Terremoto amatrice
ANSA/ EMILIANO GRILLOTTI
News

Da L'Aquila ad Amatrice, gli imprenditori-sciacalli del terremoto

Il cinismo di coloro che "annusano" il business. Dieci nuovi arresti per il sisma del 2009

“Ride”. Ride davanti alla devastazione di Amatrice. Quella immensa tragedia che ha scosso non solo l’Italia ma tutto il mondo, per lui era solo un modo rapido e sicuro per incrementare gli affari.

Il sisma che ha colpito il Centro Italia del 2016, proprio come quello dell’Aquila otto anni prima, ha fattoregistrare un altro costruttore edile che festeggia.

Il suo nome è Vito Giuseppe Giustino, 65enne di Altamura, Bari.  E' lui il presidente del Consiglio d'amministrazione della società cooperativa l'Internazionale, ed è colui che durante le intercettazioni telefoniche della Procura de L’Aquila, ride compiaciuto parlando al telefono con un suo dipendente, il geometra Leonardo Santoro, delle future commesse per ricostruire una Amatrice rasa al suolo.

Amatrice e L'Aquila, solo business 

Insomma, Vito Giuseppe Giustino come l’imprenditore Francesco Piscicelli che nel 2009 rise, parlando al telefono con il cognato Gagliardi poche ore dopo il sisma dell'Aquila, proiettando il suo business nella ricostruzione della città abruzzese.

Nella conversazione Piscicelli risponde al cognato che lo incitava ad occuparsi velocemente degli appalti perché “non c’è un terremoto al giorno” ,  “…eh certo...io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro il letto”.

Una frase agghiacciante che ha mostrato tutto il “cinismo” di un imprenditore.  

Un cinismo senza fine

Ma a oltre otto anni dal terremoto che provocò la morte di 309 persone e 1.500 feriti, una nuova inchiesta giudiziaria, si abbattuta su 35 persone.

Nelle carte della procura spuntano funzionari infedeli, anche di vertice, dei beni culturali abruzzesi con sede nel capoluogo di regione, imprenditori e professionisti: dieci sono finiti agli arresti domiciliari, tra cui Vito Giustino, a cinque è stata notificata l'interdizione dall'esercizio dell'attività professionale, altri 20 sono indagati.

Nel mirino degli investigatori, 12 appalti pubblici relativi ad edifici storici gestiti dal Mibact Abruzzo, tra cui spicca il Teatro comunale, in pieno centro all'Aquila, ancora non restituito alla città e ovviamente anche un giro di mazzette e incarichi a parenti e amici per aggiudicarsi le gare nella ricostruzione dell'Aquila. 

Ad inchiodare gli indagati intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che video e foto che dimostrerebbero le dazioni di danaro per vincere gli appalti.

Le mire della società Internazionale

Ma è nelle 183 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Giuseppe Romano Gargarella che emerge in modo sconvolgente  il “comportamento particolarmente cinico dei rappresentanti della società l'Internazionale che hanno cercato nuovi incarichi, grazie ai rapporti diretti con i pubblici funzionari".

Una risata beffarda di Giustino viene intercettata proprio quando il geometra Santoro spiega che presso il Mibact era stata creata un'unità di crisi per valutare i danni ai beni architettonici.

Sentite queste parole l’imprenditore manifesta il suo compiacimento con una risata per la nuova situazione che non avrebbe potuto che portare nuovi introiti.

Accuse gravissime

Pesanti le accuse: gli indagati sono ritenuti responsabili dei reati di concorso in corruzione per l'esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, nonché soppressione, distruzione e occultamento di atti veri.

Nell'ordinanza del Gip Gargarella, inoltre, si sottolinea proprio le condotte poste in essere da alcuni funzionari pubblici, inseriti nell'ambito del Segretariato Regionale del Mibact dell'Abruzzo, i quali, ricoprendo varie funzioni e ruoli nel contesto dell'assegnazione e controllo sulle opere di restauro successive al sisma del 2009, "avrebbero gestito le gare in maniera clientelare, attribuendo incarichi professionali a parenti ed amici".

I più letti

avatar-icon

Nadia Francalacci