Caso Barli: ecco la perizia, sono ottimi genitori
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Caso Barli: ecco la perizia, sono ottimi genitori

C'è una pesante prova a favore dei coniugi di Pistoia a cui il tribunale ha tolto i figli. Ma forse è tardi, i bambini sono stati affidati a un'altra famiglia

Sono degli ottimi genitori e i figli li adorano. Ma vanno separati. È una storia sbagliata quella che sta scrivendo il Tribunale dei Minori di Firenze. Una storia scritta sulla pelle di una famiglia povera. Dove ogni giorno il buon senso perde una battaglia contro la burocrazia, l’indifferenza e l’impreparazione di giudici, assistenti sociali e amministratori.

È la storia dei Barli di Pistoia, Stefano e Catiuscia. Il 2 aprile scorso i loro figli, di sette e tre anni, sono stati prelevati dalla scuola e dall’asilo e portati in un istituto religioso. Gli assistenti sociali del comune di Pistoia hanno eseguito, con un ritardo di due anni, l’ordine del Tribunale dei Minori di Firenze. Che, proprio basandosi sulle vecchie (e superate) relazioni di quegli stessi assistenti sociali, aveva decretato l’affidamento dei due bambini ad un’altra famiglia.


Il Tribunale, nel decidere per l’affidamento, ha però disposto due perizie: una sui genitori e una sui bambini. Le perizie sono state depositate il 6 novembre scorso in tribunale. Oggi Panorama.it ne è entrato  in possesso e, colpo di scena, i Barli potrebbero concorrere al premio “mamma e papà dell’anno”. I coniugi Barli – scrive infatti il dottor Sergio Teglia, psicologo della Asl 3 di Pistoia incaricato della perizia dopo averli seguiti per trentadue sedute per il miglioramento della genitorialità – “hanno quelle competenze e capacità genitoriali necessarie per ben educare i figli”. Sull’altro versante, lo psichiatra designato per la perizia sui bambini, il direttore della Neuropsichiatria infantile della stessa Asl, dottor Enrico Biagioni, scrive: “Entrambi i minori mostrano uno sviluppo neuropsichico nella norma e anche le loro competenze sul piano relazionale appaiono adeguate all’età.

Non sono state rilevate problematiche inerenti l’apprendimento, il comportamento o la socializzazione. I bambini mostrano un buon attaccamento ai genitori, in particolare il maggiore con il padre e il minore con la madre”. Non solo. Il perito si spinge oltre e per il futuro prescrive: “appare importante preservare il rapporto dei bambini con la famiglia di origine”.

Quindi? Si torna a casa? No. Anche perché dalla casa popolare dove vivevano da anni i Barli sono stati appena sfrattati. 

E soprattutto perché nel frattempo – e con un ritardo di quasi otto mesi – il Comune di Pistoia, dopo oltre 30 mila euro spesi per tenere i bambini in comunità, ha trovato una famiglia affidataria. E, un giorno prima del deposito delle perizie, ne è stata notizia ai bambini. Ma queste nuove perizie non suggerirebbero una retromarcia? Non sarebbe opportuno bloccare il trasferimento dei bambini nella nuova famiglia in attesa di capire bene se Stefano e Catiuscia sono orchi o, come parrebbe, delle gran brave persone? L’Avvocato Simone Castagnoli, legale della famiglia, ci sta provando con ogni mezzo. Ma non sarà facile, perché il treno della burocrazia corre veloce. E, parrebbe, senza macchinista.

NOTA. Gli assistenti sociali, nelle loro vecchie relazioni, scrivevano: “al fine di non far stare il figlio maggiore a giro nei boschi nel pomeriggio è stata invitata la famiglia a far frequentare al bambino un centro educativo”. Stefano Barli infatti è un venditore ambulante d funghi, fiori e frutti di bosco e, dopo la scuola, a volte, se c’era bel tempo, portava il figlio, appunto, nei boschi. Proprio quelle gite sono finite nelle perizia dello psichiatra infantile. Che scrive: “Il bambino ricorda con piacere le esperienze vissute con il padre, come quando andavano insieme a raccogliere frutti di bosco”. Sembra la storia di Heidi, ma qui vince la signorina Rottenmeier.

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Giorgio Sturlese Tosi

Giornalista. Fiorentino trapiantato a Milano, studi in Giurisprudenza, ex  poliziotto, ex pugile dilettante. Ho collaborato con varie testate (Panorama,  Mediaset, L'Espresso, QN) e scritto due libri per la Rizzoli ("Una vita da  infiltrato" e "In difesa della giustizia", con Piero Luigi Vigna). Nel 2006 mi  hanno assegnato il Premio cronista dell'anno.

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