Così Panorama raccontò il caso Jucker
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Così Panorama raccontò il caso Jucker

Nel 2002, senza alcun movente, uccise la fidanzata, sventrandola. Fu condannato a 30 anni di reclusione. Ora è tornato libero. Un vecchio articolo di Panorama racconta quella pagina tragica di cronaca

Panorama, 27/5/2010

«No, per ora non abbiamo chiesto permessi premio. Però in luglio scadono gli otto anni. E allora faremo istanza per l’affidamento ai servizi sociali». Questo annuncia a Panorama Raffaele Della Valle, l’avvocato di Ruggero Jucker. Il penalista è riuscito in quella che può dirsi una vera impresa: perché il suo assistito potrebbe tornare in libertà appena otto anni dopo l’omicidio di cui fu autore il 20 luglio 2002. La storia di questo caso giudiziario lascia perplessi, perché la gravità dei fatti mal si combina con la brevità della pena.

A Milano, all’alba di quel sabato maledetto, Jucker (36 anni) uccise la fidanzata Alenya Bortolotto (26 anni) con 22 colpi di un lungo coltello da sushi. E mentre ancora agonizzava le aprì il ventre, asportandone una parte di fegato che i poliziotti trovarono poi nel cortile della casa. Gli agenti erano accorsi alle 4.40, chiamati dai vicini che si lamentavano per gli schiamazzi «di un pazzo per strada»: quel pazzo era l’erede di una delle più note dinastie imprenditoriali milanesi. «Io sono il diavolo!» andava gridando Jucker, nudo e coperto di sangue. «Io sono Osama Bin Laden!». Interrogato, non seppe dare alcuna spiegazione per il delitto. Le indagini furono veloci, ma intense: si scoprì che Jucker nei giorni precedenti l’omicidio aveva dato segni di un crescente squilibrio.

Alla fine di un giudizio abbreviato, dopo varie perizie psichiatriche, il giudice Guido Salvini il 24 ottobre 2003 decise che l’imputato fosse da ritenere semiinfermo di mente. Però, con l’aggravante prevalente della crudeltà, stabilì che meritasse 30 anni di reclusione più tre di ospedale psichiatrico giudiziario. Prima del processo la famiglia Jucker aveva offerto un risarcimento di 1,3 milioni di euro alla famiglia di Alenya. Due anni dopo, in appello, altri giudici decisero diversamente: aggravanti e attenuanti furono considerate equivalenti e la pena fu dimezzata a 16 anni. Accusa e difesa patteggiarono e così la sentenza diventò definitiva. «Non giudico l’entità della pena» dice a Panorama il giudice Salvini «ma in casi simili sottrarsi con un patteggiamento al processo non rispetta i sentimenti dei familiari che vogliono capire le ragioni di un delitto e finisce per non essere educativo nemmeno per il colpevole. Non a caso, poco tempo dopo la sentenza Jucker, il patteggiamento in appello è stato abolito». Poi, nel 2006, è arrivato l’indulto. E, tra buona condotta e sconti di pena, Jucker è già pronto per uscire. «Non mi stupisce» commenta Vinicio Nardo, il legale dei Bortolotto. Nei suoi occhi c’è la stessa indignazione dei familiari di Alenya e la consapevolezza dell’avvocato: «È tutto legale. Ora se ne occuperà il tribunale di sorveglianza, che decide sui detenuti e sull’esecuzione della pena». Sarà anche tutto legale. Ma è giusto?

IL CASO JUCKER: LA CRONACA
20 luglio 2002 Delitto e castigo l’omicidio Ruggero Jucker, nella sua casa di via Corridoni 41, a Milano, uccide con un lungo coltello da sushi Alenya Bortolotto (foto a sinistra), sua fidanzata da due anni: 22 i colpi, più una ferita di 43 cm al ventre, e l’asportazione di parte del fegato. il risarcimento La famiglia Jucker offre un risarcimento ai familiari della vittima: 1,3 milioni di euro 24 ottobre 2003 la condanna di primo grado In primo grado, il giudice milanese Guido Salvini condanna Jucker. Gli riconosce la semiinfermità mentale. Ma la crudeltà sulla vittima è un’aggravante prevalente: 30 anni di reclusione più altri 3 anni di ospedale psichiatrico giudiziario la buona condotta Rinchiuso prima nel carcere milanese di San Vittore e poi in quello di Bollate, Jucker mantiene una buona condotta. Studia scienze dei beni culturali e ha anche degli hobby: fabbrica candele e lavora il vetro. 18 gennaio 2005 la sentenza d’appello In appello, per il patteggiamento fra accusa e difesa, la sentenza contro Jucker diventa definitiva. I giudici stabiliscono l’equilibrio tra le aggravanti e le attenuanti, e così la pena viene dimezzata a: 16 anni di reclusione 29 luglio 2006 l’indulto Il 29 luglio 2006 viene varato l’indulto e Jucker ottiene uno sconto di pena di: 3 anni altri sconti di pena Per ogni anno di carcere già scontato, il condannato (in cella dal 20 luglio 2002) guadagna inoltre uno sconto di 3 mesi: in totale, si tratta fino a oggi di uno sconto di 21 mesi, cioè di quasi altri 2 anni. le cure psichiatriche Jucker segue un programma di recupero psicologico a base di farmaci, ma anche d’incontri con uno psichiatra che, a spese della famiglia, lo va a trovare in carcere. Questo attenua la necessità del ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario. Risultato finale (e legale): Jucker è teoricamente in grado di richiedere la libertà condizionale già da quasi un anno. luglio 2010 L’avvocato di Jucker, Raffaele Della Valle, chiederà al tribunale il suo affidamento ai servizi sociali. Se la richiesta verrà accolta, dall’omicidio saranno trascorsi: 8 anni

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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