Salvataggio migranti nel Mediterraneo
Chris McGrath/Getty Images
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I morti nel Mediterraneo continuano, ma nessuno ne parla

1319 i decessi secondo UNHCR, ma potrebbero essere 3000. Ma non fanno notizia da quando Salvini non è più al Viminale

A leggere la stampa da agosto ad oggi sembra che nel Mediterraneo tutto proceda a meraviglia per i migranti; i porti sono stati riaperti, le navi delle Ong fanno il loro onorevole lavoro, le persone vengono salvate e portate in Europa dove vengono redistribuite tra i veri paesi del continente.

Questo quanto viene detto, così ci sentiamo tutti più umani e sereni.

Guai però a scrivere che purtroppo nel Mediterraneo si continui in realtà a morire. I dati sono stati resi noti dalla UNHCR, l’organizzazione per i rifugiati ed i migranti delle Nazioni Unite. Nel 2019 sono morte 1319 persone, comprese donne e bambini. Il numero è in calo rispetto ai 2265 del 2018. La rotta dei migranti che deve piangere più vittime è purtroppo quella che porta dalla Libia all’Italia (750 decessi complessivi); più sicure le tratte verso Grecia e Spagna.

I numeri potrebbero essere anche più alti. Difficile, anzi impossibile, conoscere la sorte di tutti i barconi e gommoni che si mettono in mare. Secondo alcune Ong i morti in realtà sarebbero più di 3000. Ma, ovviamente, non fanno notizia.

Forse perché ancora una volta si è dimostrata una vecchia regola: con i porti chiusi dalla Libia partono meno navi. Con i porti aperti le partenze aumentano. E purtroppo più navi partono e più morti ci sono. E’ una triste, orribile, ma purtroppo certa equazione.

Nessuno ne parla, oggi, semplicemente perché non c’è più Salvini al Viminale, perché al Governo ci sono quelli che #restiamoumani. Le morti però continuano, ogni settimana, troppe.

Per salvarsi la coscienza quindi c’è solo un modo: far finta di non vedere, dire, raccontare.

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