uno scenario di stallo tra Trump e DeSantis. Ogni riferimento al governatore della Virginia, Glenn Youngkin, non è puramente casuale.

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Stefano Graziosi